mercoledì 20 dicembre 2017
Droni e volontari per setacciare i sentieri nei boschi del Sulcis: sequestrate 930 trappole. I bracconieri fanno strage di tordi e merli. Cento euro ogni otto uccelli per cucinare le "grive"
In una settimana sono state 930 le trappole sequestrate

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Non tutte le tradizioni natalizie meritano di essere tramandate. Come le grive, ad esempio, un piatto tipico che in Sardegna alimenta un traffico di tordi e merli cacciati illegalmente con trappole che uccidono indiscriminatamente migliaia di animali, anche di altre specie. Una caccia - vietata fin dal 1975 - praticata per alimentare sottobanco un fiorente mercato nero: ristoranti e privati pagano anche 100 euro per una taccula, un mazzo di otto uccelletti spennati e tenuti insieme da un rametto di mirto. Cacciati ora, quando sono più carnosi, finiscono per imbandire le tavolate natalizie. I volontari della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) da anni combattono questi bracconieri.


Il campo antibracconaggio si è concluso quest'anno con il sequestro di 930 trappole disposte a terra e sui rami, oltre a lacci usati per strangolare nei sentieri volpi e rari gatti selvatici, che potrebbero mangiare gli uccelli catturati, prima dell'arrivo dei bracconieri. A rischio è anche cervo sardo, ucciso con i cappi solo per farne trofei da caminetto. Tutte le attrezzature sono state consegnate al Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna. Il campo quest'anno si è avvalso, oltre che dell'opera dei volontari, dell'uso di droni in volo per individuare le reti collocate nei boschi in occasione della migrazione. Trappole che provocano stragi di tordi, merli, ma anche pettirossi e altri uccelli uccisi del tutto inutilmente.

Il Sulcis, una delle aree più "calde" per la caccia illegale in Italia, è stata setacciata dai volontari che hanno percorso a piedi per chilometri i "sentieri della morte", dove i bracconieri posizionano le micidiali trappole. Un'ulteriore azione di contrasto al bracconaggio, in particolare quello rivolto alla cattura illegale di ungulati, è stata portata avanti dai volontari Lipu con l'oasi Wwf di Monte Arcosu. Reti per uccellagione sono state cercate, fortunatamente senza esito, anche nella zona del Sarrabus.

«A causa, con tutta probabilità, della grave siccità di quest'anno - dichiara Gigliola Magliocco, coordinatrice del campo antibracconaggio della Lipu - la macchia mediterranea ha prodotto pochissimi frutti come lentisco, mirto e corbezzolo. Per questo gli uccelli non si sono avvicinati. Nonostante ciò abbiamo disattivato numerosi sentieri attrezzati di trappole per uccelli, in attesa di essere attivati dai bracconieri non appena si rimetterà in moto la migrazione, e smontato diverse trappole per la cattura di ungulati».

Nuove strategie per aumentare l'efficacia delle azioni antibracconaggio delle forze dell'Ordine sono arrivate grazie a un seminario sull'impatto del bracconaggio sugli uccelli migratori, organizzato a inizio dicembre dalla Lipu in collaborazione con il Corpo forestale di vigilanza ambientale della Regione Sardegna. Al workshop hanno partecipato anche le forze dell'Ordine, le associazioni ambientaliste e la magistratura: i procuratori hanno suggerito nuovi strumenti per comminare sanzioni più pesanti, come per esempio la possibilità di contestare ai bracconieri sardi i reati di furto venatorio (in quanto i soggetti sono sprovvisti di licenza di caccia) e di maltrattamento di animali. Tra i relatori del seminario anche l'Ispra, che presentava una relazione sugli effetti del bracconaggio a livello nazionale e globale.

«Facciamo appello a tutta la popolazione affinché non consumi le grive in occasione delle prossime festività», aggiunge il presidente della Lipu Fulvio Mamone Capria. «Il bracconaggio in questa bellissima zona della Sardegna - dichiara - è ancora una triste realtà, ma le azioni che abbiamo realizzato in questi anni per sensibilizzare ed educare in particolare le nuove generazioni, siamo certi, porteranno i frutti sperati».

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