giovedì 31 marzo 2016
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PALERMO U fficialmente aveva denunciato le estorsioni, ma in realtà avrebbe fatto affari con la mafia per piazzare il suo calcestruzzo. C’è anche un imprenditore antiracket, Vincenzo Artale, 64 anni, tra i cinque arrestati ieri dai carabinieri di Alcamo, nel trapanese, e del Ros, nell’ambito di un’inchiesta antimafia coordinata dalla Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, sul territorio dominato dal boss latitante Matteo Messina Denaro. In carcere è finito anche il capo della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, Mariano Saracino, già condannato e ritenuto vicinissimo al superlatitante. Dalle indagini è venuto fuori che Saracino avrebbe imposto la fornitura di calcestruzzo a diversi imprenditori impegnati in opere private e pubbliche, dai lavori al cimitero di Castellammare alla manutenzione di un tratto stradale dell’Anas in territorio di Alcamo. Il fornitore 'ufficiale' sarebbe stato appunto Artale, che nel 2006 aveva denunciato chi gli aveva chiesto il pizzo, ma sarebbe poi diventato l’imprenditore di riferimento, con la sua ditta Inca, per il nuovo capomafia. Artale aveva la fama di uomo con la schiena dritta, nominato pure nel collegio dei probiviri dell’associazione antiracket di Alcamo. «Un’operazione di facciata per fare affari», dicono ora i carabinieri di Trapani, coordinati dal comandante provinciale Stefano Russo e dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Teresa Principato. «Gli imprenditori hanno iniziato a collaborare e continuano a farlo. L’ultima denuncia l’abbiamo raccolta proprio in questi giorni», aggiunge il colonnello Russo. E di «antimafia di facciata dietro la quale si nasconde poi la commissione di reati di notevole entità» parla la Principato -. Artale risulta essere una vittima della mafia ma al contempo, questa ormai la contraddizione di Cosa nostra, era colluso e si giovava delle intimidazioni della mafia per ottenere commesse e lavori». E le indagini potrebbero riservare altre sorprese, come dice il procuratore Lo Voi: «Ci sono indagini in corso su alcune opere pubbliche e private che potrebbero essere stati eseguite con calcestruzzo depotenziato. Alcune sono appalti ultimati, altre da completare». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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