giovedì 21 maggio 2009
Il premier all'Assemblea di Confindustria va di nuovo all'attacco sul caso Mills. I giudici «estremisti». E se le riforme non si possono fare è perché il Parlamento è pletorico: «Troppi deputati».
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    Doveva essere un saluto quello del premier. Ma presto si trasforma in un arringa. Contro i giudici «estremisti». Ma anche contro un Parlamento «pletorico, inutile e dannoso». Berlusconi per undici minuti spiega il suo progetto e azzarda una premessa: mi sento da sempre un «rivoluzionario» ed è proprio per questo che so che la vera sfida sono le riforme. Già, quelle riforme che chiede anche il numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia, ma che oggi il presidente del Consiglio non può promettere perché – torna a dire – non ha abbastanza poteri. E allora se le resistenze sono troppe per cambiare non resta che puntare direttamente sul popolo. «Non si può chiedere – dice infatti Berlusconi facendo riferimento ai parlamentari – ai capponi e ai tacchini di anticipare il Natale». L’alternativa dunque è un disegno di legge di iniziativa popolare: obiettivo, rafforzare la premiership e ridurre al contempo il numero di deputati e senatori: «Sono 630 deputati, ne basterebbero 100 e qualcosa... Come il Congresso americano».È un affondo destinato a far discutere. Berlusconi lo sa e mette le mani avanti anticipando le critiche: «Adesso diranno che offendo il Parlamento, ma questa è la pura realtà». Una realtà che porta con sé il difetto di una lentezza a tratti esasperante nelle decisioni, senza vera contropartita: «Ci sono alcuni parlamentari che non si vedono mai perché sono professionisti e hanno cose più importanti da fare che stare lì per un giorno con le mani dentro la scatoletta del voto e votare cose che nessuno può sapere cosa sono». Al punto che – dice il premier – l’unica soluzione è quella di affidarsi al «capogruppo» che dà la linea a tutti.E allora, se il modello istituzionale è arcaico e quindi da rottamare, lo stesso vale per quello della giustizia. Il premier arriva a parlare di toghe però solo dopo aver fatto un lungo intervento sulla crisi. «Io non posso stare zitto», dice chiedendo scusa per la libertà che si sta per prendere. «Concedetemi - è l’appello agli industriali – gli ultimi secondi...». Criticare i giudice – scandisce il premier – «è un diritto di ogni cittadino»... La giustizia penale è in una «situazione patologica». Colpi duri. Molti applausi ma anche qualche imbarazzo da chi non si aspettava questi riferimenti a fatti personali. Ma Berlusconi va avanti sferrando il nuovo attacco sul caso Mills. «La realtà è esattamente il contrario di quanto scritto dai giudici perché si tratta di giudici estremisti di sinistra», ripete il presidente del Consiglio che dopo aver definito nuovamente la sentenza «scandalosa» prova a spiegare il suo stato d’animo: «Non sono solo indignato ma anche esacerbato e devo comunicare la mia indignazione... Credo che nessuno accetterebbe Mourinho arbitro designato per la partita Milan-Inter, con tutto il rispetto per Mourinho». E allora il premier scandisce il suo «basta». Basta ai pm politicizzati, a un «Consiglio superiore della magistratura fatto da giudici che si assolvono». Questa è una battaglia che ha intenzione di portare avanti senza indugi: «C’è il mio impegno a andare avanti nella riforma della giustizia penale e non ci fermeremo fino a quanto non avremo diviso i giudici dai magistrati».Per tutto il pomeriggio fino a sera le reazioni si accavallano, ma Berlusconi non ha nessuna voglia di indietreggiare e il portavoce del Pdl Daniele Capezzone lo spiega così: «Berlusconi ha dimostrato di voler perseguire una riforma profonda della politica, superando alcuni vecchi riti, e cercando di sintonizzare la vita istituzionale su due valori sempre più richiesti dai cittadini: la decisione e la velocità. I vecchi conservatori si arroccano nel Palazzo nel tentativo di impedire il cambiamento, ma la stragrande maggioranza degli elettori insiste, insieme a Berlusconi, per ottenerlo». Insomma la strada è segnata e Berlusconi non pensa di fermarsi.
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