venerdì 27 maggio 2011
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Sull’Expo c’è un accordo bipartisan e i costruttori meneghini hanno già blindato il piano di governo del territorio con una Maginot di ammiccamenti e pressioni: l’impressione è dunque che, se a Milano vincesse il centrosinistra, a essere rivoltato come un calzino sarebbe soprattutto il welfare comunale, vale a dire la gestione di asili nido e scuole dell’infanzia, di assistenza domiciliare e sostegni alle famiglie bisognose... A cambiare le cose non sarà tanto il registro delle unioni civili, che aprirà le graduatorie alle coppie omosessuali, quanto il ribaltamento dei rapporti di forza tra il Comune, la società civile e la Regione. Il centrosinistra vuole riportare il Comune «alla regia» dei servizi. Lo considera «interlocutore principale e prioritario del Terzo settore e del volontariato». Pisapia non ne fa solo una questione di status: «l’organo democratico deve tornare a svolgere il suo ruolo». A partire dalle politiche della salute, sottolinea, «occorre ricostruire un rapporto di reciproca autorevolezza con la Regione, cui é attribuita la gran parte delle competenze e delle risorse». Segue una lunga serie di funzioni di cui «il Sindaco di Milano deve riappropriarsi». Toni e contenuti lasciano intendere che il secondo tempo del centrosinistra, in caso di vittoria, inizierà con l’assalto al Pirellone, considerato la "matrice" delle politiche di centrodestra. Il programma di Pisapia, pur sostenendo di muoversi «anche in un’ottica di sussidiarietà orizzontale», va nella direzione opposta all’autonomia del privato sociale, quel network di associazioni, cooperative e onlus cui il centrodestra ha affidato in questi anni la gestione dei servizi socioeducativi. Alla base, una scelta bipartisan: pur di raggiungere alti livelli d’efficienza, la giunta ha lavorato sia con coop di destra che di sinistra, associazioni laiche e cattoliche, dalla Strada alla Cometa, dal consorzio Sis a Farsi Prossimo. Con la Moratti, il primo fornitore del Comune era la Casa della Carità, schierata con Pisapia. Ora questa fase potrebbe chiudersi: Pisapia promette una selezione delle associazioni «effettivamente rappresentative».Anche la scelta di trasformare i sostegni alle famiglie in incentivi sociali - buoni per i nuovi nati e per i libri di testo della scuola dell’obbligo, contributi per l’assistenza  domiciliare, ecc. - ha permesso di riqualificare la spesa: seguire i bambini difficili in famiglia ha portato a ridurre dell’8% i casi che finiscono in comunità, mentre l’assistenza domiciliare degli anziani (dalle pulizie di casa allo psicologo…) è triplicata. Facendosi carico dell’affitto e delle cure a domicilio si evita il ricovero, con un risparmio di 10 milioni all’anno. Per le famiglie numerose, la Moratti vorrebbe introdurre tariffe calmierate in base al numero dei componenti, che l’Isee non considera: il fattore famiglia costerebbe solo 500.000 euro all’anno. Altra novità, il bonus per i nonni che si occupano dei nipoti mentre i genitori lavorano: diversamente dal nonno-vigile o custode sociale, che nel programma dell’avversario resta organico al sistema pubblico, il centrodestra utilizza questa figura per ricostruire dal basso quella rete di relazioni famigliari e comunitarie che non esiste più. E veniamo ai conti. Pisapia rimprovera all’avversario di «subordinare le politiche sociali a logiche di bilancio». In verità la Moratti ha aumentato la spesa sociale (da 514 a 599 milioni), sottraendola però al controllo dei funzionari comunali: il 50% delle risorse per gli interventi socioeducativi sono state gestite direttamente dal Terzo settore, 263 milioni per pagare i servizi prodotti da 167 enti accreditati. Il modello è, ancora, quello regionale: il cittadino che ne ha diritto riceve un buono da "spendere" presso un ente accreditato, ad esempio una coperativa che offre servizi di assistenza domiciliare, e il sistema, pur garantendo uno standard di qualità predefinito, crea concorrenza e abbatte i costi. Pisapia intende riprendere il controllo della "fabbrica" dei servizi, cui assegna una funzione educativa. Promette «impegno per la scuola pubblica» in quanto «strumento fondamentale per la formazione del cittadino come soggetto cosciente dei propri diritti, dei doveri civici e di relazione sociale». Pensieri che rivelano un’aspirazione illuministica a formare le coscienze attraverso l’ente pubblico: «È alla tradizione municipale che si guarda per un progetto formativo che permetta di collegare i cicli di vita - dal bambino all’adolescente al giovane adulto - in un processo di maturazione del cittadino». L’avvocato vuole «garantire il tempo pieno ad ogni scuola» e aumentare l’offerta di asili nido ma soprattutto insiste sulla necessità di «preservare la gestione diretta delle strutture». Se vincerà, dovrà dimostrare che il Comune-gestore è in grado di mantenere i livelli del Comune-sussidiario. La Giunta uscente è riuscita infatti ad azzerare le liste d’attesa e a creare un sistema di convenzioni con i privati che accoglie, a tariffe uguali per tutte le strutture convenzionate ma differenziate in base al reddito (il massimo sono 470 euro/mese), 11.600 bambini sui 17.000 residenti. Un sistema nato, per ironia della sorte, grazie ai fondi del piano asili della Bindi. Obietta il centrosinistra: «l’accesso ai servizi non è solo la disponibilità dei posti, ma anche il loro costo, le caratteristiche dell’offerta e il rapporto tra scuole e famiglie». Per questo, ci sarà una «revisione della politica tariffaria» e «una progressiva riduzione dei costi per le famiglie». La Moratti ribatte che introdurrà una nuova fascia di reddito per venire incontro al ceto medio... Entrambi sanno che non sono più tempi per gratuità radicali. Tutt’al più, il sindaco uscente, se sarà rieletto, calibrerà la sua politica in modo che i servizi sociali utilizzino le famiglie come "antenna" dei bisogni e organo sussidiario per affrontarli, con aiuti e incentivi, rinviando il più possibile la presa in carico dell’assistito da parte dell’istituzione pubblica, laddove Pisapia cercherà invece di dimensionare gli interventi sull’individuo - titolare della «democrazia partecipativa» - e di mantenerli saldamente in mano all’istituzione comunale e alle sue articolazioni, a partire dai consigli di zona. Visto che il centrosinistra ne ha conquistati nove su nove.
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