sabato 17 ottobre 2009
La decisione del parlamentino delle toghe presa all'unanimità: «A rischio il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato». Ora le assemblee aperte nei singoli distretti decideranno come procedere, vagliando anche la possibilità di scioperare.
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L'Associaziona nazionale magistrati proclama lo stato di agitazione, convocando assemblee in ogni distretto aperte a tutti i magistrati per valutare le iniziative da intraprendere, compreso lo sciopero. È quanto ha deciso il parlamentino delle toghe all'unanimità, esprimendo "viva preoccupazione per il clima di costante tensione che attraversa il Paese e che oggi ha coinvolto anche le massime autorità di garanzia, con il rischio di alterare il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato".La decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano, scrive il sindacato delle toghe nel documento approvato al termine della riunione del comitato direttivo centrale, "ha rappresentato una nuova occasione per gli ennesimi attacchi e invettive nei confronti della magistratura e dei singoli giudici, che in ragione delle loro decisioni giudiziarie, sono stati impropriamente trascinati sul terreno della contrapposizione politica e accusati di 'disegni eversivì". In questo quadro, "appare stupefacente e vergognoso - ribadisce l'Anm - che il giudice Raimondo Mesiano, reo unicamente di aver pronunciato una condanna della Fininvest al pagamento di una somma di denaro in una controversia civile, venga spiato e inseguito dalla rete televisiva di tale gruppo mentre compie le proprie attività quotidiane, che riguardano esclusivamente la sua intimità, al fine di denigrare e svilire la sua persona, così come riferite anche attraverso riferimenti ad asserite conversazioni private del medesimo magistrato".L'Anm contraria alla riforma costituzionale. "Difenderemo ad oltranza i valori della Costituzione". Lo ha detto il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, interpellato a margine della riunione del parlamentino delle toghe, sulle riforme annunciato dal Governo in materia di giustizia. "Stiamo vivendo un clima di tensione in cui l'Anm non vuole essere trascinata. Diciamo no ad una riforma costituzionale, difendiamo l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati nell'interesse dei cittadini - ha spiegato Palamara - vogliamo una riforma della giustizia per processi più veloci. Su questo tema siamo sempre pronti a confrontarci". Le polemiche degli ultimi giorni, scoppiate dopo la sentenza sul Lodo Alfano e "gli ignobili attacchi rivolti a colleghi - aggiunge il leader del sindacato delle toghe - non ci intimidiscono, ma è forte il malcontento all'iterno della magistratura". A chi gli chiede se sia possibile arrivare anche ad uno sciopero, Palamara risponde: "Noi abbiamo un senso di responsabilità, siamo qui per discutere le iniziative più opportune da adottare". In merito poi ad una riforma relativa all'elezione dei componenti del Csm, il presidente dell'Associaizone magistrati ricorda come "al nostro interno abbiamo avviato una discussione per una autoriforma anche per selezionare i rappresentanti al Csm. Ma altro è il ritorno al passato, prima della nascita della nostra Costituzione, con i pm sotto il controllo dell'Esecutivo".Mancino: «Assurdo un Csm sottoposto al ministro». "Quando ci sarà una proposta definitiva che rientra nei poteri del governo, allora ci esprimeremo". Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, a margine di un convegno sull'economia mafiosa ad Avellino, risponde così alle domande sul dibattito intorno alla riforma della giustizia. "Per ora ci sono solo propositi, - prosegue Mancino - molti velleitari, molti duttili e prudenti, molti altri non ancora definiti. Al momento - continua il vicepresidente del Csm - non c'è un testo ufficiale di riforma e quindi non si può esprimere un parere". Poi sulla indipendenza della magistratura Mancino replica "a chi dice che bisogna fare un doppio Csm, io dico che non si può, perché uno dei due dovrebbe andare sotto il controllo del ministro della giustizia, il che è assurdo. O si è giudici e si è indipendenti, - conclude Mancino - oppure si è qualcos'altro e bisogna quindi vedere cosa si intende per questo qualcos'altro".
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