giovedì 21 novembre 2019
«Casa Comune»: un appartamento low cost per gli studenti stranieri
Il living di Casa Comune

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NoLo (Nord Loreto): da ex-Bronx a nuova Soho milanese? “In un certo senso sì”, dice Luca Poggiaroni, il fondatore del rivoluzionario progetto appena realizzato in Via Arquà 10, una strada ancora ai margini in uno dei quartieri con la più alta concentrazione di immigrati a Milano, dove i cittadini stranieri sono più del 20%, con punte, come in via Padova, anche dell'80%. Non mancano situazioni di spaccio e prostituzione. Proprio qui, è nata “Casa Comune”: un appartamento di 20 mq pensato per la convivenza a basso costo di studenti stranieri a Milano.

«Una zona sempre sull'allerta. Mi ha fatto pensare al Medio Oriente»

"NoLo è una zona in cui si sta sempre sull’allerta - spiega Poggiaroni - e proprio questo, dopo aver scritto una tesi in Storia delle religioni, con una forte attenzione anche sul Medio Oriente, ha evocato in me la costante situazione di incertezza tipica di questa regione”. Sembrava una follia, ma alla fine la sua idea è diventata realtà. Grazie al contributo di un architetto israeliano e uno palestinese, che hanno studiato a Milano. “Mentre cercavo un immobile in cui investire mi sono trovato nei 20 mq di via Arquà e qualcosa mi ha fatto immediatamente pensare al legame tra questo piccolo appartamento e il territorio conteso di Israele e Palestina”. Anche per questo - racconta Poggiaroni - gli architetti hanno scelto di utilizzare elementi tipici di questa terra”. Pietra di Gerusalemme per il pavimento, elementi di ulivo, albero tipico della regione e simbolo di pace, e acciaio, come il materiale della barriera di sicurezza, per non dimenticare i decenni di conflitto nella regione.

Conflitto e convivenza


Conflitto e convivenza sono il comune denominatore di questo progetto: “Le religioni sono solo diverse manifestazioni di un’unica spiritualità, e questo non ha nulla a che fare con la politica.” commenta l’architetto Mahmoud Ashmawi, nato in Siria, a Damasco, figlio di rifugiati palestinesi, che ora vive a Riad, in Arabia Saudita. “David è un amico: per lavorare insieme al progetto ci siamo sentiti tutti i giorni al telefono per mesi”.

Un progetto simile nei Territori

Si riferisce a David Noah, israeliano di Gerusalemme, che replica: “Con Mahmoud ho instaurato un rapporto che, stando in Israele, non avevo mai avuto con nessun altro palestinese”. Noah oggi vive a Tel Aviv e insegna architettura all’Università di Ariel, nei Territori: “ora puntiamo a un progetto tra studenti israeliani e palestinesi, qui sul territorio”.

Un primo mattone per la pace


Anche l’esecuzione dei lavori è stata affidata a un palestinese: Talal Qaddura, nato ad Amman, Giordania, da genitori rifugiati: “Quando Luca mi ha contattato per realizzare questo lavoro ho accettato immediatamente. – commenta Qaddura - Devo ammetterlo: per me Israele rappresenta il nemico, ma non lo sono gli israeliani. Ciò che abbiamo realizzato a Milano ne è la prova: un primo mattone con cui costruire un più ampio progetto di pace”.


Nell’accettare la sfida questi professionisti si sono anche assunti il rischio di essere fortemente criticati, se non apertamente minacciati, da voci estremiste dei loro Paesi di appartenenza. Ma hanno saputo guardare oltre. Proprio come Casa Comune, che con un complesso processo di soppalcatura ha voglia di diventare grande, aprendo a quella nuova generazione di studenti che potranno convivere insieme dividendosi lo spazio. Ricorda qualcosa?

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