venerdì 28 febbraio 2014
​Si vendevano per 30-50 euro. Un cliente denuncia il caso alla polizia. Sei indagati, tra cui imprenditori, porfessionisti e commercianti con figli dell'età delle ragazze.
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Come le baby squillo dei Parioli, a Roma, volevano fare soldi per vestire alla moda, avere un accessorio griffato in più, poter andare spesso dal parrucchiere, comperarsi trucchi e profumi. Così tre ragazzine di 14 e 15 anni, studentesse, cresciute in famiglie senza problemi sono diventate prostitute. Si sono messe in vendita attraverso un sito d'incontri, lo hanno fatto per un mese, forse per qualche giorno in più, fino a quando un cliente trentenne, che aveva fissato un appuntamento con una delle tre, ha scoperto che quella prostituta era una ragazzina. Lo ha capito presentandosi all'appuntamento nel luogo concordato via internet e quando ha visto che la donna che si aspettava d'incontrare era poco più di una bambina, ha denunciato il caso alla polizia di Ventimiglia. Il giro è stato fermato, ma nel frattempo le ragazzine i loro incontri li avevano già avuti. Alcune decine i clienti e cinque quelli indagati per sfruttamento della prostituzione minorile. Uno è stato anche arrestato perché durante una perquisizione nella sua casa è stata trovata droga. Cercavano materiale pedopornografico. Portate in caserma, davanti ai genitori, hanno pianto e si sono pentite. "In che guaio ci siamo cacciate - hanno affermato, dopo un pianto liberatorio -. Abbiano sbagliato, non lo faremo più". Ma chissà quanto sarebbe andata avanti questa storia se quel trentenne non avesse provato imbarazzo e sconcerto davanti a quel corpo bambino. "Quando ho visto che era una bambina, mi si è gelato il sangue e sono scappato", ha detto l'uomo ai poliziotti, sottolineando che "quella ragazzina non l'ho fatta neppure salire in auto".    Si vendevano per 30-50 euro, quelle donne-bambine. Tra le 14 e le 18, per non insospettire i genitori. Sesso in auto, nei piazzali, nei luoghi isolati dell'estremo ponente ligure. Poi una piega di capelli in più, qualche soldo in tasca per frequentare i locali della movida del Ponente, una camicetta nuova da nascondere tra quelle comprate dalla mamma, i trucchi per sembrare più grandi e da cancellare dal viso prima di tornare a casa. Poche settimane per buttarsi via. Un tempo breve che non ha permesso ai genitori di accorgersi che cosa stava accadendo alle loro bambine, dicono gli investigatori. Neppure gli amici avevano percepito il cambio di vita delle compagne. I poliziotti, diretti dal vice questore aggiunto, Giuseppe Ruggiero, hanno sequestrato alle baby squillo pc e telefonini cellulari, dai quali hanno ricavato una lista di decine di clienti, uomini sposati, con figlie della stessa età delle baby squillo, imprenditori, professionisti, commercianti. Le ragazze inserivano gli annunci, fornendo nomi falsi e lasciavano il numero del telefonino. Oltre a prestazioni vendevano pure foto osè. Dal sogno di una paghetta ricca per sentirsi grandi al dramma che le rende piccole piccole, come l'età in cui hanno scelto, forse per gioco, di sacrificare la loro adolescenza.
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