martedì 25 gennaio 2011
Secco «no» alla proposta Udc di varare un nuovo governo di centrodestra ma con un premier diverso: «Andremo avanti, e ora sotto con fisco e giustizia». E la Lega respinge le lusinghe del Pd: noi restiamo con Silvio.
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Nessun accordo con l’Udc in cambio di un suo passo indietro, a maggior ragione se dietro Casini ci sono Fini e Rutelli. Anzi, per replicare alla proposta del leader centrista di varare un nuovo governo di centrodestra con un premier diverso, e per rintuzzare le critiche di Emma Marcegaglia sull’«immobilismo» del governo, Berlusconi annuncia ai fedelissimi un rilancio furente dell’azione politica, a partire da giustizia e fisco. E lo fa con uno stato d’animo decisamente contrariato, sia per le voci di trattative condotte dalle colombe del suo partito con l’Udc sia per le parole della leader degli industriali, che di fatto gli sembrano un nuovo colpo all’immagine dell’esecutivo.I colonnelli azzurri sono con lui, ne riflettono pensieri e sensazioni. Il frasario delle repliche a Casini è monocolore e senza stonature, e va dai ministri Gelmini, La Russa e Matteoli alle prime linee in Aula Cicchitto e Quagliariello: «politicamente illogico», «se lo sogna», «non esiste», «i governi li fanno i cittadini», «o con Silvio o nulla», «o questo esecutivo o le urne». Anche la Lega conforta il premier, respingendo le lusinghe alternate di terzo polo e Pd (ancora ieri D’Alema, ritenendo «irrealistica» l’ipotesi di Casini, proponeva al Carroccio «un esecutivo costituente con premier tecnico»). Eppure, dal ventre di via dell’Umilità si mormora che un margine di trattativa con l’Udc esiste, che tra gli uomini più vicini al Cavaliere ci sono nomi (non tanti, ma autorevoli) sensibili al richiamo centrista-terzopolista, e che a condurre le fragili trattative sia Gianni Letta, dato sempre più vicino e Tremonti e convinto che il futuro politico del centrodestra sia legato alla ripresa del dialogo con Casini (addirittura, i più arditi tra i pontieri ipotizzano un esecutivo che "trasferisca" Berlusconi da palazzo Chigi alla Farnesina).Ma nero su bianco ci sono solo sdegnati rifiuti all’offerta. E Casini fa spallucce: «Me lo aspettavo, al Pdl sta a cuore solo il destino personale di Berlusconi, sono chiusi a riccio, pensavo che tenessero di più all’unità dei moderati e al nostro Paese». D’altra parte non è l’unica bocciatura al suo progetto. Ovvia quella dei "responsabili", che con un allargamento della maggioranza vedrebbero sminuito il loro ruolo per far proseguire la legislatura. Interessata quella del Pd. Rosy Bindi è chiara, invita Casini a lasciare definitivamente il Pdl e dialogare solo con i democratici.Anche Emma Marcegaglia, che domenica sera, a Che tempo che fa, aveva denunciato l’«insufficienza» dell’azione di governo, riceve uno sbarramento di fuoco. Si parte soft, definendo «ingenerose» le critiche del numero uno di Confindustria, più di uno (il ministro Romani e Osvaldo Napoli in testa) tenta di smorzare la polemica e piuttosto attribuire le preoccupazioni degli industriali alla crisi della maggioranza «causata da Fini». Ma poi, in serata, Bonaiuti, portavoce del premier, sbotta: «È una balla colossale che questo governo non ha fatto nulla». È proprio quello che pensa Berlusconi. «È incredibile – si sarebbe sfogato con i fedelissimi –, ma quale immobilismo? Abbiamo fatto tanto e continueremo a fare. Ora respingo l’assalto e torno al lavoro...». Poi, in serata, il nuovo affondo di Fini. I suoi commentano: «Sembra il portavoce delle procure». E lui si convince ancora di più: torno e vado avanti.
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