venerdì 27 agosto 2010
Un ordigno è stato fatto esplodere davanti al portone dell'abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. Nessuno è rimasto ferito. «Vogliono farmela pagare», è stato il commento del magistrato, mentre il ministro della Giustizia Alfano parla di «vile atto intimidatorio». Napolitano: «Non abbassare la guardia».
COMMENTA E CONDIVIDI
Due ipotesi, entrambe legate alla 'ndrangheta, dietro all'attentato al procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro. La prima, spiega un investigatore da sempre in prima linea nel contrasto della mafia calabrese, quella che si sia trattato di una «presa di posizione» di un gruppo locale che punta ad emergere e a stabilire nuovi equilibri; la seconda, che si sia trattato invece di un'azione concordata a livello di vertice proprio per intimorire il capo della procura generale, soprattutto per quanto riguarda le sue competenze nell'ambito delle misure patrimoniali. Oltre agli arresti, infatti, sono i sequestri e le confische di beni i colpi più duri inferti dallo Stato alle cosche. Sotto il primo profilo, viene sottolineato che la provincia di Reggio Calabria è centrale negli equilibri della 'ndrangheta: secondo le più recenti e approfondite risultanze investigative, infatti, nella provincia di Reggio c'è la "base di comando strategico" dell'intera organizzazione criminale che, da lì, si ramifica in Italia e in tutto il mondo, fino in Australia. Una struttura che si è modificata nel tempo e che non è più "orizzontale", ma verticistica - sul modello di Cosa nostra siciliana - e tutti gli affiliati, sia che operino in altre regioni, sia che si trovino all'estero, dipendono gerarchicamente proprio dalle cosche della provincia di Reggio Calabria. L'ATTENTATOGiovedì, a tarda notte, un ordigno è stato fatto esplodere davanti al portone dell'abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. L'esplosione ha mandato in frantumi i vetri delle finestre della casa del magistrato, che abita in un condominio, e di altre abitazioni vicine. Al momento della deflagrazione Di Landro si trovava in casa insieme alla moglie. Nessuno è rimasto ferito. Sul luogo dell'esplosione sono giunti, per le indagini, carabinieri e polizia di Stato, insieme al pm di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.La zona in cui abita il magistrato si chiama Parco Casoria. Nell'edificio davanti al quale è stato fatto esplodere l'ordigno abitano, oltre a quella del magistrato, altre quattro famiglie, ma non c'è alcun dubbio, secondo gli investigatori, che l'intimidazione sia diretta contro il procuratore generale. Secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, l'ordigno, collegato ad una miccia a lenta combustione, sarebbe stato confezionato con tritolo. In mattinata è stato convocata una riunione straordinaria del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.«VOGLIONO FARMELA PAGARE»«Contro di me, a partire dall'attentato a gennaio contro la Procura generale, c'è stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata». Lo ha detto ai giornalisti il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. «Vogliono farmela pagare, evidentemente - ha aggiunto - per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato». Secondo Di Landro «dall'attentato del 3 gennaio l'attenzione negativa nei miei confronti è aumentata sempre più fino all'attentato della scorsa notte, che rappresenta il culmine di questa strategia. Evidentemente - ha proseguito - a qualcuno non sta bene che io abbia sempre agito senza infingimenti e sulla base di quella che ritenevo essere la verità, rispettandola fino in fondo». LE REAZIONINumerose le reazioni all'attentato. Il Prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, parla di «una strategia criminale personalizzata che si collega alle iniziative sul piano giudiziario e processuale che sta portando avanti il procuratore Di Landro. Si tratta di un fatto gravissimo – aggiunge Varratta – cherientra in un'azione intimidatoria criminale precisa che parte dalla bomba del 3 gennaio contro la Procura generale e, passando attraverso il sabotaggio del giugno scorso contro l'auto del magistrato, arriva all'attentato della scorsa notte che, comunque, è un fatto ancora più grave perchè diretto contro la stessa persona del Procuratore generale».Per il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha espresso in una nota solidarietà al pg Di Landro, «questo ultimo ennesimo vile atto intimidatorio conferma la bontà dell'impegno finora profuso nel contrasto alla 'ndrangheta, ma ci impone di mantenere alto il livello di guardia». Per il Guardasigilli «la criminalità, come una bestia ferita è in difficoltà, ma proprio per questo siamo consapevoli di quanto possa essere pericolosa». "Questo ennesimo grave episodio si inserisce in una lunga scia di intimidazioni e minacce, iniziatalo scorso tre gennaio, nei confronti della magistratura calabrese tutta". Così il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. "Certamente Di Landro rappresenta il più alto vertice della magistratura in Calabria ma non bisogna dimenticare - ha aggiunto Grasso - che sono stati messi proiettili sulle macchine di servizio, sottoposte a vigilanza e posteggiate nel palazzo di giustizia, di altri magistrati a riprova del fatto che si tratta di un piano di intimidazione generale e allargata. È in corso una sfida alle istituzioni culminata nel ritrovamento di una macchina con armi durante la visita a Reggio Calabria del presidente della Repubblica". NAPOLITANO, NON ABBASSARE LA GUARDIA Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha manifestato a Salvatore Di Landro i suoi sentimenti di solidarietà e la vicinanza del paese. Il Capo dello Stato ha, nell'occasione, ribadito il convinto apprezzamento già espresso per l'impegno e la professionalità della magistratura reggina, insieme alle forze dell'ordine, nel dare sviluppi e ottenere risultati senza precedenti nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata facente capo all'ndrangheta. "Tale azione si è intensificata anche aggredendo i patrimoni illeciti e scoprendo le pericolose ramificazioni e infiltrazioni dell'ndrangheta nella economia legale in Italia e fuori d'Italia". Il gravissimo atto intimidatorio di giovedì "segue purtroppo altri gravi episodi e impone quindi a tutti di non abbassare la guardia. Insostituibile resta il ruolo della magistratura per il rispetto delle regole e l'affermazione dei principi di legalità, con il pieno sostegno di tutte le istituzioni".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: