giovedì 6 luglio 2023
A Varsavia il bilaterale serra i ranghi di Ecr in vista dell’eurovoto: «Chi spera in divisioni s’illude». Morawiecki annuncia un referendum su immigrazione e Ue
Meloni e Morawiecki al Palazzo sull'Acqua di Varsavia

Meloni e Morawiecki al Palazzo sull'Acqua di Varsavia - Ansa

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Affacciata dal colonnato dell’incantevole Palazzo sull’Acqua, storico edificio classicista nel Parco Łazienki di Varsavia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sorride al premier polacco Mateusz Morawiecki. «Nella quasi totalità delle questioni che ci troviamo ad affrontare a livello di Consiglio Europeo - argomenta lei stessa - ci basta davvero uno sguardo per sapere che avremo una posizione condivisa». Nessuna incrinatura del rapporto fra i due leader, dunque, nonostante il muro di sbarramento alzato in Consiglio europeo (anche a svantaggio degli interessi italiani) proprio da Polonia e Ungheria sull’intesa su immigrazione e asilo. L’asse che nel gruppo politico di Ecr tiene insieme Italia e Polonia, dicono i due premier, resta saldo.

Se si scava sotto la superficie dei sorrisi e della diplomazia, si comprende come - nell’ostentazione della concordia fra i due alleati - abbiano un peso le strategie in vista del rinnovo dell’Europarlamento. Finora Meloni ha glissato sia sulle sortite di Matteo Salvini che sui veti del forzista Antonio Tajani ai sovranisti alleati della Lega (il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd). Ma qui a Varsavia - nella tre giorni di studi organizzata da Ecr - dice la sua, prevedendo che sarà un anno «entusiasmante ma duro», perché il voto europeo di primavera sarà preceduto da quelli in Spagna a fine luglio e in Polonia in autunno. Sul piano economico, la congiuntura è complicata: ci sono in ballo le trattative sul Patto di Stabilità e sul Pnrr, oltre a quelle sull’immigrazione. E nella corsa verso l’eurovoto, una parte del Ppe strizza l’occhio alle destre. Ma alla leader di Fdi non piacciono le «alchimie» o «i bilancini». Da presidente di Ecr, addita come «unico obiettivo» quello di «rafforzare la nostra famiglia» per «avvicinare tutti i partiti simili ai nostri» perché «comunque vada, i Conservatori dovranno essere determinanti dopo le elezioni europee».

L’unità di intenti viene ribadita apertis verbis: «Quelli che pensano che ci possiamo dividere si stanno illudendo. Non c’è divisione, perché lavoriamo su come fermare la migrazione illegale, non su come gestirla», dice Meloni. E ancora: «Ammiro la forza con cui Mateusz difende i suoi interessi nazionali, così come spero che lui ammiri la mia, perché cerco di fare la stessa cosa». E Morawiecki ricambia («Grazie, Giorgia, per questa collaborazione così stretta»), dicendo di credere «fermamente che quest’onda conservatrice verrà rafforzata» e che «l’alleanza italo-polacca si replicherà in altri Paesi». Poi tocca la questione dell’approvvigionamento di materiale bellico all’Ucraina: «Fra un po’ a Vilnius ci sarà il vertice Nato. Italia e Polonia hanno una posizione molto simile, se non identica. Essere passivi sarebbe pericolosissimo. Polonia e Italia aiutano l’Ucraina, forniamo le armi», scandisce il premier, elogiando la collaborazione, con «un’impresa italiana eccellente, Leonardo AgustaWestland», che nel 2022 ha vinto una commessa da 1,75 miliardi di euro per la fornitura di 32 elicotteri alla Difesa polacca.

Nel quadro generale di concordia, restano le spine della trattativa Ue sul pacchetto immigrazione e asilo. Varsavia oppone un secco nie sia al Piano che alla modifica dei Trattati per decidere a maggioranza qualificata, anziché all’unanimità. Anzi, Morawiecki rilancia annunciando «un referendum, perché i polacchi possano dire la loro sull'immigrazione irregolare, su chi è il padrone: l’Ue o un Paese sovrano». Per la Polonia, «sigillare i confini esterni è importante. Se non controlliamo la migrazione irregolare, rischiamo di vedere nelle nostre strade ciò che vediamo ora in altri Stati membri», afferma il primo ministro polacco, alludendo ai disordini in Francia. Ancora, Varsavia non accetta di «pagare» una somma per ogni richiedente asilo non ricollocato. Affermazioni a cui risponde la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson: verso la Polonia «non è previsto alcun trasferimento obbligatorio» di profughi, anzi è probabile che l’Ue alleggerisca il carico del milione di ucraini ospitati in terra polacca.

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