mercoledì 18 luglio 2012
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Da tempo non alzava tanto la voce: «Mi vogliono tirare dentro questa storia, è inammissibile, appena tiro fuori la testa vogliono tagliarmela. Ma io dai pm di Palermo non ci vado...». Silvio Berlusconi ha avuto un brusco risveglio tre mattine fa. I suoi legali all’alba gli hanno portato una notizia-choc: i magistrati siciliani intendono sentirlo nell’ambito del processo sulla "trattativa Stato-mafia" come persona informata sui fatti. L’ex premier ha preso tempo mettendo davanti, per questa settimana, «impegni già presi», ma la procura tornerà presto all’attacco chiedendo una nuova data. Il Cavaliere non è indagato, la sua sarebbe una testimonianza, la versione dei fatti di un imprenditore e uomo politico che a inizio ’93, pochi mesi dopo la morte violenta di Falcone e Borsellino, preparava la sua discesa in campo. «Non conta la forma, conta la sostanza», s’infuria il Cavaliere. «Per il mondo, per la stampa internazionale, sarò associato a quella pagina oscura, come già hanno provato a fare in tanti altri procedimenti finiti nel nulla. Vogliono frenare il mio ritorno in campo...». Berlusconi si lamenta perché la recente sentenza di Firenze afferma - in una articolata ricostruzione dei fatti - l’estraneità di Forza Italia agli attentati omicidi avvenuti nel capoluogo toscano, a Milano e a Roma. Inoltre, si sfoga ancora l’ex premier, l’uomo accusato di essere il tramite delle richieste estorsive (prima economiche poi politiche) dei clan nei suoi confronti, ovvero Marcello Dell’Utri, ha incassato a marzo 2012 una sentenza della Cassazione che annulla e rinvia in Appello una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. «Perché ciò che decide un giudice non vale per un’altra procura che indaga su fatti simili?», arringa il Cavaliere replicando, di fatto, le rimostranze che Nicola Mancino ha portato all’attenzione del Colle. D’altra parte però il senatore siciliano, braccio destro del Cavaliere nei giorni della prima "discesa in campo", figura nella lista degli indagati nel filone "trattativa" di Palermo. Da qui la decisione di sentire Berlusconi, premessa di un nuovo duro scontro.
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