L'uomo delle tasse chiede scusa. Lo fa per i singoli «casi di eccessi» che ci sono stati verso alcuni contribuenti (comunque «poca cosa», precisa subito, rispetto ai numeri enormi dell’attività svolta), ma allo stesso tempo denuncia l’«atteggiamento schizofrenico» di quanti ora lamentano vessazioni delle strutture fiscali, ora chiedono una maggior forza nella lotta all’evasione, riconosciuta come un’arma fondamentale per un risanamento dei conti all’insegna dell’equità. Attilio Befera si sta ritemprando nel suo Abruzzo dopo un’estate travagliata per gli organismi che guida (è direttore dell’Agenzia delle Entrate e presidente di Equitalia). Ora interrompe il silenzio (oggi sarà al Meeting di Rimini), partendo dall’apprezzamento per le parole sull’evasione pronunciate di recente dal presidente Napolitano e dal cardinale Bagnasco, presidente della Cei.
Gli ultimi sono stati mesi poco sereni per lei?Vista la crisi generale, c’è una serenità di fondo che ci viene dalla considerazione che, dopo alcuni "sbandamenti", il problema dell’evasione sta tornando a essere considerato centrale nella percezione generale, così come il fatto che con i risultati ottenuti stiamo dando un contributo notevole alla tenuta dei conti pubblici, in assenza del quale la manovra sarebbe ancora più ingente. Per questo sono grato al cardinale Bagnasco, come ad altri massimi esponenti della Chiesa, nonché al presidente Napolitano e a quanti sono intervenuti in modo autorevole e non schizofrenico. Le loro parole, che sono anche di conforto per il personale dell’Agenzia, centrano il problema: lo sviluppo di una coscienza civica che faccia capire che i beni pubblici non sono qualcosa che esiste per vita propria. Hanno un prezzo, e questo prezzo lo si paga con le imposte. La stessa fruizione dei nostri beni privati dipende dai beni pubblici. Allora chiediamo semplicemente questo supporto culturale, che ancora manca nella società.
Siete accusati però di aver perpetrato autentiche vessazioni, in taluni casi. Si sente di dover chiedere scusa agli italiani?Dobbiamo intenderci. Indubbiamente qualche situazione di eccesso c’è stata. Ai singoli contribuenti chiedo scusa, come responsabile. Però ricordo che l’Agenzia gestisce 43 milioni di dichiarazioni ed Equitalia 16 milioni di cartelle: i casi di eccesso sono limitatissimi, in proporzione. E non si può per questo presentare il non pagare le tasse come un possibile volano per la ripresa dell’economia. In Italia abbiamo sull’evasione un profondo problema culturale: infatti quella contro cui si leva lo sdegno sembra essere, per lo più, solo l’evasione altrui.
In questi mesi si è sentito abbandonato dalla politica?Noi siamo un organo tecnico, non posso dire se la politica mi ha abbandonato o meno. Constato che negli ultimi 2-3 anni sono state approvate da governo e Parlamento numerose norme che ci hanno consentito di migliorare i risultati.
E come sta andando il 2011?Siamo in linea. I dati di agosto ce lo confermano: siamo sui 6-6,5 miliardi per l’Agenzia. Quindi sicuramente raggiungiamo gli 11 miliardi a fine anno.
Le somme recuperate sono salite negli anni. Ma si può parlare di un reale recupero di base imponibile?Per rispondere bisogna confrontare l’andamento di quanto viene dichiarato spontaneamente con i dati della contabilità nazionale. L’Agenzia ha sviluppato una metodologia in tal senso per l’Iva. Ne è emerso che il
gap dell’imposta, cioè la differenza fra l’Iva potenziale e quella versata, si è ridotta da circa 43 miliardi nel 2008 a 37 nel 2009. E i primi dati 2010 confermano questo miglioramento.
Torniamo indietro: le polemiche furono alimentate anche da una circolare che lei inviò ai primi di maggio ai suoi dipendenti. La rifarebbe?Quella circolare da alcuni è stata mal interpretata: non aveva una natura sanzionatoria, ma preventiva. Serviva a sottolineare che casi limitati mettono a repentaglio il buon lavoro fatto dalla maggior parte dei dipendenti. Ho sempre affermato che la nostra attività di dissuasione e recupero deve essere ispirata da comportamenti improntati a equilibrio, misura e ragionevolezza. Perché noi dobbiamo accrescere la fiducia nei confronti dell’Agenzia e favorire l’adempimento spontaneo che è alla base del nostro sistema fiscale, la
tax compliance.
Con il decreto sviluppo sono stati rivisti i limiti per le ipoteche e le ganasce fiscali. Avete altro allo studio per non gravare troppo sui contribuenti?Molto spesso si fa carico a Equitalia di problemi che sono a monte, creati o dal legislatore o da alcuni enti impositori. Per quanto riguarda le Entrate, abbiamo già ridotto il numero dei controlli su Pmi e persone fisiche - mantenendo però l’obiettivo di risultato -, proprio per evitare controlli inutili ai contribuenti. E per Equitalia stiamo studiando una serie di provvedimenti per ampliare i controlli preventivi: entreranno in vigore in autunno, per limitare e meglio mirare gli interventi di fermo amministrativo e di ipoteca.
Fra le cause dello scarto fra evasione accertata e incassata c’è anche il contenzioso tributario. Cosa si sta facendo?Novità significative sono state già apportate, sia in termini di riduzione dei tempi sia di accrescimento della qualità del contenzioso. Abbiamo creato poi una direzione ad hoc ed è stata introdotta la mediazione per gli importi inferiori a 20mila euro, che dovrebbe decongestionare questo problema.
A maggio è stata anche ritrasferita ai Comuni la riscossione su multe e tributi di loro competenza. Una mossa giusta?La riscossione per alcuni Comuni ha creato grandi problemi a Equitalia, per la difficoltà di aggiornamento delle loro banche-dati. Ora devono assumersi questa attività, magari con forme di coordinamento fra di loro. Spero sia di stimolo perché diventino più efficienti.
Quali sono state negli anni le più efficaci misure anti-evasione?Il contrasto alle compensazioni indebite, le norme contro le frodi Iva, il rafforzamento delle misure cautelari, lo spesometro, e così via.
Il nuovo redditometro quando sarà pronto?Ci stiamo lavorando. Questo strumento parte dalle dichiarazioni presentate nel 2010, ma siccome è davvero molto delicato preferiamo ritardarne l’uscita per perfezionarlo al massimo. Di sicuro uscirà entro fine anno. Ed entro ottobre invieremo ai contribuenti le prime lettere di segnalazione sulle dichiarazioni confrontate con le spese da loro sostenute.
Si continuano però a notare comportamenti eclatanti, come ristoranti o professionisti nel pieno centro delle città che non rilasciano ricevuta. Godono di una sorta di impunità fiscale?Assolutamente no. Anche a me di recente è stato segnalato che in una nota località di villeggiatura è vietato, in pratica, chiedere la ricevuta fiscale. Ritengo però che l’uso coordinato degli studi di settore da un lato e del redditometro dall’altro ci dia la possibilità di ridurre sensibilmente questo tipo di evasione. Ciò detto, resta il problema culturale: in qualunque Paese, il Fisco funziona pienamente solo se è sostenuto da salde convinzioni culturali, ben radicate nella società, che sappiano coniugare lo sviluppo civico con quello delle singole persone.