venerdì 29 gennaio 2021
Nel borgo laziale epicentro del sisma del 2016 ancora più di mille famiglie vivono nelle casette. Nella regione aumentano le pratiche di riparazione danni consegnate
Amatrice, la Torre Civica dopo il terremoto

Amatrice, la Torre Civica dopo il terremoto - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

A dare speranza è la notizia, di alcuni giorni fa, che il Mibact ha finanziato il consolidamento e la ricostruzione della Torre civica di Amatrice. Il simbolo del vecchio borgo prima del sisma, che da quattro anni svetta solitario e ingabbiato in mezzo a quello che oramai è una grande spianata, è ora il segno della forza di un territorio che resiste. È stanco, piegato dai ritardi della ricostruzione e dagli ulteriori rallentamenti per la pandemia, ma resiste. Anche se bisogna fare di più. Eppur qualcosa si muove per la ricostruzione dell’alto Lazio, che insieme al vicino comune di Arquata del Tronto ha pagato il prezzo più alto – in termini di vite e di danni materiali – del sisma del 24 agosto 2016. Vuoi soprattutto perché nell’ultimo anno, grazie al completamento del quadro normativo e alle ordinanze del commissario per la Ricostruzione Giovanni Legnini, si è avuto un aumento del 66% della richiesta di contributi (nel Lazio l’aumento è stato anche maggiore soprattutto per i danni lievi che avevano come termine ultimo la consegna entro novembre scorso, dopo undici proroghe).

A scorrere infatti i dati dell’Ufficio ricostruzione del Lazio (aggiornati al 17 gennaio) le istanze totali presentate (danni gravi, lievi, attività produttive e così via) ad oggi sono 2.375 per un importo concesso di 157 milioni di euro (di cui finora sono stati erogati 88,7 milioni). E anche la buona notizia dell’arrivo di nuovo personale in questo ufficio – 18 dei 138 nuovi assunti per gli uffici ricostruzione delle quattro regioni del Centro Italia – è volta ad accelerare proprio l’approvazione delle pratiche.

Tuttavia per dire se davvero il 2021 sarà l’anno della svolta per la ricostruzione, bisognerà non solo aspettare la primavera inoltrata per veder fiorire i cantieri, ma soprattutto «incrementare e stabilizzare il personale dei Comuni maggiormente colpiti, altrimenti si rischia la paralisi, e di conseguenza il continuo spopolamento di questi territori». A lanciare l’allarme è il sindaco di Amatrice Antonio Fontanella, per cui «se si vuole che i progressi normativi si traducano in gru, bisognerà al più presto far fronte a risorse umane aggiuntive nelle amministrazioni comunali per affrontare la straordinaria mole di pratiche che sta arrivando e che continuerà ad arrivare».

Nella sola Amatrice, fa l’esempio il sindaco, ci sono 800 edifici con danni lievi (per cui le domande sono state per lo più consegnate e 50 sono in fase di istruttoria) e 3.600 edifici con danni gravi, di cui nel 2020 sono state presentate 700 'domande preliminari' «che nel corso di quest’anno si dovrebbero trasformare in progetti nella maggior parte dei casi e altre 300 sono già in fase di istruttoria ». Ad oggi infatti bastano un paio di mani per contare i palazzi tornati agibili nel borgo del reatino, e sono poco più di 500 le case ricostruite in tutta la provincia.

Numeri ma soprattutto storie di famiglie, che nella maggior parte dei casi vivono in case non proprie: ad Amatrice 1.058 famiglie nelle casette (Sae) e 205 in affitto con il contributo di autonoma sistemazione (Cas). E anche sul fronte chiese – sono un centinaio quelle danneggiate dal sisma – molto ancora c’è da fare. Fare presto è dunque la parola d’ordine adesso. «Più tempo passa infatti – ricorda ancora il primo cittadino di Amatrice – più la speranza della popolazione si riduce. E anche la fiducia nel futuro, visto il recente stop di tutto per il Covid, compreso il flusso di cultori della buona cucina che veniva ad Amatrice per aiutare le attività commerciali locali ». E che di fatto con la pandemia si è bloccato. Di nuovo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: