martedì 7 maggio 2019
«Amo mio padre ma non lo stimo. Dobbiamo dissociarci dalla camorra». Così, Antonio Piccirillo, figlio del boss Rosario, megafono in mano, ha parlato domenica in pubblico a Napoli
«Amo mio padre, ma non lo stimo». Così Antonio Piccirillo ha rotto con i clan
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«Amo mio padre ma non lo stimo. Dobbiamo dissociarci dalla camorra». Così, Antonio Piccirillo, figlio del boss Rosario, megafono in mano, ha parlato domenica in pubblico a Napoli. «Mi fa schifo quella subcultura – ha spiegato, senza timore di metterci la faccia –. La camorra è da buttare e schiacciare, anche se mio padre è stato uno di loro. E ora è in carcere, da anni».

«Io gli voglio bene – insiste il giovane che ha deciso di rompere il sodalizio familiare con le cosche malavitose – ma non sarà mai un amore totale. Lui lo sa. Ha capito. Dice, anzi, che solo questa mia svolta ha dato un senso alla sua vita buttata ». Poi, spiega perché è sceso in piazza. «Perché non voglio che altri facciano questa fine, non voglio più che altri si rovinino». «Io mio padre l’ho visto da tanto tempo con gli occhi spenti, con la morte dentro. E manco i soldi per andarlo a trovare, mi ha lasciato. Si chiamano tutti boss, ma alcuni si arricchiscono e comunque fanno una vita schifosa, mentre altri i soldi li bruciano per avvocati, latitanze e problemi vari».

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