mercoledì 3 aprile 2013
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​«Si continua a far perder tempo al Paese. Ma presto si vedrà se il Pd è davvero intenzionato a trattare su un nome "condiviso" per il Colle. In caso contrario, mobilitazione permanente, a partire dalla manifestazione del 15 aprile a Bari. Lavoreremo solo per un ritorno rapidissimo alle urne...». Manca un quarto d’ora alle 18 e le brume della sera si apprestano ad avvolgere Villa San Martino, quando Silvio Berlusconi saluta i colonnelli del Pdl, convocati nella residenza monzese di Arcore (anziché a Roma, dove inizialmente era prevista una riunione dei gruppi parlamentari) per un vertice sulle strategie del partito. All’incontro, durato tre ore, hanno preso parte il segretario Angelino Alfano, i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, Maurizio Lupi, Denis Verdini e, forse, Sandro Bondi. L’umore del Cavaliere non è dei migliori. È un giorno triste per lui: Umberto Scapagnini, l’ex sindaco di Catania scomparso ieri, non era solo uno dei suoi medici, ma anche un grande amico. Inoltre, sul piano politico, la decisione del Quirinale di accordare 8-10 giorni ai saggi per elaborare proposte lo ha fatto infuriare. «Dovremmo incalzare il Colle, chiedendo di ridurre quel tempo a 72 ore al massimo», avrebbe detto il Cavaliere, sostenuto dai falchi del partito. Ma il suo "consigliere" più prudente, Gianni Letta, lo avrebbe più volte dissuaso da un "muro contro muro" col Quirinale, suggerendo di evitare espliciti ultimatum. Nel Pdl, comunque, si ritiene che perfino la dichiarata apertura di ieri del segretario del Pd a discutere insieme sul nome del prossime inquilino del Colle, sia solo ostentata. Un "ragionevole dubbio" viene avanzato dal segretario Alfano: da Bersani «speravo di sentire una ragionevole disponibilità a farsi carico delle esigenze del Paese. E invece sono le stesse parole ostinate, chiuse, fuori dalla realtà dei numeri del Parlamento», ripetute ormai «da 36 giorni». Tempo che, attacca Alfano, «la sinistra ha usato solo per occupare le Presidenze delle Camere, come ora spera di fare anche per la Presidenza della Repubblica, per impedire ogni dialogo nella direzione della governabilità, e per proporre inutili commissioni per riforme». Uno dei timori (evocato da altre voci nel partito, come Deborah Bergamini, che parla di «messaggi obliqui di Bersani ai 5 Stelle») è che la trattativa del Pd per il Colle venga indirizzata solo al movimento di Grillo e ai montiani, in cambio dell’appoggio ad un ipotetico governo da far nascere dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. Tuttavia, l’offerta del Pdl resta sul piatto: «Ribadisco una disponibilità a collaborare nell’interesse dell’Italia - conclude Alfano -. Ma se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c’è alcuno spazio per il dialogo». E se alla fine lo stallo dovesse proseguire «perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione», resta «solo la strada delle urne già a giugno prossimo. Non ci sono altre vie».
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