martedì 23 novembre 2010
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Sempre più rifiuti sopra Napoli, tragica protagonista di una crisi - di spazzatura e di politica - apparentemente senza soluzione. Lungo le strade della città 3.600 tonnellate di immondizia non raccolta, quelle degli ultimi giorni. Nel centro storico, come nei quartieri Posillipo e Chiaia, la scena non cambia: cumuli enormi dovunque. In molte zone della provincia vesuviana e flegrea le montagne di immondizia crescono minacciose ed incontrollabili. Gli Stir di Giugliano e di Tufino sono saturi, praticamente al collasso. Per Napoli c’è solo la discarica di Chiaiano, che può accogliere solo 700 tonnellate di rifiuti al giorno, la metà della produzione cittadina. Centrale, a questo punto, la possibilità di sversare in altre discariche della Campania o d’Italia.Sulla grave situazione del capoluogo è intervenuto in serata l’arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe, che, inaugurando i “Dialoghi con la città”, ha detto: «Le emergenze sono l’unica cosa che a Napoli non mancano mai, Napoli sembra vivere di emergenze. È scandalosamente attuale il rinnovarsi dell’emergenza dei rifiuti, che incombe come una “maledizione” sul nostro territorio». Un monito, che vale per la società civile, la politica e la stessa comunità ecclesiale perchè «spesso non si è capaci di raccogliere la sfida o si tenta timidamente d’impegnarsi, fino a quando il problema non viene dimenticato o rimosso».«È sufficiente affrontare queste emergenze soltanto dal punto di vista tecnico-amministrativo – si è chiesto il cardinale – oppure è necessario raccogliere la sfida per andare “oltre”, alla radice?». Intanto, ieri è intervenuto l’assessore all’Igiene urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli: «Non ci sono arrivate comunicazioni per nuovi siti di conferimento e al tavolo tecnico regionale di mercoledì rischiamo di arrivarci morti. Stiamo cercando di organizzarci per risolvere le situazioni più a rischio – ha aggiunto – ma siamo in grossa difficoltà, avendo i mezzi pieni». Impossibile assicurare la raccolta dei rifiuti almeno nei pressi delle scuole e nella zona ospedaliera. Nei vicoli dei Quartieri Spagnoli i rifiuti occupano metri e metri di strada, davanti agli ingressi delle scuole e dei palazzi. Le mamme lanciano un avvertimento chiaro: «O si leva dalle strade la spazzatura o non manderemo i nostri figli a scuola». I dirigenti scolastici allargano le braccia: non possono decidere di chiudere gli istituti, incorrerebbero in una denuncia per interruzione di pubblico servizio.«La città non è sporca ma sporchissima, sono molto preoccupata», riflette il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo che non esclude l’utilizzazione dei siti militari dimessi e delle cave cittadine. «Non so se dal punto di vista tecnico la questione delle cave sia fattibile – spiega – ho comunque dato mandato di prendere gli studi di quando ero Commissario al Sottosuolo, per vedere se c’è qualcosa che può essere utilizzato tenendo sempre presente che tutto è subordinato all’autorizzazione della Provincia e della Regione. Non ci possiamo più permettere il lusso di trascurare nulla – conclude –. È assurdo anche l’atteggiamento delle altre Regioni, dimostrano poco senso civico e delle istituzioni: non aiutare a ripulire una provincia danneggia i cittadini e non le istituzioni. Non sanno cosa sia la solidarietà alla base della nostra carta costituzionale».Sul pericolo igienico-sanitario dell’attuale emergenza, «che può trasformarsi in un serio rischio per la salute», lanciano l’allarme Maria Triassi, del Dipartimento di Igiene della Federico II, e Andrea Simonetti, entrambi membri della Società italiana di Igiene. «Serve un intervento immediato – affermano – perché Napoli versa in una condizione grave a causa dei rifiuti per strada che rappresentano un grande disagio per i cittadini». I rischi connessi all’emergenza sono legati «alla presenza di randagi, ratti, blatte e insetti. Questi ultimi – sottolineano – sono vettori di malattie infettive gastro-intestinali». Mercoledì è in programma una riunione al Consiglio dell’Ordine dei medici di Napoli per mettere a punto un piano che affronti l’emergenza e tuteli la salute pubblica dei cittadini.
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