giovedì 21 dicembre 2017
Testimoni di giustizia, sì alla legge. Ius culturae, margini stretti
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Ius culturae sempre più lontano, invece viene approvata la legge sui testimoni di giustizia. La corsa al fotofinish della legislatura regala novità di segno contrario. Passa all'esame dell'Aula del Senato praticamente all'unanimità (179 sì, nessun contrario e nessun astenuto) Senato il disegno di legge che tutela i testimoni di giustizia. Il provvedimento, che era già stato approvato alla Camera, diventa quindi legge. «Un risultato di carattere eccezionale destinato a fare la differenza nel sostegno a coloro che, da onesti cittadini, hanno testimoniato nei processi contro le mafie. Da presidente dell'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia - afferma Ignazio Cutrò – non posso che esprimere tutta la nostra gioia».

La nuova legge introduce una definizione più stringente di testimone di giustizia come figura distinta dal collaboratore di giustizia. Non è un pentito, non ha commesso alcun reato, è solo una vittima o un testimone di un crimine che decide di denunciare i fatti alle autorità e come tale va tutelato per i rischi cui va incontro. Per contro chi calunnia al solo scopo di accedere alle misure di protezione vedrà la sua pena aumentata fino alla metà. Le misure finalizzate alla protezione del testimone saranno personalizzate attraverso misure progressive di tutela in base alla attualità e gravità del pericolo. Previsto anche un sostegno economico e misure di reinserimento sociale e lavorativo. Viene anche istituita la figura del tutor.

«Una bella notizia e un segnale importante al Paese anche perché raggiunto con un voto unanime», dice la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, e prima firmataria della proposta. «Un giusto e doveroso riconoscimento verso quelle persone che si sono messe in gioco per il bene di tutti, scegliendo di non tacere di fronte a fatti molto gravi di cui sono state
testimoni», afferma Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera.

Invece restano ristretti i margini per veder approvata entro questa legislatura la legge di riforma della cittadinanza. La norma è stata
calendarizzata al Senato, ma con lo scioglimento delle Camere in programma – quasi certamente – entro fine anno i margini di tempo per esaminare il testo sono davvero esigui, così come esigui sono i margini di consensi. Il capogruppo del Pd si è augurato che il governo voglia apporre la fiducia, in presenza della mole di emendamenti presentati. Ma è molto difficile che il governo in
questa fase possa esporsi al rischio di una bocciatura in aula. Andando sottocon la fiducia infatti il governo perderebbe la pienezza delle sue funzioni,con gravi ripercussioni in vista non solo nel periodo di campagna elettoralecui andiamo incontro, ma anche del periodo successivo in cui, in attesa di trovare il bandolo della matassa per individuare una nuova maggioranza scaturita dal voto, c’è bisogno che vada avanti il governo precedente non sfiduciato e quindi ancora nella pienezza delle sue funzioni. «Lavoriamo fino all’ultimo», ha assicurato il ministro Graziano Delrio, fra i fautori più convinti della norma sullo ius culturae, per la quale il senatore Luigi Manconi continua la sua campagna di mobilitazione. Una legge «importante» anche sotto il profilo della sicurezza, concorda il ministro dell’Interno Marco Minniti. Un «diritto fondamentale», ribadisce il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Ma le speranze di vederlo tramutato in legge nell’arco di questa legislatura sono ormai ridotte al lumcino. “Liberi e Uguali” polemizza, parla di «finta calendarizzazione».


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