sabato 20 giugno 2009
Il presidente del Consiglio nega di aver evocato alcun complotto o di temere di essere spiato. Appello di Fini e Schifani ad abbassare i toni. E intanto l'inchiesta di Bari si allarga.
  • La catena delle non chiarezze, di G. Marcelli
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    Berlusconi: vado avanti. Tremonti e Draghi? Tutto Ok. È ancora mattina presto quando il Cavaliere, in albergo a Bruxelles, si prepara per la seconda giornata dei lavori del Consiglio europeo e comincia a sfogliare i giornali italiani. Legge con attenzione i servizi che lo riguardano, poi esce per andare al Vertice. Il volto tirato, saluta i cronisti che lo attendono nella hall e sale in auto. Nessuna dichiarazione, solo un gesto con la mano per far capire che parlerà successivamente. Poi, a sorpresa, una telefonata di Niccolò Ghedini, lo raggiunge proprio mentre una telecamera di Sky sta completando il giro di tavolo dei 27 capi di Stato e di governo che hanno appena cominciato la riunione nel palazzo di Iustus Lipsius. Nella registrazione del colloquio, poi rilanciata dalle agenzie, il Cavaliere si sfoga con il suo avvocato di fiducia che è anche deputato del Pdl: «Ci sono cose che non ho mai detto, non ho mai parlato di complotto oscuro, non ho mai detto di temere di essere spiato e non ho mai detto che il mio avvocato è uscito pazzo». Soprattutto, chiarisce di non aver mai detto che risponderà "colpo su colpo": «È veramente incredibile, questi sono dei disgraziati».È solo l’inizio. Berlusconi, incalzato dai giornalisti italiani durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, prima cerca di evitare qualsiasi riferimento alle vicende di Bari («fatemi solo domande di politica estera, non parliamo di comiche», avverte), poi però si lascia andare e attacca di nuovo: «Quando leggo sui giornali di complotti dentro il Pdl, penso a storie di fantapolitica... Non c’è niente da chiarire, è tutto chiarissimo, è tutta spazzatura. E io di spazzatura me ne intendo, a Napoli già l’ho fatta fuori e farò fuori anche questa». Il Cavaliere è furibondo. Attacca l’Unità, poi se la prende anche con quella telecamera che ha intercettato la sua telefonata con Ghedini e con le agenzie di stampa che ne hanno rilanciato i contenuti. «Vi dovreste vergognare – scandisce – siete degli spioni, io non ci sto ad una Italia del genere». In una Italia dove le pagine degli «eccellentissimi giornali» finiranno per essere piene delle discussioni «tra marito e moglie in camera da letto». Un momento di pausa, poi Berlusconi spiega il senso di quella telefonata: «Ho detto una serie di frasi a proposito di giornali che mi hanno attribuito cose che non ho detto, come il fatto che risponderò colpo su colpo. Io invece continuo a lavorare per il bene del Paese, ho in tal senso un ruolo strategico». Un’altra pausa e l’ultimo chiarimento: «Lavoro bene con Giulio Tremonti, con cui ci sono stima, amicizia e fiducia, ma anche con Mario Draghi di cui apprezzo la capacità e la correttezza».Dieci ore più tardi gli occhi di Silvio Berlusconi sono fermi su un gruppetto di contestatori che l’aspetta a Cinisello Balsamo dove il premier è arrivato per l’ultimo appuntamento elettorale in vista dei ballottaggi. «Siete analfabeti della libertà... E lo volete capire che più fate così e più mi convincete a restare qui?», ripete dando il via all’atto d’accusa. «Siete ancora oggi e sempre dei poveri comunisti. Ed è inutile che sperate di buttare giù il governo e la maggioranza con trame giudiziarie e attacchi mediatici. Siamo la maggioranza e in un Paese democratico la maggioranza governa». Berlusconi urla avvicinando le mani alla bocca come per dare maggiore forza a quel grido di rabbia. «Hanno organizzato delle manifestazione sul nulla, mandando gente che non aveva nulla da chiedere e hanno strumentalizzato le speranze, la paura e i morti. Vergogna!», tuona il premier tornando sulla manifestazione organizzata a Roma contro il governo per l’azione svolta sulla ricostruzione dell’Abruzzo. È l’ennesima giornata difficile "segnata" da uno sfogo infinito che comincia a Bruxelles e si conclude alle porte di Milano.Fini e Schifani: abbassare i toni. Suona come un appello quello della seconda e terza carica dello Stato. Un appello per il bene dei cittadini, per il Paese. La richiesta di abbassare i toni e spegnere i riflettori del gossip arriva da Gianfranco Fini e Renato Schifani. A rischio non c’è il governo, dice il presidente della Camera, certo che non ci saranno smottamenti per l’esecutivo, come più volte ventilato nelle ultime ore, con le tesi di scosse e complotti. Piuttosto, dice, «c’è un rischio di minore fiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, cioè del fondamento della democrazia. È questo un tema che non riguarda governo o opposizione, ma tutti gli attori della politica italiana». E che il Paese ci stia perdendo in immagine è certo anche il presidente del Senato. Ma per le opposizioni ormai «Berlusconi sta per arrivare al capolinea», per dirla con Veltroni. Perciò Antonio Di Pietro chiede al premier di riferire al Parlamento.«Non mi piace l’Italia del gossip che entra dal buco della serratura di qualcuno e non credo che sia questa l’Italia che piaccia agli italiani», commenta Schifani di fronte alle rivelazioni comparse sui quotidiani negli ultimi tempi. Quanto al rischio di crisi, neanche Schifani ne vede la prospettiva. «Per quanto mi riguarda – insiste – , in Parlamento vedo una maggioranza compatta. Non vedo segnali di crisi. Gli elettori hanno votato. Si sono espressi in piena libertà, hanno dichiarato di volere questo governo». Ora, però, incalza Fini, è arrivato il momento di fare le riforme. Ma non sarà possibile con questo premier, insiste Veltroni. «Quando gli italiani si accorgeranno che in questi 9 anni nei quali ha governato non ha fatto altro che occuparsi delle cose che lo riguardano direttamente, avranno bisogno di trovare una coalizione riformista», dice.E non molla l’osso degli scandali neanche il leader dell’Idv. «L’Italia dei Valori chiede ancora una volta al premier di venire in Parlamento per riferire cosa sta succedendo, non tanto per la sua vita privata ma per la crisi economica che non sta affrontando pensando solo ai suoi godimenti», chiede l’ex pm.Insomma, secondo il vicepresidente della Camera udc Rocco Buttiglione, «non bisogna strumentalizzare la questione, ma Berlusconi non può neanche sottovalutarla, vada dal giudice a dire che non c’è nulla da temere, querelando».Bari, le inchieste non si fermano. L’inchiesta va avanti e si allarga. Tra colpi di scena, rivelazioni e giornalisti a caccia di Patrizia D’Addario, in arte Patrizia Brummel, la donna al centro dell’ultimo scandalo di casa nostra. Ci sono un’inviata e un fotografo del quotidiano inglese Times che hanno trascorso la notte in auto, sotto l’abitazione della D’Addario, nell’inutile tentativo di intervistarla. Le affermazioni della donna, circa le sue presunte frequentazioni, sono peraltro state smentite ieri sia da Salvatore Greco, coordinatore del movimento “La Puglia prima di tutto”, sia dal conduttore televisivo Michele Mirabella.E se da un lato l’imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, coinvolto nell’indagine della Procura di Bari che ipotizza il reato di induzione alla prostituzione, rompe il riserbo per «negare di avere il tenore di vita elevatissimo» attribuitogli dai giornali, dall’altro le indagini potrebbero allargarsi. Si parla sempre di ipotesi, di piste investigative. L’ultima è che il giro di escort ingaggiate dall’imprenditore fosse utilizzato, da vip della politica, in residenze esclusive, in maniera bipartisan, senza cioè favorire un colore politico rispetto all’altro. Il tutto finalizzato - sempre ipotesi - a tentativi di corruzione. Insomma, sesso in cambio di favori. In una delle telefonate intercettate si parlerebbe anche di festini a base di cocaina.A questo riguardo, ieri sia il parlamentare Gero Grassi che il vicepresidente della giunta regionale pugliese, Sandro Frisullo, entrambi del Pd, hanno smentito di aver avuto rapporti con l’imprenditore Tarantini.In attesa di prove e riscontri, impazzano i "ragionamenti". Perché un imprenditore avrebbe speso migliaia di euro per ingaggiare le ragazze? Secondo gli investigatori, la spiegazione sarebbe questa: per creare un sistema ad hoc, per entrare nelle grazie di personaggi influenti, ai quali chiedere, successivamente, favori per la sua attività legata - fino all’anno scorso - ad una società che fornisce protesi nel settore della sanità, che vanta solo in Puglia un giro d’affari di 6 milioni di euro.Società coinvolta a Bari in due indagini: una, che fa riferimento a fatti della fine del 2008, del pm Giuseppe Scelsi, dalla quale è nata l’indagine sul giro di ragazze che, dietro pagamento, partecipavano a feste anche a palazzo Grazioli (la D’Addario dice di aver trascorso lì la notte delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti); l’altra condotta dal pm Roberto Rossi che invece fa riferimento a fatti che partono dal 2003. In tutte e due le indagini i magistrati ipotizzano il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in epoche diverse. Ma viene contestato anche il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti nei confronti di persone che parlano al telefono di festini a base di cocaina.Intanto, il verbale di audizione di Patrizia D’Addario è stato secretato, così come i racconti fatti dalle altre tre ragazze ascoltate da Scelsi. Sigillate, invece le audiocasette sulle quali la donna avrebbe raccolto le prove dei due incontri romani col premier, Silvio Berlusconi. Da quello che si è saputo gli investigatori hanno eseguito anche una serie di riscontri (sulle intestazioni di biglietti aerei, sui pernottamenti in hotel romani, sulle carte di credito utilizzate per pagare, sui telefoni e sugli sms) rispetto alle informazioni riferite dalle ragazze.Sempre riguardo le inchieste, gli ispettori del ministro della Giustizia Alfano hanno mosso alcuni rilievi su come i pm di Bari hanno condotto le inchieste a carico dell’ex-presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto. Gli ispettori avrebbero appurata una ritardata iscrizione nel registro degli indagati dell’attuale ministro per gli Affari Regionali.Intanto, oggi e domani si vota. C’è il ballottaggio tra Michele Emiliano, candidato del Pd e Simeone di Cagno Abbrescia, candidato del PdL. L’effetto Patrizia influenzerà l’esito del voto?
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