martedì 8 dicembre 2009
Svolta nell'inchiesta sulla vicenda della bimba che era stata partorita su una sedia all'ospedale Barone Lombardo e poi era morta per una setticemia, il 27 novembre scorso. Il pm Michela Francorsi, in seguito alla denuncia dei genitori, due disoccupati di Camastra, aveva deciso l'autopsia e il sequestro delle cartelle cliniche.
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L'hanno tenuta in braccio soltanto sette giorni. Il tempo di imparare a conoscerne il pianto, la voracità, il modo migliore per addormentarla. Poi una morta improvvisa gliel'ha strappata, gettando quei due giovani genitori stranieri nello sconforto. Un'inchiesta era stata aperta dalla procura di Agrigento sul decesso di una neonata romena, nata all'ospedale Barone Lombardo di Canicattì e morta dopo una settimana probabilmente per una setticemia. Oggi la svolta: la Procura di Agrigento ha iscritto nel registro degli indagati undici medici.La vicenda. La tragica vicenda ha inizio la notte fra il 26 e il 27 novembre, quando una rumena di 25 anni, Manuela Gradinariau, al termine del periodo di gestazione, avverte le doglie. Con un po' di ritardo parte da Camastra, paese dove risiede, e si reca in ospedale a Canicattì, arriva al pronto soccorso e viene inviata al reparto di Ostetricia. Ma lì, secondo il suo racconto, trova la porta chiusa e il marito è costretto a suonare il campanello per più di mezz'ora prima che qualcuno si accorga di loro. Il risultato è che la piccola nasce davanti all'ingresso, su una sedia in corridoio. I sanitari poi arrivano per tagliare il cordone ombelicale, assistere la donna e ricoverare madre e figlia. «Abbiamo tentato per mezz'ora di entrare nel reparto maternità, ma la porta era chiusa», afferma Valentin Paun, 23 anni, padre della neonata poi morta. Nonostante la nascita turbolenta, madre e bambina, che viene chiamata Denisa, si riprendono velocemente. Tre giorni dopo vengono dimesse, tutto va per il meglio. Il primo dicembre la neonata torna in ospedale per essere sottoposta allo screening, l'esame di routine che consiste in un prelievo del sangue dal tallone. Nessuna anomalia, la piccola può tornare a casa. Ma le preoccupazioni arrivano il 2 dicembre, quando la madre a casa nota qualche stranezza sul ventre della bambina. L'addome le appare contratto, la bambina si lamenta, piange. La donna decide di tornare all'ospedale di Canicattì. I sanitari, a loro volta, indirizzano i genitori ad Agrigento perché si rendono conto della gravità della situazione. Da lì, la corsa all'Ospedale dei bambini "Di Cristina" di Palermo. I medici diagnosticano una "onfalite con flemmone della parete addominale", un'infezione che parte dalla cicatrice ombelicale. C'è davvero poco da fare. Giovedì sera stessa, Denisa muore per shock settico. I genitori non credono alla terribile notizia. Presentano denuncia, ipotizzando una negligenza da parte dei medici di Canicattì. «Non mangio da due giorni e non ho più le forze nemmeno per parlare – racconta il papà, che fa il bracciante agricolo –. Abbiamo un altro figlio di 3 anni e mezzo e questa seconda nascita aveva portato gioia nella nostra vita».
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