venerdì 16 dicembre 2011
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Orgoglio nazionale («L’aggettivo italiano vale più dello spread») e difesa della manovra («Gli italiani stanno capendo»). Ma anche l’evocazione di chi punta alla «miope difesa del cortile di casa». La giornata di Mario Monti, tra annuncio della fiducia, contestazioni dei leghisti e salita al "Colle" per rassicurare, nel faccia a faccia di 40 minuti, un Napolitano molto attento alle fibrillazioni politiche di questi giorni e preoccupato di chiudere al più presto, è punteggiata anche da frasi, battute, precisazioni. È la prima volta nella sala stampa di Palazzo Chigi nella nuova veste post-berlusconiana (fondo azzurro al posto della riproduzione di un dipinto del Tiepolo). E ci tiene a sottolineare la novità. «Sono felice di stare qui, vedete come è cambiato», dice ai giornalisti. Già, il cambiamento. Come la sua reazione soft alle nuove contestazioni leghiste: «Non spetta al governo esprimere giudizi sui comportamenti dei parlamentari».Ma certo le tensioni lo toccano. Noi, avrebbe poi spiegato in serata ad un ministro, siamo al servizio del Paese, se i partiti pensano di poter fare a meno di noi si facciano avanti e se ne assumano la responsabilità davanti agli italiani. Non è dunque un caso che ieri Monti sia sembrato molto attento soprattutto a spiegare le scelte del governo agli italiani. Il premier difende la sua manovra: ci sono «sviluppo, equità e crescita», ribadisce ancora una volta. E si rivolge direttamente agli italiani. «Come tutti non hanno simpatia per i sacrifici, ma ho l’impressione che gli italiani stiano capendo che sono necessari». Dunque, insiste, «non voglio spaventare troppo gli italiani, ma senza questa manovra l’alternativa non sarebbe la vita senza sacrifici, ma la vita con sacrifici molto più gravi». Poi assicura che non si fermerà a questo tipo di interventi. E anche su questo Napolitano ha ieri insistito. «Non siamo contenuti nei limiti del decreto – dice Monti –, ci saranno nuovi provvedimenti per la crescita, ci saranno rapidamente nuovi provvedimenti sul lavoro e ammortizzatori sociali». E poi, denuncia, «è falso dire che pagano i soliti noti». Piuttosto, assicura, «ci sono dei nuovi noti che sono invitati a pagare e lo faranno». È quella "patrimoniale di fatto" presente nella manovra, anche se «non sbandierata come in Francia» perché, sostiene ancora una volta, è «impossibile avere quello strumento» nell’attuale ordinamento. L’occasione è anche per togliersi un sassolino dalla scarpa rivelando che «non tutte le forze politiche» che lo appoggiano «erano mosse da particolare entusiasmo verso l’imposta patrimoniale» di fatto. Anche se poi con realismo aggiunge che «siamo nati in una condizione gravosa di autonomia ed indipendenza rispetto ai partiti ma da loro dipendiamo per la approvazione dei provvedimenti».Non manca un’indiretta stoccatina ai sindacati. «Si è molto discusso in questi giorni, ed è normale, sull’equità tra redditi alti e bassi, tra lavoratori e pensionati, tra tassazione del reddito e del patrimonio, ma equità è anche quella tra le generazioni, e la riforma delle pensioni va in questa direzione».E ancora agli italiani sembra rivolgersi quando, durante la Conferenza con gli ambasciatori, spiega che «la molla del rilancio è anche un sobrio e sano orgoglio nazionale», allontanando «la tentazione di pensare che coincida con gli interessi del proprio cortile». Con la manovra, insiste Monti, il Paese ha rilanciato «il suo standing internazionale e la simpatia di cui gode all’estero», sottolineando la «presa di coscienza» che «con modestia e orgoglio siamo tutti impegnati a dare al Paese, in tempi brevi, un rinnovato senso di dignità e modesta fierezza di essere italiani». Sapendo bene, però, di non poter «prescindere dall’agenda globale». E che «sarebbe paradossale che l’euro diventasse fattore di conflitto invece che di integrazione: l’integrazione non si trasformi in disintegrazione».
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