giovedì 24 agosto 2023
A sette anni dal sisma, bilancio della ricostruzione in chiaroscuro. 11 miliardi già concessi per la ricostruzione privata, 4 per quella pubblica. Il vescovo Piccinonna: farsi comunità per risorgere
Amatrice oggi

Amatrice oggi - Struttura commssariale per il sisma

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Si potrebbe, e forse si dovrebbe, iniziare dai numeri per raccontare che cosa – dopo sette anni dal sisma che nella notte tra il 23 e il 24 agosto devastò Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) ferendo gran parte del Centro Italia – nel frattempo si è fatto per ricostruire la dorsale dell’Appennino centrale. Ma le cifre, seppur importanti, non descrivono abbastanza quegli occhi tenaci di chi ha scelto di restate tra queste montagne. Non senza difficoltà e non senza disagio.
C’è chi – soprattutto nei fine settimana, nonostante non si abbia ancora una seconda casa in cui tornare – raggiunge il proprio paese d’origine per un solo giorno. O chi, in casette di legno, ha scelto di tenere aperte attività e aziende agricole. Come Fabio Fantusi, allevatore 42enne di Santa Giusta, frazione di Amatrice, rimasto qui con sua moglie, aiutato dalla solidarietà a ricostruire azienda e area attrezzata per i turisti. O ancora chi, gettando il cuore oltre l’ostacolo, ha aiutato da volontario nelle prime ore dopo la scossa delle 3.36 e torna ogni volta che può. Come Barbara Pinto Folicaldi, capo raggruppamento Lazio del Cisom (Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta), che di quelle prime ore ricorda «il lavoro costante, impegnativo e senza tregua», ma anche la gioia di riportare a casa opere d’arte, particolarmente legate ai luoghi e agli abitanti della zona, finalmente restaurate. Questo dimostra che «ogni sforzo, grande o piccolo che sia, contribuisce a ricostruire e a mantenere viva la memoria di ciò che è stato perso».

Amatrice oggi

Amatrice oggi - Struttura commssariale per il sisma

Le gru adesso ci sono. Sono sparse qua e là nel verde. Certo non c’è ancora il pullulare di impalcature che “certifica” anche visivamente una ricostruzione che ormai ha visto un’accelerazione, con oltre 28mila richieste di contributo presentate (su circa 50mila attese) di cui 11mila hanno già avuto il via libera con un importo impiegato di 11 miliardi. Ad oggi i cantieri aperti, infatti, sono 17mila di cui quasi 9.500 conclusi. All’epoca del sisma che fece 300 vittime, nel 2016, gli sfollati furono 41mila e la stima del danno complessivo quantificata in 28 miliardi di euro. Ma, va detto, ancora 14mila nuclei familiari sono fuori dalle proprie abitazioni e usufruiscono di una forma di assistenza abitativa (casetta o contributo di autonoma sistemazione), cioè circa 30mila cittadini. Ma, anche grazie all’impianto normativo e alle ordinanze speciali per i centri storici varate negli anni scorsi, adesso la ricostruzione avanza. Nel mese di luglio, ad esempio, sono stati erogati da Cassa depositi e prestiti alle imprese che operano la ricostruzione privata oltre 131 milioni di euro, il valore più alto dall’agosto 2017. Nei primi sei mesi dell’anno, invece, i milioni stanziati sono stati 611, il 22% in più dell’anno precedente. In totale Cdp ha concesso fondi per 3,2 miliardi. Più in difficoltà, invece, la ricostruzione pubblica, dove ci sono «forti criticità», con un importo di lavori finanziati di appena 4 miliardi.
Molto è stato fatto, insomma, «ma non basta». A confermarlo il commissario per il sisma 2016 Guido Castelli, che alla vigilia dell’anniversario pensa alle vittime, «a loro e ai loro cari dobbiamo, oltre al doveroso e commosso omaggio, la preservazione del ricordo e della memoria, la ricostruzione di questi luoghi e la creazione delle condizioni che consentano all’Appennino centrale non solo di tornare alla normalità, ma di poter crescere attraverso un modello di sviluppo trainato dai principi di sicurezza e sostenibilità. È il compito che ci siamo posti attraverso la riparazione economico-sociale, l’altro pilastro che deve accompagnare la ricostruzione».
Ragionamenti e scenari che, però, si fermano nella notte, nella fiaccolata in ricordo delle vittime, guidata dal vescovo di Rieti Vito Piccinonna ad Illica, frazione di Amatrice. E nel Rosario e successiva Messa che dalle 2.30 ha riunito la popolazione marchigiana nel parco di Pescata del Tronto. A presiedere la preghiera mariana e l’Eucaristia sarà l’arcivescovo Gianpiero Palmieri (Ascoli Piceno).Oggi invece, il ricordo continuerà con una celebrazione nel campo sportivo di Amatrice alle 11, una ad Accumoli alle 17 e una alle 18.30 nell’area dei nuovi alloggi di Pescara del Tronto.

Il vescovo di Rieti Piccinonna

Il vescovo di Rieti Piccinonna - Ansa

Il vescovo di Rieti: fare comunità per essere più forti del sisma

Nessuno scoramento, affidarsi a Dio e alla sua Parola ancor più in un momento di scoramento e tristezza, fare insomma comunità, diventando una comunità più forte del terremoto. Il vescovo di Rieti Vito Piccinonna, nel suo primo anno da pastore del territorio laziale martoriato dal sisma del 2016, nel giorno in cui si ricorda il 24 agosto e le 236 vittime nel solo comune di Amatice esorta «anzitutto ad essere e a fare comunità e a tendere molto a questo. Abbiamo bisogno di essere salvati dalla solitudine e dalla dispersione, dalla tristezza e dallo sconforto che ci portiamo tutti dentro. È solo Gesù, la Speranza fatta carne, a salvarci, a farci ripartire continuamente, talvolta anche rivedendo i nostri modi, le nostre prospettive, le nostre “certezze”». Commentanto poi il Vangelo che racconta l’episodio di Bartolomeo e Filippo, il pastore sottolinea che questa pagina delle scritture «ci ricorda oggi che qualcosa di nuovo accade solo quando riusciamo a fare comunità. È questa la premessa e la forza liberante per tutto. Bartolomeo senza Filippo sarebbe rimasto al riparo, in difensiva ma comunque solo e senza la possibilità di conoscere Gesù, l’Uomo‐Dio che da Nazareth, da dove nessuno avrebbe scommesso un centesimo, veniva a portare luce a tutti coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra di morte. Di questa Luce ne sentiamo oggi più che mai profonda nostalgia e desiderio. E questa Luce si offre a ciascuno, gratuitamente ma almeno con l’impegno di desiderarla». Ecco che così la nostra vita sara benedetta solo quando, è la conlusione del vescovo Piccinonna, «ci accorgiamo degli altri e, anche in memoria dei nostri cari, con tenerezza, ci disponiamo ad accogliere, a non lasciare ai margini, a fare comunità perché solo un più grande e forte senso di comunità ci potrà aiutare ad accorgerci che, nonostante tutto, il cielo su di noi non è rimasto chiuso: sì, una comunità più forte del terremoto!». Da qui l’auspicio che «il Buon Dio doni a ciascuno, secondo le proprie responsabilità, di fare bene il bene, senza risparmiarci».

Il sindaco di Amatrice Cortellesi

Il sindaco di Amatrice Cortellesi - Ansa

Il sindaco di Amatrice: ancora anni per il ritorno alla normalità.

«Saranno necessari ancora diversi anni per cercare di riportare qui un barlume di normalità e rivedere Amatrice come una città vera». Questa la previsione del sindaco di Amatrice, Giorgio Cortellesi, a margine della messa di commemorazione delle vittime del sisma. «Il dolore è ancora vivo dentro di noi - prosegue Cortellesi - perchè qui c'è una ferita aperta che non si rimarginerà mai, quei momenti non si possono dimenticare». Il primo cittadino amatriciano ricorda poi come «al dramma che è ancora sotto gli occhi di tutti si aggiungono le grandi difficoltà di una ricostruzione che ora ha davvero bisogno di prendere definitivamente velocità. Perchè Covid, guerra e incentivi fiscali che hanno allontanato le maestranze non hanno aiutato le procedure di ricostruzione. Ad oggi ad Amatrice ci sono 570 cantieri aperti, c'è bisogno di ditte e maestranze che vogliano davvero lavorare e impegnarsi per dare vita alla vera ricostruzione di Amatrice», ha concluso.

Il ministro Musumeci: presto un nuovo ddl ricostruzione

«A sette anni dal terremoto, la ricostruzione (iniziata un anno dopo) è ancora in corso. C'è stata una accentuazione negli ultimi mesi e l'obiettivo del governo è quello di accelerare ulteriormente nelle procedure burocratiche che mal si conciliano con le esigenze di una ricostruzione celere ma sicura», dice ad Amatrice il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. «Tenere vivo il ricordo del sisma è un dovere morale verso le centinaia di vittime, ma anche uno stimolo a capire quella lezione: prevenire e ridurre la esposizione alla vulnerabilità del proprio territorio - ha concluso - È assurdo che l'Italia non abbia ancora un organico Piano nazionale per la mitigazione del rischio sismico, materia polverizzata in decine di leggi. Stiamo rimediando anche a questa lacuna ed entro poco tempo porteremo al Consiglio dei ministri un apposito ddl».

Il ministro della Protezione civile Musumeci

Il ministro della Protezione civile Musumeci - Ansa

La protesta

A sette anni esatti dal terremoto che causò ad Amatrice la morte di 237 persone, su un viadotto della Salaria che porta alla cittadina reatina è comparso all'alba uno striscione con su scritto "Meno armi più ricostruzione". «I residenti chiedono a gran voce che i lavori per la ricostruzione e le infrastrutture vengano realizzati al più presto, perché è indecente essere ancora così isolati a sette anni dal terremoto». Da 2.760 residenti prima del terremoto, infatti, ad oggi se ne contano ora nemmeno 2mila e gran parte vivono ancora nelle casette di legno.



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