sabato 22 giugno 2013
Il vicepremier lancia un ultimatum a Letta: «No all'aumento della pressione fiscale, detassare le assunzioni. Se il governo non realizza il programma non va avanti». Secca la replica del ministro dell'Attuazione del programma. «Basta con i diktat».
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A far salire la tensione all'interno dell'esecutivo sono le questioni economiche. La dimostrazione arriva dallo scontro a distanza tra Dario Franceschini e Angelino Alfano. Pdl e Pd si pungolano a colpi di diktat in vista del Consiglio dei ministri di mercoledì che avrà all'ordine del giorno il "nodo" dell'aumento dell'Iva. I tecnici del Tesoro sono al lavoro da tempo per trovare una soluzione che consenta di dare il via libera all'operazione. Tra le ipotesi ci sarebbe anche quella dell'aumento delle accise: un elemento che fa salire ulteriormente il livello dello scontro.Il no all'aumento della pressione fiscale, Iva innanzitutto, rappresenta uno dei cavalli di battaglia del Pdl, e su cui Silvio Berlusconi si è speso in prima persona, ecco perchè dopo il pranzo a quattr'occhi con Enrico Letta, Alfano a lancia, formalmente, un ultimatum: "Se il governo non realizza il programma non va avanti", avverte il vicepremier ricordando come la linea del Pdl sia proprio quella di "evitare l'aumento della tassazione".Una presa di posizione a cui però replicano in maniera altrettanto netta Stefano Fassina e Dario Franceschini. "Nessuno vuole aumentare le tasse", precisa il vice ministro all'Economia che poi chiede in maniera sarcastica al segretario del Pdl perchè, essendo vice premier, "non contribuisca a trovare le soluzioni. Oppure - domanda ancora - cerca di scaricare sul piano programmatico del governo le tensioni accumulate da Silvio Berlusconi sul versante giudiziario?". Il Cavaliere è il convitato di pietra nel botta e risposta che per tutto il giorno tiene banco tra i due maggiori partiti che sostengono il governo. Che la situazione non sarebbe stata facile, soprattutto dopo la sentenza della Consulta che ha rigettato il legittimo impedimento chiesto dall'ex capo del governo per il processo Mediaset, ne è consapevole Enrico Letta. Il presidente del Consiglio evita commenti ufficiali anche se il ragionamento fatto con i suoi fedelissimi mette in evidenza come il premier non intenda cambiare strategia: l'intenzione del governo è di lavorare per dare risposte concrete - è in sintesi il suo pensiero - sappiamo che ci aspettano al varco ma il quadro non è cambiato rispetto ai giorni precedenti. Alla luce dei fatti, il percorso è tutt'altro che in discesa, anche in considerazione del fatto che prima del Consiglio dei ministri di mercoledì, i riflettori saranno puntati sul tribunale di Milano. Lunedì è infatti attesa la sentenza in primo grado del processo Ruby che vede come imputato Berlusconi. Il Cavaliere continua a ripetere che il governo non subirà contraccolpi a causa delle sue vicende giudiziarie, ma la pazienza inizia a scarseggiare e questo spiega il pressing per l'approvazione di provvedimenti economici come lo stop all'aumento dell'Iva e la minaccia di non votare il decreto Fare se dovesse contenere, come sembra, l'aumento dell'accise sulla benzina.Che la tensione sia destinata a salire lo dimostra infine la dura presa di posizione di Dario Franceschini, ministro dell'Attuazione del programma, contro il vice premier reo di "lanciare diktat contro se stesso. Ogni giorno - osserva - ci sono esponenti politici di maggioranza che minacciano la caduta dell'esecutivo. Adesso siamo arrivati alla perfezione di 'diktat' al governo pronunciati da esponenti che del governo fanno parte".

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