mercoledì 16 febbraio 2011
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È lui il punto in cui si raccordano le strategie politiche, giudiziarie e parlamentari del centrodestra sul caso-Ruby. Angelino Alfano, due ore dopo la notizia del giorno, subito sottolinea che il gip di Milano «evidentemente» non ha tenuto conto del voto con cui la Camera ha respinto, lo scorso 3 febbraio, la richiesta di perquisire l’ufficio di Giuseppe Spinelli, il presunto "cassiere" delle ragazze di Arcore, indicando come competente il tribunale dei ministri. «Ma è un tema – sottolinea il ministro della Giustizia – che attiene all’autonomia, la sovranità e l’indipendenza del Parlamento, io non posso interferire». Nel senso che possono essere solo i deputati Pdl a sollevare il tema, a denunciare il conflitto tra il voto dell’Aula e la decisione del gip. Ma siccome è una via non facile (la maggioranza è sotto nel decisivo ufficio di presidenza di Montecitorio), restano in piedi altre due ipotesi: che siano il governo o direttamente il collegio difensivo del premier a sollevare il conflitto di attribuzione. Alla fine, dice Frattini, decideranno i legali del premier. Lo pensa anche Maurizio Paniz, il capogruppo Pdl nella Giunta per le autorizzazioni a procedere, che tuttavia tende anche a sminuire il ruolo nella questione dell’ostile ufficio di presidenza: «Non può intaccare una prerogativa dell’Assemblea». D’altra parte, sono in corso trattative e pressioni perché tutti gli organismi parlamentari - presidenza compresa - siano riequilibrate alla luce del neonato gruppo dei responsabili. Sul versante politico la rotta è più chiara. Per il Guardasigilli il premier non si dimette perché «esiste la presunzione d’innocenza», inoltre Berlusconi «ha un forte mandato popolare», confermato nelle ultime tornate elettorali e nei recenti voti in Aula. È il famoso 8-0 sulle opposizioni, al quale si aggrappano con veemenza la Gelmini («è in corso un attacco alla sovranità popolare») e Rotondi («intervenga Napolitano»). Le opposizioni reagiscono duramente alle uscite del Guardasigilli: «Alfano è eversivo – dice l’Idv –, serve il suo capo e non il Paese». Mentre il Pd mette in discussione la tesi di via Arenula: il 3 febbraio, a Montecitorio, ci fu un «voto illegittimo», perché la maggioranza volle sostenere «la tesi risibile» per la quale Berlusconi avrebbe chiamato in questura e fatto liberare Ruby per sventare una crisi internazionale con l’Egitto di Mubarak. C’è infine il capitolo processo-breve: la maggioranza spinge e lavora sul testo per renderlo digeribile, ma la presidente della commissione Giustizia, la finiana Giulia Bongiorno, frena e ammette nuove audizioni, rispondendo picche alla richiesta di fissare un termine per gli emendamenti: «Lo farò appena il ddl sarà calendarizzato in Aula». 
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