lunedì 31 gennaio 2011
Un piano del governo, spiega il premier, il cui fulcro è la riforma costituzionale dell'articolo 41, «e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani». La risposta di Bersani: Berlusconi faccia un passo indietro. Il no del centro-sinistra: fuori tempo massimo.
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Agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere «senza pregiudizi ed esclusivismi» un grande piano bipartisan per la crescita dell'economia italiana. È questa la proposta che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lancia al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in una lettera che il premier ha scritto al Corriere della Sera. Un piano del governo, spiega Berlusconi, il cui fulcro è la riforma costituzionale dell'articolo 41, «annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani». Lo scopo «indiretto ma importantissimo» di una «frustata al cavallo di un'economia finalmente libera», aggiunge il presidente del Consiglio, «è di portare all' emersione della ricchezza privata nascosta». Azione che sarà la «più grande frustata che la storia italiana ricordi», per portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni» per fare capire «ai mercati che quella è la strada imboccata dall'Italia. Paese ancora assai forte. Paese esportatore» con «grandi riserve di energia, di capitali, di intelligenze e di lavoro». Per farlo «occorre un'economia decisamente più libera, questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del proprio futuro». Mentre una «botta secca» che «impaurisce e paralizza il ceto medio» come un'imposta patrimoniale, alla quale Berlusconi ribadisce il suo «no», è «una rinuncia statalista, reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale». E l'Italia, «dopo il varo dello storico accordo sulle relazioni sociali di Pomigliano e Mirafiori» può fare invece come la Germania, dove «la locomotiva è ripartita» con «un balzo liberalizzatore e riformatore» dato dalle riforme di Schroder, passando per «il governo di unità nazionale» e per «la guida sicura e illuminata di Angela Merkel». Il premier si dice «preoccupato come e più del presidente Napolitano» per la «particolare aggressività che, per ragioni come sempre esterne alla dialettica sociale e parlamentare, affligge il sistema politico». E per questo si rivolge a Bersani, «in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni» e uomo dalla «cultura pragmatica dell'emiliano» nonostante «qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo».LA RISPOSTA DI BERSANI: FACCIA UN PASSO INDIETRO"Berlusconi faccia un passo indietro e tolga dall'imbarazzo sè stesso e il Paese". Così ilsegretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha respinto la proposta fattagli dal premier Berlusconi.Per rivolgersi credibilmente all'opposizione - ha detto Bersani a margine della presentazionedi un libro di Massimo Franco - Berlusconi dovrebbe potersi rivolgere credibilmente al Paese e alla comunità internazionale. Così non è". "Noi - ha proseguito - nel ruolo che abbiamo siamo pronti aprenderci le nostre responsabilità, ma lui deve fare un passo indietro e togliere dall'imbarazzo sè stesso e togliere dall'imbarazzo e dalla paralisi il Paese".NO DEL CENTRO-SINISTRA: "SI DEVE DIMETTERE"Dal Pd la prima reazione è del responsabile per la politica economica, Stefano Fassina, che ad Affaritaliani.it ha detto: "Quella del presidente del Consiglio è pura propaganda e anche di pessima qualità. Temo che sia fuori tempo massimo". Per l'Idv l'offerta è "irricevibile" e l'unica opzione per il capo del governo "è dimettersi". La proposta di Silvio Berlusconi "arriva a tempo scaduto" e dimostra semmai la sua "disperazione", quella di chi cerca un "diversivo". Lo ha detto il vice-segretario del Pd, Enrico Letta, parlando con i cronisti a Montecitorio. "Su quei temi - ha aggiunto - ci confronteremo o con un altro premier di centrodestra, o con Berlusconi in campagna elettorale".  "L'uscita di Berlusconi - ha detto Letta - arriva a tempo scaduto, queste cose le chiediamo da due anni e per due anni ha detto che le cose andavano bene. Noi diciamo sì al confronto su quei temi che, tra l'altro, saranno i temi che affronteremo alla nostra Assemblea nazionale venerdì e sabato".
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