giovedì 30 settembre 2021
Paolo VI affermava che il non avere più «alcuna sovranità temporale» qualifica la Chiesa come più libera e indipendente
Un momento della celebrazione

Un momento della celebrazione - Foto Associazione nazionale bersaglieri

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Ai Fori Imperiali è scoppiata la festa e la gioia di grandi e piccini all’arrivo dei “fanti piumati” e delle fanfare dei Bersaglieri. È accaduto il 26 settembre, una domenica. Il culmine di tre giorni di celebrazioni per ricordare una data storica: la “breccia di Porta Pia”. C’è chi si commuove, chi applaude, chi guarda con stupore e chi sventola la bandierina tricolore. Quel 20 settembre 1870 attorno a Roma avanzano 50mila soldati dell’Esercito Piemontese guidati dal generale Raffaele Cadorna. La IV Armata aveva l’ordine perentorio di Vittorio Emanuele II, di prendere la città eterna, per chiudere l’Epopea Risorgimentale, con Roma Capitale d’Italia.

Un atto di guerra ma già scritto da tempo nel destino. “Roma appartiene al mondo ma prima di tutto all’Italia e non può che esserne la Capitale” disse Camillo Benso Conte di Cavour. Una data memorabile perché dalla breccia aperta quel giorno, nelle Mura Aureliane, inizió la Storia dell’Italia unita. Una giornata che cento anni dopo si ricorda nel segno della ripartenza dopo i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria.

Proprio a causa del Covid, con 365 giorni di ritardo, i bersaglieri hanno festeggiato il 150° anniversario della “breccia di Porta Pia” e il 68° Raduno Nazionale dei Bersaglieri. Tutto è iniziato con l’alza bandiera del 24 settembre, alle 8.45, nel cortile di Porta Pia, dando inizio alla tre giorni romana. Poi la deposizione della corona al monumento della “breccia” e sabato la Santa Messa celebrata alla Basilica di San Giovanni in Laterano da monsignor Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia, che durante l’omelia ha sottolineato l’importanza di un cammino che “è lo stile che, sempre, contraddistingue i bersaglieri”. Un cammino “guidato dalla storia – ha sottolineato Marcianò -. La nostra Celebrazione si colloca sulla scia del ricordo della Breccia di Porta Pia, evento senza dubbio significativo, soprattutto per la città di Roma; a noi non tocca, in questo momento, analizzarlo ma, come per ogni evento storico, rintracciarvi quella memoria indispensabile a procedere verso il futuro e, al contempo, cogliere l’occasione per rileggere la storia in chiave provvidenziale, dalla prospettiva della fede”. Un cammino che, nella fede, ha aggiunto il vescovo “riconosciamo essere indicato dalla Vergine Odigitria, Patrona dei bersaglieri”, alla quale si guarda come Madre e Maestra Spirituale. E’ la Vergine che “indica” la strada e “sta” sulla strada degli uomini, la incrocia, la percorre. “Lei – ha detto l’Ordinario militare - non ha rifiutato di intraprendere i cammini difficili, le strade strette della povertà e del servizio, del dolore e dell’umile lavoro quotidiano, della fuga dal proprio Paese e del ritorno in Patria. Ella, pertanto, è vicina a tutti coloro che affrontano le vie della storia per indicare loro la possibilità che diventino vie della vita”.

Nell’omelia monsignor Marcianò ha ricordato anche le parole di Paolo VI che, proprio riferendosi alla Breccia di Porta Pia, in una sua visita al Campidoglio del 16 aprile 1966 affermava che il non avere più «alcuna sovranità temporale» qualifica la Chiesa come più libera e indipendente nei confronti di coloro che amministrano la cosa pubblica ma non la rende certo «disinteressata delle cose cittadine» né tantomeno «indifferente ai problemi della città. “È una riflessione profonda, estremamente attuale – ha spiegato Marcianò -. L’autorità della Chiesa non si esplicita nel campo del temporale, del politico, ma non si può e non si deve esimere dall’intervento su problemi che hanno ricaduta sulla vita delle persone, nell’ambito del sociale, nella vita stessa della comunità; la Chiesa non può tacere, ad esempio, laddove sia in gioco la difesa della vita e della dignità umana, dei valori fondamentali ad essa connessi. La sua è l’autorevolezza di chi stimola a cercare la ricchezza della Sapienza, il “di più” che sovrasta gli interessi individuali e gli spazi angusti del materialismo, per guardare alle cose in una prospettiva di eternità, di carità, di giustizia”.

Tra le iniziative i concerti delle fanfare provenienti da tutte le Regioni d’Italia che in tutta la Capitale e non solo hanno suonato ai ritmi del Flic Floc, della Corsa e degli inni patriottici del repertorio cremisi. Le strade della capitale sono state “invase” pacificamente con striscioni, bandiere e gagliardetti provenienti da tutte le sezioni d’Italia dell’Associazione Nazionale Bersaglieri per vivere il culmine della commemorazione con la grande sfilata finale ai Fori imperiali. Divise storiche e plotoni di bersaglieri ciclisti con “macchine d’epoca”, le fanfare, alcune delle quali conosciute e apprezzate in tutto il mondo. E poi le grandi pagine di storia con i veterani in divisa coloniale ricordando la battaglia di El Alamein, quella combattuta dai padri e dei nonni, e tutte le altre battaglie in cui i bersaglieri non si sono mai tirati indietro fino al sacrificio della vita. Da qui il ricordo, da parte del Generale di Brigata (r) Ottavio Renzi, Presidente dell’Associazione nazionale bersaglieri, di tutti i caduti e i compagni che non ci sono più per via del Covid. Il Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano ha ricordato il contributo dei bersaglieri alla Storia d’Italia, ma anche il loro impegno al servizio della collettività e della gente. I Bersaglieri restano simboli di grandi valori, dell’entusiasmo, della gioia di vivere e dell’amor di Patria che assume ancora di più un grande significato nell’Italia che si appresta a celebrare il 4 novembre, centenario della tumulazione della salma del Milite ignoto nel Sacello all’Altare della Patria.

"Anche durante i momenti più difficili della pandemia, tanti nostri concittadini hanno potuto apprezzare direttamente la prodiga opera svolta dagli associati che con generosità, in piena collaborazione con la struttura nazionale preposta all’emergenza, hanno voluto recare il loro volontario contributo – ha scritto Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato al Generlae Renzi -. Sono certo che l’incontro rappresenterà un’opportunità per rinnovare, tra i Bersaglieri in servizio e in congedo, la memoria del passato e per stimolare una riflessione sul futuro dell’Associazione. Le Fiamme Cremisi si sono sempre distinte, al servizio del Paese e della comunità internazionale, in Italia e nelle aree di crisi, riscuotendo ammirazione e riconoscenza in particolare nelle realtà più disagiate. I Reparti Bersaglieri costituiscono, ancor oggi, una delle componenti portanti dei contingenti militari italiani impegnati nelle missioni internazionali di sicurezza e di stabilizzazione". Il Capo dello Stato nel suo messaggio ha inoltre rivolto “il grato pensiero della Repubblica ai caduti della specialità e al Labaro, custode dei valori e della via tracciata dal fondatore Generale La Marmora. Valore, abnegazione e spirito di sacrificio ritraggono nell’immaginario collettivo nazionale la figura del Bersagliere, esempio di virtù che hanno scritto la storia d’Italia. Con l’apprezzamento per la significativa opera prestata, giunga a tutti i Bersaglieri riuniti e alle loro famiglie l’augurio di un pieno successo del raduno" ha concluso Mattarella.

Poi l’ammaina bandiera a Porta Pia di domenica 26 settembre con un ultimo concerto dei Granatieri di Sardegna e un Recital di Angelo Blasetti ha concluso le celebrazioni che resteranno nel ricordo di chi vi ha preso parte e di chi ha seguito a distanza i giorni del ricordo.

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