mercoledì 27 ottobre 2010
Il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Carlo Vizzini (Pdl) ha riaperto i termini per gli emendamenti e rinviato la discussione alla prossima settimana. Caduto l'ostacolo della reiterabilità, Fli e Udc pronti a votarlo con alcune modifiche.
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Lodo Alfano, in Commissione si tratta. Caduta o quasi la questione della reiterabilità dello scudo, definita inaccettabile da Gianfranco Fini e dai suoi, il provvedimento potrebbe finire sul binario giusto e viaggiare verso la prima approvazione. Salvo poi, come sembra ormai scontato, dover passare sotto le forche caudine del referendum. Ieri alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, che sta appunto discutendo dello scudo giudiziario per capo dello Stato e presidente del Consiglio sono successe due cose: il presidente Carlo Vizzini ha riaperto i termini per la presenta-zione degli emendamenti, fino a giovedì. E prorogato di una setti-mana la discussione: «Il tempo, ha detto, di fare una buona legge, ed esaminare gli emendamenti». Tra questi dovrebbero esserci quelli di maggioranza (ma anche dell’Udc) per venire incontro alle osservazioni critiche di Napolitano, nel punto in cui il progetto di Lodo limitava l’indipendenza del presidente della Repubblica; e quelli di Fli, miranti a impedire che il Lodo –  che sospende i processi, ma non li annulla – possa proteggere la carica istituzionale più di una volta. Il secondo fatto è che la Commissione stessa ha bocciato la proposta del Pd di sospendere (e di accantonare) il provvedimento. I due segnali indicano, insomma, che una certa direzione di marcia c’è, specie dopo l’apertura del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che si è detto nei giorni scorsi disponibile a rinunciare alla reiterabilità: disponibilità molto apprezzata dagli uomini di Gianfranco Fini, con Giulia Bongiorno che l’ha definita «estremamente positiva». Gli schieramenti in campo sembrano essere questi: favorevoli al Lodo, con le correzioni sul capo dello Stato e per introdurre la non reiterabilità, le forze di maggioranza (Pdl, Lega e Fli) e a certe condizioni anche l’Udc. Fortemente contrari al provvedimento Pd e Idv. Denis Verdini, uno dei triumviri del Pdl, insiste: «È necessario stabilire che ci sia un momento di fermo dell’attività giudiziaria nei confronti delle massima cariche istituzionali; poi si riprende quando l’incarico è finito». Italo Bocchino, capogruppo di Fli alla Camera, precisa: «Pronti a votare il Lodo, purché non ci sia la reiterabilità». Stessa musica dal leader Udc Pier Ferdinando Casini: «Se si vuole contribuire a rendere più sereno il rapporto giudici-politici, il Lodo può essere una soluzione, il male minore. Ma non si può tirare troppo la corda, la reiterabilità è inaccettabile». Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani è invece «allucinante che non ci si concentri sui problemi del Paese, come quello dei giovani disoccupati, e si perda tempo su una legge aberrante che non andrà da nessuna parte». Bocciatura senza appello anche da Felice Belisario, presidente dei senatori Idv: « La maggioranza sta cercando non di migliorare le cose per tutti i cittadini italiani, ma solo di trovare scappatoie per salvare cricca e casta e per restare attaccati alla poltrona».
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