giovedì 22 dicembre 2011
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​Poco meno di due ore a pranzo con Silvio Berlusconi. E lo stesso tempo concesso alle 18 a Pier Luigi Bersani. Nel trattamento riservato ai due grandi "azionisti" della maggioranza anomala che lo sostiene, Mario Monti è stato equanime. Forte del pieno sostegno incassato il giorno prima dal Quirinale, il presidente del Consiglio ha gettato le fondamenta di quella "fase due", più orientata allo sviluppo, a cui tanti guardano.Un’opera non facile da dispiegare nel bel mezzo della polemica, a tinte sin troppo forti, sulle garanzie anti-licenziamenti e sulle riforme del lavoro. Prima di procedere ad altre mosse, la priorità diventa stemperare i toni e i rapporti del governo con i partiti e con le parti sociali. Ci sono esigenze diverse in mezzo alle quali Monti deve barcamenarsi: il Cavaliere ha avanzato al premier la proposta di un patto di consultazione, con leader di partito e capigruppo, per trovare accordi preventivi sulle misure da adottare nei prossimi mesi, specie su quelle di natura fiscale, «altrimenti – ha ipotizzato – non ci stiamo, siamo sempre gli azionisti di maggioranza del governo». Un richiamo a quella "cabina di regia" vagheggiata già all’inizio dell’avventura montiana. Sulla cabina, però, c’è poi stata la brusca frenata del segretario del Pd: «Il regista ce lo abbiamo già, lasciamo stare...», ha detto Bersani uscendo a sera da Palazzo Chigi.

A tutti e due (oggi, poi, forse vedrà pure Casini, che ieri ha richiamato Alfano e Bersani: «Basta dissociare le proprie responsabilità dal governo») il Professore ha assicurato che i canali con i partiti resteranno sempre aperti. Ciò non deve tradursi, però, nel vanificare i provvedimenti già presi. Resta questa la priorità "numero uno" di Palazzo Chigi. Per questo Monti ha chiesto ai suoi tecnici di stare attenti che le norme inserite nel nuovo decreto "milleproroghe" (sarà varato venerdì) «non erodano» la manovra da 34 miliardi che sta andando in porto. A incombere ci sono sempre le preoccupazioni per quelle altre manovre che le regole del futuro Trattato europeo potrebbero imporre in materia di riduzione annuale del debito pubblico. L’ex premier ha spiegato di condividere con Monti la preoccupazione per lo stato dell’Europa e soprattutto per l’atteggiamento di Francia e Germania, perché «il direttorio a due è inaccettabile». Berlusconi è sceso tuttavia anche nel concreto delle misure della manovra, tornando sul limite dei mille euro per i pagamenti in contanti: a suo dire, «può portare inconvenienti in settori come l’antiquariato, la moda di lusso o la gioielleria, va evitato che si possano ridurre i consumi». Mentre Bersani ha riferito di aver avuto l’impressione che il governo «abbia ben presente anche un percorso di dialogo con le parti sociali». Quel che è certo, per il leader piddì, è che «in questo anno bisogna portare assolutamente a casa qualche cambiamento su temi che lo pretendono da troppi anni».Si vedrà quali sono i margini di manovra. Qualche indicazione sul prossimo futuro è giunta anche dall’intervento, al Senato, del vice-ministro dell’Economia. Vittorio Grilli ha ripetuto che «rigore, equità e crescita» dovranno caratterizzare anche i successivi provvedimenti. Un ruolo di primo piano lo avrà la già annunciata spending review, la revisione di tutte le voci della spesa pubblica per arrivare a ridurla: è «fondamentale per risparmi veri e permanenti», ha detto. Saranno tutte misure che avranno «grande impatto sulla vita dei cittadini» e, fra di esse, rientrerà pure la questione dei pagamenti arretrati dello Stato alle imprese. Intanto il governo registra la fine della breve (due giorni) missione a Roma del Fondo monetario internazionale: gli ispettori hanno parlato di colloqui «produttivi» e hanno annunciato che il monitoraggio concordato nelle scorse settimane avrà inizio nei «primi mesi del 2012».

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