sabato 21 marzo 2009
Alleanza nazionale si prepara all’ingresso nel Popolo della libertà, tra patrimoni da gestire e scelte da fare in vista del nuovo soggetto unitario. Duello a distanza Ronchi-Frattini. Oggi e domani congresso per entrare nel Pdl.
COMMENTA E CONDIVIDI
Dura quasi duecento minuti l’ultimo vertice di Alleanza nazionale. Un 'faccia a faccia' tra Gianfranco Fini e tutto lo stato maggiore del partito squisitamente operativo. «Una riunione organizzativa... Abbiamo messo sotto i riflettori sedi, patrimoni... Abbiamo parlato dei futuri coordinatori, ma è tutto già noto: a noi andranno Veneto, Lazio, Puglia, Calabria, Sardegna ed Emilia Romagna», assicura il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, che ammonisce: «Non appassionatevi alla tecnicalità». Ed invita ad aspettare la partenza al congresso che con il voto di domani darà il via libera alla confluenza di An nel Pdl. Intanto, tutto è pronto per l’avvio di questa mattina. Un coro di voci bianche aprirà l’evento con l’Inno di Mameli. Poi, toccherà a Ignazio La Russa parlare ai 1.800 delegati (arriveranno da tutta Italia alla Nuova Fiera di Roma) in apertura delle assise. Nel pomeriggio sarà la volta del presidente del Senato Renato Schifani. Ma l’intervento più atteso è senz’altro quello di Gianfranco Fini, fissato per la tarda mattina di domani. Si marcia a tappe forzate verso la nascita del Pdl che proprio tra una settimana celebrerà il suo primo congresso e Fini non si candida per i prossimi anni a una infruttuosa guerriglia di contrapposizione con l’incontestato leader del partito che nasce, Silvio Berlusconi. Fini camminerà lungo un percorso suo, fatto di contenuti, scelte e posizioni assunte nel segno di una destra nuova, plurale, aperta, aconfessionale, includente. E lo spiegherà nelle ultime assise di An a chi ancora non ha del tutto assimilato la nuova svolta, come ha di nuovo fatto parlando con i colonnelli nel giorno della vigilia. A metà pomeriggio le agenzie di stampa provano a ricostruire l’ultimo vertice di An. I retroscena si accavallano. Anche le frasi attribuite a Fini e in serata smentite dal portavoce. Una fa titolo: «Confluire nel Pdl non significa che bisognerà dire signorsì». Fini riunisce i 'colonnelli' e i responsabili organizzativi. C’è tutto lo stato maggiore del partito. Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Gianni Alemanno, Andrea Ronchi, Donato La Morte (sarà lui ad avere le 'chiavi' della fondazione che dovrà gestire il patrimonio del partito), Marco Martinelli... Fini parla, guarda avanti e disegna un percorso: «A noi competerà il ruolo dell’elaborazione politica, dovremo indicare la strategia da portare avanti e quando si tratterà di decidere lo faremo insieme, e non saremo certamente succubi». A tratti sembra affacciarsi il problema di sempre: Berlusconi monarca? Andrea Ronchi, ministro per le Politiche europee e ascoltato collaboratore del presidente della Camera non la pensa così: «Fini e Berlusconi sono a pari titolo i due leader di questo grande partito che è il Pdl». Un altro ministro come Frattini, da sempre amico e consigliere del premier, la pensa però diversamente: da 15 anni un solo capo, Berlusconi. Non è però uno sgarbo all’inquilino di Montecitorio. E nemmeno ad An con cui c’è già un «idem sentire frutto di condivisione, non di imposizione». E il leader? Frattini è netto: «Ce n’è sempre uno alla volta, non due, e dal ’94 Berlusconi è l’unico su cui tutti si ritrovano». E allora Fini? Frattini lascia che sia Berlusconi a spiegare: «Gianfranco – dice il premier – è circondato dalla stima di tutti. Ora ricopre un ruolo istituzionale e sul dopo deciderà lui cosa fare». Insomma nessuna tensione, nessun 'braccio di ferro'. Berlusconi non vede «nessun pericolo» nei rapporti con Fini e Bossi e lasciando Bruxelles rilancia l’idea di un Pdl e di un centrodestra assolutamente unito. «Sono 15 anni che faccio da centro del centro-destra», ha ricordato il premier, «e non ci sono mai state crisi, i rapporti con i leader degli altri partiti sono rafforzati, non c’è mai stata una situazione che sia andata al di là della normale dialettica... Con Bossi e Fini non ho avuto non dico scontri, ma normali distanze o altro... Ci possono essere posizioni diverse, ma dentro un accordo sui principi e i valori più importanti». Parole per distendere il clima e per preparare il congresso che lo incoronerà alla guida del nuovo partito.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: