sabato 29 gennaio 2011
Messaggio inviato ai Promotori della Libertà: «Risponderò solo al Tribunale dei ministri».E alla cerimonia d’inizio
anno giudiziario, i magistrati denunciano di essere loro «sotto attacco». Vietti (Csm): «Nessun intento sovversivo, i servitori dello Stato rispettino i magistrati» Bersani: «Superati i limiti della decenza, il premier rifletta sulle immagini dell’Egitto».
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«Non ho timore di farmi giudicare. Davanti ai magistrati non sono mai fuggito». Silvio Berlusconi si affida di nuovo a un messaggio ai Promotori della Libertà, per rispondere ai magistrati che invece sostengono di sentirsi, loro, «sotto attacco». Un messaggio per replicare alle accuse che gli piovono addosso da Milano, e al vortice mediatico innescato. «Fino a quando sentirò la fiducia degli elettori e della maggioranza del Parlamento, unici capisaldi di ogni vera democrazia, continueremo a governare», rassicura la sua base. E «il fango - si dice certo - ricadrà su chi cerca di usarlo contro di noi».Nel giorno in cui, all’apertura dell’anno giudiziario, lo scontro con l’associazione dei magistrati e il Csm si fa ancor più palpabile, il premier non si piega: «Le tempeste non mi spaventano, e più grandi sono, più mi convinco che è necessario reagire nell’interesse di tutti i cittadini, nell’interesse del Paese». Anche perché, rivendica «la montagna di fango in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all’esame dei tribunali», attacca. Ed esclude definitivamente di recarsi dai magistrati milanesi: «Ho diritto, come ogni altro cittadino, di presentarmi di fronte al mio giudice naturale, che non è la procura di Milano , ma il giudice assegnatomi dalla Costituzione, cioè il Tribunale dei Ministri», rivendica con forza.«Superati i limiti della decenza, Berlusconi rifletta sulle immagini che arrivano dall’Egitto», lancia l’allarme il segretario del Pd Pierluigi Bersani. «Vada al più presto dai pm milanesi che lo indagano per sfruttamento della prostituzione minorile e per concussione», replica dura la capogruppo in Commissione giustizia, alla Camera, Donatella Ferranti. Ma il Tribunale dei ministri «non è un tribunale speciale fatto apposta per me - continua il premier -, ma è composto da giudici scelti per sorteggio. E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria». Accusa i magistrati, ma anche l’opposizione che cerca «con ogni mezzo» di eliminarlo, anche «colpendomi fisicamente». Ma mai, «dico mai», prima di adesso si era arrivati a «violare le norme più elementari del diritto, usando illegittimamente l’arma dell’indagine giudiziaria a fini di lotta politica». Il riferimento è agli elemetnti d’indagine raccolti nelle sue abitazioni e alle richieste di perquisizione nei suoi uffici: «Solo in Italia si arriva a violare il domicilio del presidente del Consiglio, e a considerare possibile indiziato di reato chiunque vi entri».Berlusconi va al contrattacco, proprio nel giorno in cui magistrati e Csm fanno muro contro gli attacchi del governo, all’apertura dell’anno giudiziario. Il presidente dell’Anm Luca Palamara definisce «grave e pericoloso denigrare le istituzioni davanti ai cittadini». Toni espliciti quelli usati anche da Michele Vietti. «L’attività della magistratura non sottende disegni sovversivi», dice il vicepresidente dell’organo di autogoverno. Una magistratura che, svolgendo «una funzione giurisdizionale per lo più silente ed operosa, merita la stima» soprattutto da chi «egualmente è, per posizione, servitore dello Stato», dice Vietti riferendosi con chiarezza a Berlusconi, pur senza citarlo. «Diciamo no al "metodo Mesiano": anche perché nessuna intimidazione ci fermerà», rivendica Palamara, ricordando il caso del giudice del Lodo Mondadori denigrato con servizio televisivo sulle Reti Fininvest, che prendeva di mira il suo fumare nervoso e i calzini poco intonati. E il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini ribalta le accuse, dice che «non c’è scontro istituzionale, ma solo un’aggressione alla magistratura da parte di chi rifiuta il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge». E definisce «barbarico» il tentativo di colpire Boccassini, riferendosi agli atti riservati pubblicati da Il Giornale. «Se è una barbarie diffondere il contenuto di un fascicolo disciplinare riguardante un magistrato; lo è anche il fatto che uffici giudiziari trasmettano alle redazioni i cd con le trascrizioni di intercettazioni non ancora depositate», è la replica del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano.
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