giovedì 4 settembre 2014
​​Dopo l'annuncio del blocco degli stipendi della Pubblica amministrazione.
Il ministro Madia ammette: le risorse non ci sono
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Questa volta sono tutti d'accordo. Il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, annunciato mercoledì dal ministro della Pa Marianna Madia forse troppo a cuor leggero, non è una misura da far passare sottogamba. I sindacati si mobilitano e sono pronti a dare battaglia. Susanna Camusso, leader della Cgil, da Buggerru, in Sardegna - dove ha ricordato il primo sciopero generale d'Italia del 4 settembre 1904 - non le manda a dire al governo. Parla di una misura "incomprensibile" e sfida l'esecutivo ad essere "coerente" con la scelta del bonus degli 80 euro, cercando di migliorare la condizione dei lavoratori. "La sensazione è che si seguiti a chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero molte risorse" aggiunge Camusso. Un concetto ribadito anche dal numero uno della Cisl Raffaele Bonanni, che accusa Renzi e i suoi ministri di avere due pesi e due misure e di colpire i più deboli. "È intollerabile" che ci siano "i guanti bianchi per le municipalizzate e la mannaia sui dipendenti pubblici". Per questo motivo, assicura, la mobilitazione sarà totale. Dura condanna soprattutto per il metodo usato: "Siamo ormai alla farsa" il blocco della contrattazione per gli statali è stato, "annunciato a mezzo stampa", usando "un sistema che neanche a Cuba si usa, dove c'è un autocrate". Per il segretario della Uil Luigi Angeletti il "governo si comporta come il peggior datore di lavoro" persevera nell'errore e si comporta come "se tutti gli anni che sono trascorsi dal 2009, durante i quali i dipendenti pubblici non hanno avuto alcun aumento, non ci siano". Il ministro Madia da parte sua ribadisce che il governo darà priorità assoluta al bonus Irpef che coinvolge una buona fetta dei dipendeneti pubblici. "Il bonus da 80 euro andrà a un lavoratore pubblico su quattro. Prima a chi guadagna meno. Usciamo tutti insieme dalla crisi" scrive su twitter. Ma l'ira dei sindacati è un fiume in piena. I primi ad organizzarsi sono i lavoratori delle forze dell'ordine che hanno proclamato uno sciopero generale. "Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica siamo costretti, verificata la totale chiusura del governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme per garantire il funzionamento del sistema a tutela della sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa del nostro paese, a dichiarare lo sciopero generale" annunciano i sindacati di polizia ed il Cocer Interforze che si sono riuniti per fare il punto della situazione accusando il mondo politico di non avere nessuna "riconoscenza" nei confronti di coloro che "per poco più di 1.300 euro al mese, sono pronti a sacrificare la propria vita per il Paese". A Bologna si è già iniziato con il blocco degli straordinari. Matteo Renzi dal Galles, dove partecipa al vertice della Nato, spiega che il blocco degli stipendi era già previsto dal Documento di programmazione economica e finanziaria, che ha intenzione di incontrare gli agenti, ma a patto che non ci siano veti o ricatti da parte di nessuno. "Siamo l'unico Paese al mondo ad avere cinque forzedi polizia" e, nonostante ciò, il governo non vuole togliere lo stipendio o il posto di lavoro a nessuno. Renzi ha aggiunto, tuttavia, che fare sciopero per avere un aumento di stipendio, con milioni di disoccupati in giro, è "ingiusto".
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