giovedì 28 ottobre 2021
Alla Conferenza alla Farnesina dedicata alle donne e gli uomini in missione il grazie di Mattarella. Di Maio ricorda Attanasio e l'impegno per la libertà religiosa. Testimonianze dai 5 continenti
Missionario in Amazzonia

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Valorizzare l'attività umanitaria dei missionari italiani, fattore di promozione e moltiplicatore della presenza dell’Italia nel mondo. Sono 7mila - 4mila sacerdoti e religiose, 3mila laici - e sono impegnati in tutti i continenti nei campi dell'evangelizzazione, dell'educazione, della formazione professionale, dell’assistenza sanitaria. Uno strumento essenziale di promozione sociale delle comunità locali, spesso a difesa dei diritti umani fondamentali, non di rado ultimo baluardo in difesa della dignità della persona in aree devastate da violenza, carestie, calamità naturali. È il quadro emerso stamattina alla prima Conferenza del Missionari italiani nel Mondo, organizzata alla Farnesina dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha visto tra gli altri gli interventi del ministro Luigi Di Maio, del Segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede monsignor Paul Richard Gallagher. Numerose le testimonianze - molte in streaming dall'estero - di missionarie e missionari italiani. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio.

Nel suo saluto il presidente Mattarella ha voluto «testimoniare la riconoscenza delle istituzioni nei confronti del ruolo, spesso silenzioso ma essenziale, dei missionari italiani nel mondo. Il loro contributo è stato, se possibile, ancor più rilevante nelle fasi più acute della pandemia, specialmente alle latitudini più remote e in aree di crisi». Mattarella ha definito «inestimabile l'esperienza» dei missionari italiani che «condividono con le comunità ospitanti l'orizzonte di un futuro migliore. Il loro contributo, del quale tutti possiamo andare fieri, è apprezzatissimo dai Paesi di accoglienza e dagli italiani all'estero. Anche la nostra rete diplomatica e consolare ne conosce bene l'operato, che spesso si traduce in un'azione di sostegno e assistenza».

Come quella che caratterizzava lo stile dell'ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, assassinato a febbraio scorso. Il ministro Luigi Di Maio ha ricordato come Attanasio «facilitasse l'opera dei missionari sul campo con entusiasmo e professionalità». Il diplomatico era «testimone diretto della dedizione, dell'altruismo e delle capacità delle missionarie e dei missionari italiani in Africa». Per il ministro Di Maio «la presenza dei missionari italiani, attivi in ogni continente, costituisce un patrimonio di valori radicato nell'identità culturale del nostro Paese e una prova costante di altruismo, apertura verso l'altro e dialogo, che da lustro internazionale all'Italia». Il loro contributo, ha proseguito Di Maio «è essenziale almeno sotto tre aspetti: l'assistenza ai più vulnerabili nelle "periferie del mondo"», il ruolo «di sostegno alle comunità italiane all'estero» e «l'opera di sensibilizzazione alle responsabilità condivise dinanzi alle attuali sfide globali». Il ministro ha ricordato la «drammatica conseguenza della capillare opera» dei missionari: «Molti sono i missionari sequestrati o uccisi a causa della loro fede o per il loro operato in favore dei più deboli». Il ministro ha ribadito «l'impegno dell'Italia sul piano internazionale per promuovere la libertà di religione».

Monsignor Gallagher ha voluto ringraziare i missionari «per il loro esempio e la loro testimonianza». Donne e uomini «che non hanno timore dei cambiamenti, che non si aggrappano alle consuetudini». Cristiani per i quali «il viaggio vuol dire costruire, perché la missione è saper lasciare le proprie certezze per darne altre». Il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ha ricordato come «da qualche tempo il Pontefice ha promosso un'iniziativa volta a diffondere i valori missionari anche nei giovani diplomatici della Santa sede, che per un periodo di circa sei mesi vivranno l'esperienza dei volontari». Un "tirocinio" che per Gallagher «è un tipo di maturazione della fede».

Ma i missionari sono anche «un pezzo di soft power italiano nel mondo e vogliamo riconoscerglielo», ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri Roberto Della Vedova, ricordando che non dobbiamo essere orgogliosi solo «dei cervelli in fuga o degli imprenditori italiani nel mondo che aiutano a promuovere l'immagine dell'Italia». Della Vedova ha voluto ringraziare il ministro di Maio per il sostegno «a questa prima Conferenza dei missionari, che ho fortemente voluto».

Molte le testimonianze di missionari italiani dai cinque continenti: da padre Luca Bergamaschi, a nome dell’Operazione Mato Grosso in Perù, a suor Anna Molinari, missionaria canossiana in collegamento da Darwin, Australia, da padre Livio Maggi, del Pontificio Istituto Missioni Estere, in video da Yangon, Birmania, a suor Maria de Lurdes Lodi Rissini, missionaria scalabriniana collegata da Johannesburg, Sudafrica, infine da Jerevan, in Armenia, suor Benedetta Carugati, della Congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta.

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