venerdì 25 agosto 2023
«La svolta non è più rinviabile» Appello al governo di Adriano Bordignon (presidente Forum): anche l’assegno unico va semplificato. In troppi rinunciano
Bordignon: «Avanti con la riforma fiscale Ma metta al centro le famiglie»

Cristian Gennari

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Riforma fiscale, semplificazione dell’assegno unico, proposta di una conferenza europea sulla demografia. Sono le tre proposte che Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha lanciato ieri sera dal meeting di Rimini. Partiamo dalla riforma fiscale. Se ne parla da anni ma oggi, spiega Bordignon, sembrano esistere le condizioni per questo grande passo.

Perché pensa che oggi finalmente un progetto storico del Forum possa essere fatto proprio dall’attuale maggioranza?

Abbiamo grandi aspettative perché il ddl di riforma fiscale prevede all’art. 5 “la rivisitazione dell’Irpef con particolare riguardo alla composizione del nucleo familiare e ai costi sostenuti per la crescita dei figli, alla tutela del bene casa e della salute delle persone, dell'istruzione”. Ma ancor più per le precise indicazioni in campagna elettorale del presidente del Consiglio sul Quoziente familiare che sarebbe fiscalmente una svolta epocale per il nostro Paese: non fa riferimento sul reddito personale ma si basa sul reddito familiare e va a dividere il reddito complessivo della famiglia per il numero dei componenti del nucleo familiare, andando a considerare, all’interno del calcolo totale, la presenza di figli, o di altri familiari a carico.

Si è sempre detto che si tratta di una riforma improponibile per i costi troppo elevati?

Si tratta di fare delle scelte. Qualsiasi cosa potrebbe sembrare insostenibile, ma se decidiamo di fare scelte concrete per la natalità, dobbiamo partire da qui. Qualcuno dice che siamo al punto di non ritorno. La riforma fiscale è un prerequisito per pensare a un’Italia che sia ancora viva tra trent’anni. L’equilibrio demografico è un traguardo difficilissimo, ma più si ritarda più si creano le condizioni per non realizzarlo mai. Servono passi decisivi per dire alle famiglie, all’intera società, che un figlio è un bene sociale da promuovere e tutelare.

La presidente Meloni ha parlato di Quoziente famiglia, il Forum sostiene da sempre il Fattore famiglia. Tecnicamente su quale formula si dovrebbe puntare?

Siamo molto pratici e non ne facciamo una questione di etichette: Quoziente familiare, Splitting alla tedesca, Fattore Famiglia come sempre proposto dal Forum, sono modelli soddisfacenti sui quali crediamo ci sia il dovere della nostra politica di trovare urgentemente una convergenza. Il Forum delle associazioni familiari chiede che si orienti il sistema tributario italiano verso una maggiore equità orizzontale, il rispetto della numerosità del nucleo familiare e la valutazione del reale reddito disponibile delle famiglie. E non si tratta di una regalia, di un favoritismo, ma di una questione di equità e giustizia fiscale che potrebbe anche concorrere a creare un contesto più favorevole alla natalità.

In questa prospettiva di equità, lei ha anche sostenuto l’urgenza di una semplificazione dell’assegno unico. Cosa non va?

Solo nel semestre gennaio-giugno un miliardo di euro destinato all’assegno unico non è stato distribuito. C’è circa un venti per cento che ne avrebbe diritto che non fa richiesta. O meglio, l’8 per cento non lo chiede neppure, il 12 per cento si accontenta di una quota inferiore a quella a cui avrebbe diritto. E poi ci sono le famiglie affidatarie che hanno una difficoltà enorme nel vedere riconosciuto il figlio affidato nel momento della compilazione dei dati. Ecco perché è necessaria una semplificazione. Chiediamo inoltre che il miliardo “congelato” non venga destinato altrove, ma rimanga a disposizione delle famiglie.

Lei al Meeting ha parlato anche di una Conferenza intergovernativa europea che coinvolga tutti i Paesi della Ue. E ha anche abbozzato un titolo: “Sfide demografiche e futuro dell’Europa: dialogo per una risposta europea comune”. Da dove nasce questa proposta?

L’emergenza demografica è un problema di tutti i Paesi occidentali che non possiamo pensare di risolvere soltanto con l’immigrazione o con le modifiche del sistema lavoro. Tutta l’Europa deve riflettere e agire in tempi rapidi. In Italia poi la denatalità è, come sappiamo, un problema drammatico.

Ma è ragionevole pensare che basti un progetto europeo o anche una riforma fiscale per convincere una coppia a mettere al mondo un figlio?

Alla base ci dev’essere certamente un progetto d’amore. Siamo assolutamente convinti che la nascita di un figlio non è una questione di bilanci e di convenienza economica, ma non si può negare che per la maggior parte delle giovani coppie mettere al mondo un bambino è diventato un costo sempre più pesante. Se da una parte c’è un quadro internazionale dove, dopo la paura del Covid e della guerra, ci si deve confrontare con una incertezza globale diffusa, su quello interno tra aumento dei mutui e rincari della spesa, il quadro è tutt’altro che rassicurante e non certo favorevole ad incoraggiare la natalità. Le famiglie stentano a far quadrare i conti e vivono in una perenne incertezza, mentre la natalità continua a calare anche nel 2023. Nei primi 5 mesi del 2023 i nati sono stati solo 148.249 contro i 150.315 del 2022. La leva fiscale e quella economica sono essenziali se si vuole invertire il trend. Nell’ultimo decennio siamo stati il Paese peggiore per quanto riguarda politiche fiscali e natalità, nei prossimi dieci anni possiamo diventare un faro in Europa.

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