sabato 24 agosto 2019
Poco dopo le 17 un’esplosione scatena il panico in centro città. Tra i feriti il direttore della Caritas Fermato un pregiudicato italiano, ospite fisso della mensa dei poveri
Il direttore della Caritas di Avellino, Carlo Mele, ferito dallo scoppio

Il direttore della Caritas di Avellino, Carlo Mele, ferito dallo scoppio

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Un gesto di follia dopo una lite. Un atto di disperazione compiuto contro il portone del Vescovado. Un’azione, forse solo dimostrativa, che poteva avere delle gravissime conseguenze per monsignor Arturo Aiello, pastore della diocesi di Avellino, Carlo Mele, direttore della Caritas, ma anche per vigili urbani e passanti accorsi alle 17 di ieri in piazza Libertà, nel cuore della città. Ad attirare l’attenzione delle forze dell’ordine e dei tanti cittadini che erano in strada è stata la violenta esplosione di tre lattine di gas, abitualmente utilizzate per alimentare fornelli da campeggio.

Tre bombolette che N. L., pregiudicato di mezza età residente a Forino, paese della provincia Irpina, aveva premeditatamente occultato in un cartone a cui ha appiccato del fuoco prima di darsi alla fuga. Il perché di questo attentato sarebbe da ricercarsi in un “conto in sospeso” che lo stesso avrebbe dichiarato di avere con la Caritas e la mensa dei poveri, di cui è ospite fisso, ma soprattutto con i responsabili del 'Centro di ascolto Zaccheo'.

Con questi ultimi il 43enne avrebbe avuto un violento litigio, seguito dall’allontanamento dalla struttura diocesana, che si sarebbe consumato qualche giorno fa. Alla base della lite ci sarebbe stato il diniego opposto degli operatori alla richiesta di «soldi, lavoro e sostentamento». Da qui il rancore covato per qualche giorno che l’uomo, prima di far esplodere il suo gesto di disperazione, ha fatto precedere da un’imprecazione urlata, con rabbia, in piazza contro l’intero apparato ecclesiastico. Una protesta, inizialmente solo verbale, che aveva attirato l’attenzione di Carlo Mele, di Domenico Pironti, luogotenente della polizia municipale e di Antonio D’Agostino, un 63enne che si trovava in zona e ha visto per prima il pregiudicato appiccare del fuoco al cartone. Quest’ultimo, nel tentativo di domare le fiamme prima dell’esplosione, ha riportato delle ustioni al volto ed è tuttora ricoverato all’Ospedale Moscati di Avellino mentre gli altri due hanno subito solo delle escoriazioni.

A ricostruire l’accaduto, dopo circa un’ora, è stato proprio Carlo Mele che, malgrado il suo handicap motorio, si era precipitato al portone per capire cosa stesse accadendo. «Ero in attesa di alcune persone – ha raccontato il direttore della Caritas – che avrebbero dovuto accompagnare il vescovo ad una funzione religiosa nel Casertano. Francamente, quando ho avvertito un po’ di trambusto, ho pensato che qualcuno stesse bussando con forza. Purtroppo, anzi direi per fortuna, non ho fatto in tempo ad aprire l’anta che ci siamo ritrovati ad essere travolti dalle fiamme e dall’esplosione». Il direttore della Caritas tra l’altro conosce l’autore del gesto, anche perché è garante dei diritti del detenuto nel carcere di Bellizzi.

«È chiaro che lo perdono – ha continuato Mele – e sono pronto ad incontrarlo per ascoltare le sue ragioni. Personalmente sono consapevole dei rischi che corro e quindi li metto in preventivo, ma fa male pensare che tutto sia accaduto alle 17, quando in piazza ci sono già tante persone a passeggiare, tanti bambini a giocare». Scosso ed amareggiato, il vescovo Arturo Aiello, prima di partecipare alla funzione religiosa, si è sincerato delle condizioni dei tre feriti e dello stesso autore del gesto. Prima di ritirarsi in preghiera fino a tarda sera, ha ringraziato quanti hanno manifestato solidarietà alla diocesi. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca e il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, sono stati tra i primi ad inviare messaggi di vicinanza al clero avellinese e a quanti sono rimasti feriti. Rincorso e placcato dopo un inseguimento di quasi un chilometro da un altro cittadino, il bombarolo è stato prima posto in stato di fermo e poi recluso nel carcere di Bellizzi Irpino.

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