giovedì 20 novembre 2014
​Il cardinale ha celebrato Messa nel cimitero della Biacca a Genova, colpito da una frana. Ha parlato delle devastazioni legate al maltempo, del dolore della gente e ha chiesto di agire in fretta a chi ha posti di responsabilità civile e politica.
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"Quando s'innescano dei disordini nella natura, scatenati dall'interesse, dal puro interesse, dal profitto umano, dai nostri comodi, prima o dopo lo squilibrio si rivolta". Parole dure, pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, commentando le parole del Papa alla Fao, dopo lala Messa per i defunti del cimitero della Biacca a Genova Bolzaneto dove una frana ha distrutto colombari e tombe. "Il Signore infonda la sua sapienza in tutti coloro che hanno responsabilità di interventi pronti, tempestivi ed adeguati", ha aggiunto Bagnasco. Un concetto ripreso nell'omelia durante la quale ha auspicato che "il Signore ispiri pensieri responsabili e decisioni di giustizia per interventi immediati sui territori e sui danni". Nell'omelia il cardinale ha anche ricordato che "oltre a case, scantinati, negozi ed esercizi commerciali, le diverse ondate hanno percosso le strade con ulteriori difficoltà per il lavoro di molti". Questo, ha proseguito, "è un peso grave per la vita quotidiana di moltissime persone e famiglie. Tanto più se pensiamo a quanti sono stati colpiti per la seconda volta dopo l'alluvione del 2011". "La prova ha però anche sprigionato, ancora una volta l'immediata reazione - ha aggiunto l'arcivescovo -: al di là del dolore, del disagio e della esasperazione moltissimi giovani e di qualunque età sono riapparsi come da un altro mondo fatto di luce e di umanità vera per spalare, sgombrare, mettere in salvo. Ma soprattutto per essere vicini per dare sostanza a quella rete di solidarietà che dovrebbe essere sempre visibile". "La furia del maltempo non ha risparmiato neppure le tombe che nel cimitero della Biacca in gran parte sono state trascinate via - ha poi sottolineato Bagnasco -, provocando la sofferenza di quanti sono stati violati dalla dispersione dei propri defunti" ed ad una "ferita intima che si va così ad aggiungere, per molti, al dolore delle cose perdute". Prima della Messa il cardinale aveva spiegato che il senso della celebrazione era di "pregare per quei defunti le cui tombe e loculi sono stati portati via dall'acqua e per tutti coloro che sono stati segnati da questa alluvione, per coloro che hanno perso esercizi, negozi, attività lavorative e che chiedono e meritano tutta la nostra attenzione di preghiera".
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