martedì 4 gennaio 2022
Parla il presidente dell'Emilia-Romagna: ok anche l'applicazione graduale, decisivo non perder tempo. Scuola in presenza ma più vaccini fra 5 e 11 anni. Stimo Draghi ma su fondi a Regioni non ci siamo
Il governatore Stefano Bonaccini (Pd)

Il governatore Stefano Bonaccini (Pd) - ANSA

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Stefano Bonaccini, per lavorare servirà il Super Green pass? E lei è per l’estensione subito a tutti i luoghi di lavoro o per un’applicazione graduale?
Ero per l’estensione nei luoghi di lavoro già quando venne deciso il rinvio – risponde il presidente dell’Emilia-Romagna –. Non è una discriminazione verso altri cittadini, peraltro ci sono già categorie professionali per le quali è previsto. Anche in questa nuova ondata, dobbiamo continuare a contrastare il virus attraverso i vaccini e le regole di sicurezza, salvaguardando scuola, economia e lavoro, tutelando la salute delle persone. La gradualità va sempre rapportata alle condizioni date e i numeri sono purtroppo in crescita esponenziale.
Sul ritorno in presenza a scuola quali rassicurazioni hanno i genitori sulla salute dei loro figli?
Noi siamo per la scuola in presenza e servono soluzioni che la garantiscano. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte per assicurare la scuola ai giovani di questo Paese, che più di tutti hanno pagato i due anni che abbiamo alle spalle. Le Regioni hanno avanzato proposte tecniche soprattutto per la gestione dei casi positivi e dei tracciamenti in questo scenario, rapidamente e radicalmente mutato da Omicron. Nuove regole, utilizzo della mascherina Fpp2 e soprattutto più vaccini sono gli strumenti a cui ricorrere. Dobbiamo accelerare sulle vaccinazioni nella fascia 5-11 anni, oggi sotto il 10%, e dai genitori può arrivare una spinta decisiva.
Torniamo al lavoro: non sarebbe meglio direttamente l’obbligo vaccinale per tutti?
L’obbligo si può introdurre, personalmente sarei favorevole. Ma è evidente che serve una legge dello Stato, sarà molto difficile ottenerla. E in ogni caso non si può fare da un giorno all’altro. Intanto vogliamo che ragazze e ragazzi tornino in aula e non possiamo più fermare lavoro e imprese, cultura e teatri.
Prevedere il pass rafforzato e mantenere il lavoro in presenza in questa fase di picco non è un controsenso?
Sono d’accordo sull’utilizzo maggiore dello smart working. In Regione Emilia-Romagna abbiamo lavorato per un ricorso diffuso anche in queste settimane, forti di un’esperienza consolidata già prima della pandemia. Ma non mettiamo in contrapposizione le due cose: più vaccinazioni e più lavoro da remoto vanno entrambi nella giusta direzione.

La via più giusta resta accrescere le limitazioni normative o sarebbe il caso, dopo le discoteche, di disporre almeno per qualche settimana nuove chiusure?

Non possiamo tornare ai lockdown del passato, anche solo parziali: il problema più rilevante è contenere i ricoveri, oltre ovviamente ai decessi, e in questo senso il vaccino è molto efficace. Dobbiamo tenere insieme in ogni modo possibile tutela della salute e rafforzamento della ripresa, diritto alla scuola e sicurezza.

Si comincia a dire che il Covid si sta trasformando in un’endemia. Davanti a questo non si dovrebbe “ritarare” la linea generale di approccio alla lotta al virus?

Il problema è appunto questo: tenere insieme salute e lavoro, sicurezza e scuola in questa nuova fase, diversa dalle precedenti. Gli esperti sembrano confermare l’alto tasso di diffusione della variante Omicron, ma allo stesso tempo la sua minore pericolosità per chi è vaccinato con ciclo completo. In Emilia-Romagna, nell’ultima settimana, rispetto alla stessa settimana di un anno fa, di fronte a un numero di nuovi contagi 5 volte maggiore abbiamo avuto la metà dei ricoverati in terapia intensiva, un terzo di quelli nei reparti Covid e un quarto di decessi. E un anno fa, a differenza di adesso, era tutto chiuso. Stesso andamento nel Paese. La strategia di contrasto al Covid è già cambiata, seguendo le indicazioni della comunità scientifica: da parecchi mesi le attività sono ripartite. Non più le chiusure, ma sono l’estensione del Super Green pass e l’ampliamento della campagna vaccinale a consentire oggi di andare avanti.

La struttura commissariale ha chiuso un accordo sulle Ffp2 a 75 cent, ma c’è già chi le vende a meno. Si può fare di più?
Calmierare il prezzo delle Ffp2 era fondamentale. Bene che vengano vendute anche a meno, certo è che ora c’è un prezzo massimo oltre il quale non si può andare.

Che fine hanno fatto i soldi promessi alle Regioni per le spese sanitarie sostenute con il Covid?

Ho molta stima del lavoro di Draghi, ma su questo non ci siamo. Governo e Parlamento devono assicurare alle Regioni tutti i fondi necessari per fronteggiare la pandemia. Non si può pensare di fronteggiare l’emergenza con strumenti ordinari. La sanità pubblica va difesa e rafforzata, altrimenti il prezzo più alto lo pagherà chi, come l’Emilia-Romagna, ha più sanità pubblica e territoriale.

Veniamo all’elezione del capo dello Stato. La situazione sembra di stasi. Berlusconi a parte, dal segretario Letta è trapelata una certa disponibilità a un candidato di centrodestra. È ora di rompere questo tabù?
Letta sta gestendo bene una fase nella quale il rischio è che i partiti si preoccupino più di destini elettorali e personali che dei problemi che il Paese, ancora in emergenza, deve affrontare. Io ribadisco solo che all’Italia servono stabilità e unità: mai come ora il presidente giusto è quello in grado di raccogliere il consenso più ampio.

Da più parti si chiede a Draghi di restare a Palazzo Chigi. Fra un anno in ogni caso si vota, però. Non servirebbe un’iniziativa forte fra i leader per dargli garanzie anche per dopo il 2022?
Come ho detto più volte, l’Italia ha bisogno di continuità di governo, per arginare la pandemia e rafforzare la ripresa. Sarà la benvenuta qualsiasi soluzione unitaria che nasca con questo presupposto.

Le frasi di Massimo D’Alema sulla «malattia» renziana hanno riportato alla luce le due anime del Pd, mai davvero «amalgamate», per usare un’altra sua espressione nota. Come si spiega questa uscita?

Guardi, serve un Pd più grande in un centrosinistra più forte. Le due scissioni degli ultimi anni hanno indebolito sia il Pd che il centrosinistra, rafforzando viceversa la destra sovranista ed antieuropea. Le polemiche spicciole stanno in poco posto, soprattutto in questa fase. Lavoriamo tutti per comporre e per rafforzare la capacità del centrosinistra di vincere e di governare. A tutti dico: mettiamo da parte nomi e cognomi, occupandoci invece di dare risposte ai problemi dei cittadini, delle famiglie, delle imprese.

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