venerdì 1 novembre 2019
Claudio Vercelli legge con «molta preoccupazione» l'astensione del centro-destra sulla Commissione proposta dalla senatrice Segre contro il razzismo e l'istigazione all'odio
Lo storico: «L'ambiguità di chi alimenta continuamente paure e conflitti»
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«Ciò che è successo in Senato é grave e va al di là del fatto in sé. Siamo di fronte a un calcolo sottile e molto preciso di forze politiche che si stanno radicalizzando attorno a tematiche come la sicurezza e l’immigrazione e che colgono come un’opportunità per alimentare il consenso, le difficoltà che il Paese sta attraversando». Lo storico Claudio Vercelli, esperto dei regimi totalitari e autore di Neofascismi, una sorta di viaggio nella destra radicale, passa ai raggi X l’astensione del centro-destra sulla Commissione Segre (per contrastare i fenomeni dell'intolleranza, del razzismo, dell'antisemitismo, dell'istigazione all'odio e alla violenza), trovandovi elementi di «grande preoccupazione».

Che cosa è successo in Senato?

Si è rivelata, molto chiaramente, la propensione di determinate forze politiche a riservarsi uno spazio di operatività presso interlocutori dichiaratamente antisistema. Un’ambiguità rivelatrice dell’indisponibilità verso leggi che possano restringere gli spazi di manovra di quello che ritengono comunque un loro bacino elettorale. Insomma: il problema non è di oggi, ma di domani.

Come si conciliano queste posizioni con la nostra Costituzione?

Le forze politiche di cui stiamo parlando hanno una visione post-costituzionale: non “contro” ma “oltre” la Costituzione. Per loro, la Costituzione antifascista non è più un orizzonte irrinunciabile. Ciò non significa che in Italia potrebbe tornare il fascismo, ma che è comunque in atto un tentativo di governare la maggioranza in maniera autoritaria.

Attraverso quali strumenti?

Alimentando continuamente spazi di conflittualità e additando determinate minoranze (per esempio, i migranti) come il pericolo contro il quale difendersi e allineando su questo obiettivo la maggioranza dei cittadini.

Come si esce da questo cortocircuito?

Attivando una vera democrazia sociale, basata sulla coesione e non sul conflitto permanente. Una democrazia capace di ridare un’idea di futuro alla comunità e di dare risposte all’insicurezza percepita dalla gente. Alimentata ad arte dagli imprenditori politici del razzismo.

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