giovedì 21 ottobre 2021
Era accusato insieme al pianista di Arcore, Danilo Mariani, di corruzione in atti giudiziari
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi - Ansa

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Assolto perché «il fatto non sussiste». Questo l’epilogo del filone senese del processo Ruby-ter, che vedeva Silvio Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari con Danilo Mariani, pianista spesso ospite ad Arcore. Per l’accusa, il Cavaliere aveva comprato la testimonianza di Mariani sulle "cene eleganti" e aveva chiesto per entrambi 4 anni di reclusione. Una sentenza giunta, in realtà, a sorpresa: ieri il collegio aveva respinto le richieste di testimonianza della difesa del Cavaliere, che aveva annunciato di voler ricusare i giudici.

L’ex premier ha espresso «sollievo e soddisfazione». Per la difesa di Mariani invece la sentenza conferma che «le dazioni di denaro erano riconducibili all’attività lavorativa» del pianista, condannato però da un altro collegio, sempre a Siena, per falsa testimonianza. Un verdetto impugnato e un reato che «non implica di per sé la corruzione», per un altro legale di Mariani.

La difesa di Berlusconi spera che l’esito di ieri sia «un buon viatico per il futuro». Per lui infatti le questioni giudiziarie non finiscono qua. Il filone principale del Ruby-ter è a Milano, dove il leader di Fi è coimputato per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari, ma ha invitato a procedere in sua assenza, dopo che il Tribunale voleva disporre nei suoi confronti una perizia psichiatrica.

Un altro strascico del caso Ruby pende a Roma, dove - per motivi di salute - la posizione del Cavaliere è stata stralciata da quella dell’altro imputato, Mariano Apicella. A ottobre (dopo una lunga interruzione), è invece ripreso a Bari il processo sul "caso Tarantini", l’imprenditore pagato - a detta dell’accusa - per mentire sulle escort portate nelle residenze dell’ex premier tra il 2008 e il 2009. Tarantini di recente è stato condannato in via definitiva per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione. Berlusconi è poi indagato con Marcello Dell’Utri dalla Procura di Firenze per le stragi di mafia del 1993. Un caso riaperto dopo le dichiarazioni del boss Giuseppe Graviano in un altro processo.

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