venerdì 21 luglio 2017
A Leonardo, ex vigile urbano di Ercolano, il cancro ha tolto un rene, due fratelli, la cognata e adesso vorrebbe suo nipote. Nel 1989 sequestrò tre autotreni con rifiuti tossici
«Basta!». Una storia atroce di tumori e denunce
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Un tumore gli ha portato via nel 2010 il rene sinistro e lui ancora non è guarito. Ha perso, sempre per tumore, due fratelli, la cognata e adesso il cancro lo ha suo nipote, che «è vivo – spiega – ma la chemioterapia gli ha mangiato le ossa»: abitavano tutti a ridosso delle discariche abusive sequestrate. L’inferno sul Vesuvio e nella Terra dei fuochi della scorsa settimana lo ha colpito, lo preoccupa, non lo sorprende.

Stanco, rabbioso, scuote la testa: «Non ne possiamo più. Ci dobbiamo svegliare». Leonardo Impagliazzo era vigile urbano a Ercolano. In prima linea: «Il mio rene l’ho rimesso tra gli incendi di rifiuti tossici nell’ex cava Fiengo e via Castelluccio. I medici me l’hanno detto che il mio tumore è legato a quelli». Gli anni erano il 2005 e il 2006, Leonardo mostra le foto: «Ecco, quello con la tuta bianca accanto ai Vigili del fuoco sono io, più giovane, ma sono io».

Nel 1989 sequestrò tre autotreni con rifiuti tossici: «Venivano da Pavia e scaricavano in questa zona», racconta. «Intervenne la Asl, la Pretura di Portici. Questi autotreni rimasero fermi parecchio tempo dove li avevamo sequestrati. Poi, a un certo punto, uno fu incendiato». Leonardo non sa che fine fece l’inchiesta: «Nemmeno fui mai chiamato dall’autorità giudiziaria».

Non ha dimenticato nulla, difficile poterlo fare. «C’erano sempre questi strani movimenti su via Castelluccio (la parte alta di Ercolano, quella nel Parco nazionale del Vesuvio, ndr) e poi c’era questa cava Fiengo, che era diventata uno sversatoio di residui di stracci, che sono tossici come i loro imballaggi e le plastiche con cui li avvolgevano e che poi venivano incendiati».

Ha nitide le immagini di uno, fra gli incendi. «Era il 2006, bruciò per quindici giorni senza riuscire a spegnerlo. Non so se fu un errore, ma ci buttarono sopra centinaia di camion di terra. E lì è rimasto acceso per anni, ogni tanto usciva del fumo».

Lo ripete spesso, lo fa anche stavolta. «Credo che tutti quanti insieme possiamo e dobbiamo sconfiggere questo schifo». La voce di Leonardo è dura, adesso: «Questo schifo che ci uccide, che uccide i nostri bambini, i nostri figli, i nostri nipoti».

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