mercoledì 17 gennaio 2024
Primo giorno con i limiti di velocità nelle cerchia urbana: poche multe e qualche polemica. Il provvedimento sarà presto adottato da altri 65 capoluoghi. E si aspetta il boom dell'elettrico
Il traffico in una strada del centro di Bologna

Il traffico in una strada del centro di Bologna - Brancolini

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Il progetto del “trenta all’ora” è partito ieri nella cerchia urbana di Bologna tra ingorghi, code, irritazione degli automobilisti e il compiacimento di pedoni, persone disabili, ciclisti e utenti dei monopattini. Il limite di velocità è stato introdotto, come in altre metropoli europee, per ridurre i morti e i feriti degli incidenti, aumentare i livelli di sicurezza sulle strade urbane e favorire una mobilità alternativa con conseguenti effetti positivi sull’inquinamento, ambientale e acustico: in base a dati Aci-Istat, infatti, il 70% dei sinistri in Italia avviene nei centri cittadini e tra le prime cause c’è proprio la velocità eccessiva. I divieti saranno applicati, con tempi diversi, entro il 2024, in 66 capoluoghi di provincia, tra cui Torino e Firenze, per complessivi 2.700 chilometri di strade. Cesena (nel 1998) e Olbia (dal 1° giugno del 2021) sono state le prime a introdurre la norma dei "30" nel nostro Paese. A Milano invece si discute ancora se applicare un simile provvedimento, che il Consiglio comunale ha già deliberato nel novembre scorso tra le polemiche, sull’intera città, escludendo però le vie di maggiore scorrimento dove dovrebbe restare il limite dei 50 chilometri orari. Esistono già, però, all’ombra della Madonnina, alcune “Zone 30”, come esperimento pilota che ha sortito effetti lusinghieri. Prima di allargare il divieto bisognerà in ogni caso, qui come altrove, avviare un’adeguata campagna di comunicazione per convincere i cittadini e chi arriva dall’hinterland per esigenze di lavoro, studio o salute e non può usare i mezzi pubblici, della bontà (e necessità visti i ciclisti morti e il livello di inquinamento) del provvedimento.

MULTE E ALLERTA SMOG
Nel capoluogo emiliano, intanto, le multe (una quarantina in tutto ma emesse anche per altre infrazioni) fioccano: sei pattuglie di vigili urbani appostate con il telelaser in angoli non visibili dalle principali arterie del centro storico hanno beccato in flagrante diversi automobilisti (qualcuno era alla guida col telefonino): le sanzioni variano da un minimo di 29,40 euro a un massimo di 845 euro. Quindi, per la maggior parte dei guidatori, prudenza assoluta e tanta pazienza. Ma a Bologna, dove pure rimane l’allerta smog fino a venerdì, non tutti accettano la scelta del sindaco Matteo Lepore e sono partite anche una petizione online che ormai supera le 40mila firme e un referendum proposto dall’opposizione di centrodestra. Auto blu e minivan ieri hanno acceso la protesta contro il limite, suonando ripetutamente il clacson.
Le prime città ad applicare il limite dei 30 in Europa sono state Bruxelles e Parigi nel 2021, seguite da Helsinki, Valencia, Zurigo, Grenoble, Bilbao, Graz e Londra. Altre di sicuro lo faranno entro quest’anno (esiste, peraltro, una disposizione dell'Ue in questo senso). E Roma, una delle metropoli più congestionate del mondo? Il limite dei 30 chilometri orari è stato istituito da qualche tempo in via Cristoforo Colombo, arteria trafficatissima: il risultato è stato un aumento del caos nella circolazione, con tensioni e nervosismo alle stelle tra gli automobilisti.
Andare piano, dunque, è la prima necessaria risposta per ridurre, se non eliminare del tutto, gli incidenti gravi e il numero delle vittime, sempre elevato negli ultimi anni in Italia (nel 2023 i morti della strada sono stati quasi duemila). È una scelta di responsabilità dei singoli cittadini, innanzitutto, ma servono anche informazioni adeguate, iniziative di educazione stradale nelle scuole e, naturalmente, controlli “on the road” delle forze dell'ordine.

IL FUTURO SI CHIAMA "AUTO ELETTRICA"

Cosa fare nel frattempo? Andare piano, certo, ma pensare in prospettiva anche all'acquisto di un'auto elettrica o "full hybrid" (le vere ibride, però) rottamando quella vecchia a benzina o diesel: ciò garantisce, oltre a una maggiore sicurezza sulle strade, anche una riduzione delle emissioni di Co2 e di altre sostanze nocive alla salute. Senza dimenticare, inoltre, il risparmio che ne deriva ai possessori di una vettura a motore elettrico: la corrente costa meno dei combustibili e può essere prodotta anche con risorse naturali (l'industria automobilistica sta pensando anche di adottare i pannelli solari) o dagli stessi motori termici, come nel caso delle ibride. Gli incentivi approvati dal governo aiutano e molte case produttrici agevolano il passaggio all'elettrico con sconti sui prezzi di listino e varie agevolazioni. Ma si potrebbe fare di più. Il mercato presenta segnali incoraggianti: nel 2023 sono stati immatricolati 66.679 veicoli a batteria con una crescita del 34,5% rispetto all'anno precedente. Ma si tratta solo del 4,2% del totale delle vendite di vetture in Italia sull'oltre 5% della media europea: i costi delle "EV" rimangono troppo alti e non sono ancora diffuse le colonnine di ricarica. Bisogna fare i conti, infine, con lo scetticismo di chi usa le quattro ruote su motore termico a proposito di prestazioni, affidabilità, sicurezza deli mezzi di mobilità elettrica. E anche se l'innovazione tecnologica avanza velocemente c'è ancora molta.... strada da fare. La transizione al trasporto elettrico, comunque, sembra inevitabile.

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