venerdì 24 agosto 2012
COMMENTA E CONDIVIDI

Erano tutti lì, nella grande sala della prefettura, i sindaci del Napoletano, i vari assessori all’Ambiente, i massimi dirigenti delle Forze dell’Ordine. I membri del “Coordinamento comitato fuochi” hanno consegnato la copia del comunicato precedentemente preparato, nel quale chiedono, per poter risolvere il dramma dei roghi tossici, che vanga istituito un sistema satellitare di tracciabilità dei flussi dei rifiuti e l’inasprimento delle pene per i reati di trasporto e smaltimento illegale. Chiedono, inoltre, la videosorveglianza per le zone maggiormente interessate dal fenomeno dei roghi, un coordinamento tra le varie amministrazioni locali, e controlli efficaci dei fenomeni di evasione fiscale.

L’inizio dell’incontro è solenne. Non vola una mosca. Sua Eccellenza il Prefetto prende la parola e fa il punto sulla questione degli incendi in provincia di Napoli. Purtroppo si parla di incendi boschivi, di rifiuti urbani e delle ecoballe di Acerra date alle fiamme sabato notte. Si fa riferimento anche ai roghi tossici ma in maniera piuttosto blanda. Si parla delle difficoltà a tutti note in cui versa la Campania. Si richiama al dovere di tutti. I responsabili provinciali e regionali e alcuni sindaci, mettono le mani avanti ricordando che cosa si è fatto in questi anni. Non negano il problema ma lo rimpiccoliscono terribilmente. Altri sindaci, invece, dicono chiaro e tondo che non hanno risorse né personale sufficiente per arginare la piaga dei roghi, in territori molto estesi e con la presenza dei Rom che si rendono complici del misfatto. Ancora una volta l’accento cade sulla maleducazione dei cittadini che non rispettano le regole del vivere civile. Molti sono i lamenti che si levano dalla sala. Le difficoltà che tante volte, attraverso Avvenire, abbiamo sottolineato vengono a galla una alla volta.

Le campagne dove bruciano di più i roghi sono a cavallo delle province di Napoli e Caserta, i paesi interessati si intersecano tra loro e tutto ciò rende difficile l’intervento delle forze dell’ordine. Il Prefetto ascolta ma fa capire chiaramente che ognuno deve fare il suo dovere e che spetta ai sindaci e alle varie amministrazioni l’onere di controllare il proprio territorio. Occorre mettersi insieme. Creare sinergia. Noi lo stiamo consigliando da mesi. Qualcuno, ingenuamente, chiede al Prefetto che se ne faccia carico. Lui, gentilmente, rimanda la palla al mittente. Per farlo, sembra dire, non occorro io. Siamo veramente in tanti in questa sala. Gente importante. Molti uomini in divisa con stellette e torri. Non capisco come è possibile ai disonesti farla franca e continuare ad avvelenare la vita di migliaia di esseri umani con tante persone di talento e buona volontà a guardia del creato e delle creature.

Prende la parole il dottor Marfella, del “Coordinamento”. La sua è una disamina ad ampio raggio della tragedia dei roghi tossici. «La verità – dice – è che a ognuno di noi qui presente sono stati rubati almeno due anni di vita. La salute della gente è in pericolo. E non si dica più che si sta facendo allarmismo…». Il silenzio si fa ancora più pesante. Tutti, in questa sala, sanno che sta dicendo il vero. Strano, è da un medico volontario che viene la denuncia a chiare lettera e con una passione che fa tremare i polsi. Anch’io prendo la parola. «Sono un prete – dico – e porto a tutti voi il grido della nostra gente. Nelle nostre zone respirare è diventato un lusso. C’era un tempo in cui dalla città si andava verso la campagna, adesso dalle campagne ci portiamo in città, perché lì roghi tossici non ce ne sono». l’incontro va avanti. Piccole promesse, non proporzionate al dramma che viviamo.

Alla fine il Prefetto stabilisce di rivederci tra 45 giorni per capire che cosa è stato fatto. Ma ancora una volta ricorda ai sindaci le loro responsabilità. Responsabilità che – hanno già detto – non hanno la forza di affrontare. E la serpe continua a mordersi la coda…

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: