sabato 21 giugno 2025
Decine di migliaia di persone hanno sfilato a Roma da Porta San Paolo al Colosseo, non sono mancati slogan e striscioni contro Nato e Ue. Flash mob con lenzuoli bianchi e rumore per i bambini di Gaza
Alcuni manifestanti all'arrivo del corteo nei pressi del Colosseo

Alcuni manifestanti all'arrivo del corteo nei pressi del Colosseo - Agnese Paparelli

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«Oggi tocca ai palestinesi, domani potrebbe essere il nostro turno». È questo uno degli slogan che ha accompagnato la manifestazione di ieri, a Roma, contro il riarmo dell’Europa, contro il massacro dei palestinesi e contro tutte le guerre. Da Porta San Paolo fino al Colosseo, i manifestanti sono stati migliaia (più di 100mila, secondo gli organizzatori), con il sostegno di oltre 480 associazioni tra cui Arci, Ferma il Riarmo, Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione PerugiAssisi, Emergency, Greenpeace Italia, Attac e Transform Italia, e organizzazioni sindacali e politiche.

Tra i promotori anche M5s e Avs, ma non il Pd: Elly Schlein non ha aderito all’iniziativa ed è volata in Olanda per seguire il congresso della coalizione dei laburisti-verdi, anche se diversi dem hanno deciso di aderire ed erano in piazza. «C’è un popolo, la stragrande maggioranza, che dice che questa corsa al riarmo è folle. È folle contribuire all’escalation militare, mentre invece si tagliano fondi al welfare», ha commentato Giuseppe Conte, che ha sfilato insieme ai manifestanti alla guida della delegazione pentastellata. Ha poi annunciato che martedì, in occasione del vertice Nato all’Aja, spingerà per la creazione di una rete con altri leader europei per contrastare il riarmo. «L’Italia deve dire no al riarmo, perché armi chiamano armi. Chi pensa che la democrazia si possa esportare con le bombe dimentica l’orrore della Storia», ha commentato Angelo Bonelli, leader di Europa Verde. E Nicola Fratoianni, numero uno di Sinistra Italiana, ha rimarcato: «Siamo nel posto giusto, nel posto dove chi crede nella pace deve essere».

Nessun commento dai tre leader sull’assenza del Pd, ma tra i dem presenti alla manifestazione Marco Tarquinio, europarlamentare ed ex direttore di Avvenire, ha commentato: «Sono qui come persona ma essendo un politico la mia presenza è anche un atto politico e credo che sia così anche per gli altri». Sulle decine di migliaia di italiani presenti alla manifestazione, il deputato dem Arturo Scotto ha aggiunto: «Sono un pezzo di Paese con cui bisogna interloquire senza avere paura anche delle critiche. La mia è una presenza politica convinta». Nonostante le divisioni in piazza, Pd, M5s e Avs hanno presentato insieme una mozione per chiedere al governo la revoca del memorandum d’intesa con il governo israeliano nel settore della Difesa e la sospensione di qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele.

«Non lasciamo che la vergogna di oggi diventi la memoria di domani». Questo uno dei tanti appelli che hanno riecheggiato lungo il tragitto verso il Colosseo tra striscioni e bandiere di ogni tipo, ma soprattutto quelle arcobaleno e quelle palestinesi. «Quando le cose non vanno ci dobbiamo mettere la faccia tutti. Ci siamo sentiti in obbligo ad essere qui» ha detto Mattia da Bologna. Ma tra i partecipanti che hanno sfidato il grande caldo della Capitale, in tanti sono arrivati da ogni parte d’Italia per seguire e supportare un’associazione, un partito, un simbolo, un ideale. Come Ezio, arrivato da Verona. «Sono qua per tutto quello che sta accadendo a Gaza e per la pace in generale – ha detto sventolando una grande bandiera arcobaleno -. Se non ci spendiamo per la pace per cosa dovremmo farlo?».

Numerosi i cori intonati dai manifestanti che hanno accompagnato il corteo come “Siamo tutti anti sionisti” e “Free Palestine”, ma anche “Nessuna guerra, nessun soldato, fuori dalla guerra, fuori dalla Nato” e “Bella ciao”. E proprio “Fuori l’Italia da guerra, Ue e Nato” è il testo del grande striscione che campeggia di fronte al Colosseo all’arrivo della manifestazione. Qui, è stato il frastuono dei bombardamenti su Gaza, registrato sul posto dal palestinese Oussama Rima, a fare da padrone e dare il via al flash mob organizzato. Centinaia di persone si sono stese a terra coperte da lenzuola bianche. Un «gesto corale e potente per rendere visibile, con i corpi, l’annientamento sistematico della popolazione civile palestinese e la devastazione che ogni guerra porta con sé», hanno dichiarato i manifestanti. Subito dopo, tutto il corteo si è unito in un minuto di rumore. «Ci hanno detto che dobbiamo stare in silenzio quando i bambini dormono e non quando i bambini muoiono – ha spiegato una manifestante al megafono -, per questo facciamo rumore».

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