lunedì 22 giugno 2015
Dopo 9 anni dai fatti per i quali veniva processato, l'ex frate cappuccino Fedele Bisceglia è stato assolto dall'accusa di violenza sessuale su una religiosa. L'amarezza delle consorelle.
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L'ex frate cappuccino Fedele Bisceglia è stato assolto dalla Corte d'appello di Catanzaro dalle accuse di abuso sessuale su una suora che operava nell'oasi da lui fondata. I fatti risalirebbero a prima del 2006, ma la giustizia solo ieri si è pronunciata a favore del frate. In precedenza era stato condannato a nove anni e tre mesi dalla stessa Corte ma poi la Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio. Il segretario di Fedele, Antonio Gaudio, è stato invece condannato a tre anni e quattro mesi di carcere per l'accusa di violenza su un'ospite della struttura. La Cassazione aveva già annullato la precedente condanna nel settembre 2014 rinviando il processo alla Corte d'Appello.L'ex frate cappuccino, tuttora sospeso a divinis,  che non era in aula al momento della sentenza, negli anni Novanta aveva fondato nel cuore della città vecchia un'oasi per l'accoglienza di senzatetto e di barboni con annessa mensa dei poveri. Dopo l'arresto e i provvedimenti dell'autorità giudiziaria era stato allontanato dai superiori dell'ordine francescano dalla struttura e successivamente esclaustrato e sospeso a divinis. Fedele Bisceglia, noto nella città di Cosenza e in tutta la Calabria per il suo impegno a favore dei poveri e per le sue missioni in Africa, in questi ultimi anni ha avviato un'esperienza similare accogliendo ancora i senzatetto e distribuendo aiuti. Negli ultimi due lustri, scanditi dalle fasi processuali e dalle sentenze anche sfavorevoli, si è sempre dichiarato innocente ed ha cercato – anche con iniziative plateali – di difendere il suo impegno e la sua onorabilità chiedendo pubblicamente, più volte, di essere riammesso al suo servizio ministeriale. «Rammarico per questa pagina di storia che oggi si è scritta per la nostra suora e per tutte le donne» è stato il commento della Congregazione delle suore francescane dei poveri in relazione alla sentenza, consorelle della religiosa coinvolta nella vicenda.
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