sabato 19 novembre 2011
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Per una singolare concomitanza degli avvenimenti, l’"Abc" della politica italiana si confronta sui temi bioetici in una giornata tra le più significative della vita politica. Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, moderatore della tavola rotonda, infatti con una battuta trasforma in un acronimo la compagine dei leader di Pdl, Pd e Udc, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini che dibattono sul manifesto di nell’ambito del convegno di Scienza&Vita. «Non potevate scegliere un giorno più importante», osserva Casini commentando il timing indicato dall’organizzazione guidata da Lucio Romano, deciso tempo addietro, quando non si poteva immaginare che il confronto dei tre big (il leghista Roberto Maroni, pur invitato è assente per impegni non rinviabili) avvenisse a ruota del voto di fiducia ad un nuovo governo. E inevitabilmente l’attualità rivendica i suoi diritti quando Tarquinio sottolinea che «il tempo di sacrifici che ci attende richiede di precisare su quali basi antropologiche costruire la ripresa, perché la qualità del futuro si gioca nella distanza tra l’umano e il disumano». Alfano richiama l’agenda bioetica del governo Berlusconi sulla tutela della vita umana dall’inizio, nella condizione di disabilità e nel fine vita. Richiama poi l’impegno in difesa dell’umano nei confronti della mera utilizzazione come materiali biologico, dei criteri etici della ricerca. E garantisce «la coerenza tra ciò in cui si crede e ciò che si fa». Il segretario del Pdl si dice convinto che il suo partito «non ha tradito questo impianto» e rimarca che «la vita Qualcuno la dà e la toglie, e non è il Parlamento». Per l’ex ministro della Giustizia «la persona viene prima dello Stato», come «la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, che è il nucleo centrale della società». Alfano coniuga poi il tema in della libertà economica in chiave di sussidiarietà, richiamando il motto «più società e meno Stato», articolandolo nei campi della educazione, della sanità, del fisco (8 o 5 per mille). Bersani è sollecitato a confrontarsi sui temi «non negoziabili» dal richiamo fatto da Tarquinio ad un impegno sottoscritto in questo senso da quattro esponenti della cultura di sinistra. «Sono segretario di un partito di credenti e non credenti, e questo ci appassiona nella ricerca di una base comune» esordisce il leader del Pd, che in nome del suo «umanesimo forte» arriva perfino a ammettere «il diritto naturale» esplicitato da alcune costituzioni, in primis quella italiana, perché «il diritto non può essere una mera convenzione, assoluta relatività», salvo poi concludere che i cristiani meglio di altri possono «comprendere il senso del relativo». Bersani accusa i credenti di «offendere profondamente l’umanità dei laici», se non riconoscono che tra quest’ultimi c’è gente che «ha dato la vita nel nome della libertà e della dignità dell’uomo». Per il leader dei Democratici, inoltre, Scienza&Vita non ha approfondito del tutto il ruolo del mercato e della tecnologia, che a suo dire aiutano la consapevolezza. «Per esempio sulla vita nascente, le nuove tecnologie inducono riflessione e cautela», mentre nel caso del fine vita possono «creare dipendenza». In questo campo il "numero uno" del centrosinistra si scaglia contro «la impersonalità della tecnologia e la impersonalità della norma». Evoca una condizione dei pazienti terminali di fronte a «morte irta di tubi», atterriti non dalla sofferenza e dal dolore, ma dal timore di perdere «la dignità». In conclusione il segretario dei democratici lancia una accorato appello al «compromesso», spiegato etimologicamente come «un promettere assieme», alla discussione, ad «una legislazione cauta», per evitare nella nuova situazione politica «esiti divisivi». «Un Parlamento non può decidere a mezzo a mezzo come deve morire una persona», dice. I «grovigli» attorno al fine vita, puntualizza Tarquinio introducendo l’intervendo del leader udc, nascono spesso da una rappresentazione mediatica distorta come è avvenuto nel caso di Eluana Englaro, nella cui degenza non c’è stata nessuna «tortura», ma una pura cura nella somministrazione di acqua e cibo. L’ex presidente della Camera confessa di trovarsi sui temi bioetici più vicino al pensiero di Alfano che a quello di Bersani. Il leader centrista ricorda come «il governo che ha appena avuto la fiducia non abbia e non possa avere in agenda temi come questi», ma la «amplissima» maggioranza parlamentare che finora ha sostenuto il provvedimento può essere ancora «assicurata» in Parlamento. Infatti Casini richiama «nel merito» i capisalidi bioetici del suo partito a cominciare dalla tutela della vita. Ma vuole premettere una considerazione di «metodo». «Stiamo molto attenti – sostiene Casini – al parlamentare che forzando le questioni si espone al cambiamento in ogni legislatura. Si deve procedere ma in modo da consolidare i processi normativi. Guai ad operare mutamenti ogni volta che cambia la maggioranza, su materie così delicate che incidono sulla dimensione umana, della vita della famiglia, della società che noi vogliamo costruire». Per questo «non si deve perdere l’occasione irripetibile di parlare di questi temi» antropologici, e di «trovare una base di condivisione sempre più larga».
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