
Detenuti nel carcere di san Vittore a Milano: il più affollato d'Italia - Fotogramma
Sono stati dieci i suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno, mentre in tutto il 2024 ce ne sono stati 90, mai così tanti nella storia recente del sistema penitenziario italiano. Gli ultimi tre decessi sono avvenuti lunedì e martedì scorsi a Livorno, Napoli Poggioreale e Modena, ma le cause devono ancora essere accertate, come per altri 14 casi dal 1° gennaio ad oggi.
Le carceri continuano a scoppiare, come dimostrano gli ultimi dati del Garante Nazionale delle persone private della libertà: i numeri relativi al 10 gennaio 2025, seppur stabili nel confronto coi mesi precedenti, confermano un “surplus” di oltre 10mila unità rispetto alla capienza regolamentare: erano presenti a quella data, infatti, nei 190 istituti di pena operanti sul territorio nazionale, 61.852 reclusi. L’indice di sovraffollamento, quindi, è del 132,05%. Gli stranieri dietro le sbarre sono circa un terzo (19.703) mentre, in totale, i condannati con sentenza definitiva risultano 42.061, gli altri o sono in attesa di primo giudizio o dell’esito di un ricorso.
E continuano ad aumentare le aggressioni (668 nel 2024, cinquanta in più dell’anno precedente) e gli atti di autolesionismo (12.896, ovvero 514 in più). Cresciute anche le manifestazioni di protesta collettiva, come scioperi della fame o della sete, rifiuti di vitto o terapie, astensione dalle attività, percussioni rumorose di cancelli e inferriate (sono state 579 in dodici mesi), rifiuto di rientrare nelle celle. Sette sono state invece le rivolte nell’anno appena trascorso (cinque in più del 2023).
Nuove strutture e più controlli
Il governo risponde all’emergenza carceraria con l’intenzione di creare 7mila nuovi posti. La premier Meloni ieri ha presieduto a Palazzo Chigi un vertice dedicato al piano carceri che stenta a decollare e di cui non si conoscono ancora i contenuti. Alla riunione hanno partecipato il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario Andrea Delmastro, il Commissario per le carceri, Marco Doglio, rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. L'incontro, riferiscono fonti governative, «è stato incentrato sulle strategie per il potenziamento del sistema penitenziario, con l’obiettivo di realizzare 7.000 nuovi posti detentivi», in un’azione determinata «per migliorare le condizioni della pena in fase esecutiva e in genere delle strutture carcerarie». Ma quando? E Come? Entro la fine della legislatura, dicono al dicastero di Largo Arenula. Saranno nuove carceri o ristrutturazioni di edifici già esistenti? Basterà questo per evitare i disagi e le tensioni di un sistema che mostra falle su più livelli?
Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sta predisponendo, inoltre un sistema di controllo centralizzato che consentirà alla Sala Situazioni di Roma di avere accesso diretto e in tempo reale a tutte le telecamere installate negli istituti penitenziari italiani.
L’emergenza a Milano San Vittore
Intanto, come dicevamo, ogni giorno reclusi, operatori, addetti alla sicurezza, devono affrontare situazioni di emergenza al di sopra delle loro possibilità. Come nella Casa circondariale di San Vittore a Milano, il cui indice di sovraffollamento si attesta al 218,3% e dove «la popolazione carceraria non è costituita da criminali o malavitosi conclamati ma all’80% da persone con fragilità sociali, che pescano nelle dipendenze, senza fissa dimora, stranieri soli, malati mentali - ha spiegato il cappellano del carcere milanese don Marco Recalcati intervenendo al convegno promosso dall’Università Cattolica, “Ricostruire la speranza: pena e comunità in dialogo”. «Per dare speranza l'unica cosa è stare vicino – ha aggiunto il sacerdote - attraverso quel gruppo di persone che lavora in carcere, e si tenta di dare le risposte adeguate anche molto piccole».