giovedì 21 aprile 2011
La Dia di Palermo ha fermato il figlio di Vito: è accusato di avere consegnato ai magistrati un dossier truccato in cui si fa il nome dell'ex capo della polizia. Ciancimino è testimone nella inchiesta sulla presunta trattativa Cosa nostra-Stato.
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L'imprenditore Massimo Ciancimino è stato fermato dalla polizia a Bologna su ordine della procura di Palermo per aver calunniato l'ex capo della polizia Gianni de Gennaro. Ciancimino, già condannato per riciclaggio, è testimone in diverse inchieste di mafia tra cui quella sulla presunta trattativa tra Cosa nostra e lo Stato.Ciancimino è stato fermato da agenti della Dia di Palermo su ordine della Dda palermitana. Il figlio dell'ex sindaco mafioso del capoluogo, infatti, è indagato a Caltanissetta per aver calunniato l'ex capo della polizia Gianni de Gennaro, ma ha prodotto anche alla procura palermitana documenti tra cui uno che sarebbe stato "manomesso" in cui c'é il nome del direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. Il documento è una fotocopia di un foglio redatto da Vito Ciancimino, padre di Massimo, con un elenco di nomi di personaggi delle istituzioni che avrebbero avuto un ruolo nella cosiddetta "trattativa".Da una perizia ordinata dalla Dda e consegnata oggi ai magistrati che conducono l'inchiesta, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido, si evincerebbe che il nome di De Gennaro sarebbe stato scritto in epoca successiva alla redazione del manoscritto. Il documento inoltre sarebbe in contrasto con quanto dichiarato dallo stesso Ciancimino durante gli interrogatori resi alla procura di Palermo."Sono sereno e certo di poter chiarire tutto domani nel corso di un interrogatorio". Lo ha detto Massimo Ciancimino fermato dalla Dia mentre era in auto lungo l'autostrada all'uscita da Bologna, coi familiari, diretto in Francia per trascorrere le vacanze pasquali. Ciancimino ora si trova in questura a Bologna. "Mi si contesta - aggiunge- la falsificazione di un documento sugli oltre 250 consegnati ai magistrati. Ho sempre detto di non conoscere l'origine del materiale che fornivo alle procure. Non comprendo però il fatto che mi venga contestato il pericolo di fuga visto che ho sempre collaborato e nei prossimi giorni sarei tornato a Palermo per essere sentito dai magistrati".
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