giovedì 24 novembre 2016
Già 16 le diocesi impegnate nel progetto. Coinvolte un milione e 400mila persone
Aids, Caritas in campo per fare più informazione tra le comunità cristiane
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Cresce la conoscenza dell’Hiv e dell’Aids, diminuisce o resta invariato l’indice di discriminazione dei malati nei vari ambiti della vita quotidiana. Si possono sintetizzare così i risultati del lavoro svolto da Caritas Italiana con il progetto nazionale Hiv-Aids, iniziato nel novembre del 2014. Non un programma di assistenza sanitaria, piuttosto un’iniziativa per sensibilizzare, informare e formare alla conoscenza della sindrome e all’inclusione sociale dei malati le comunità cristiane.

Un esempio di quella “fantasia della misericordia” invocata da papa Francesco e ricordata ieri da monsignor Francesco Soddu, presidente di Caritas Italiana, in occasione della presentazione degli esiti del progetto. La Caritas ha riunito sedici sezioni per lavorare su tre obiettivi distinti. Alla sensibilizzazione e all’aumento dell’attenzione generale al fenomeno sono stati dedicati 71 incontri e 32 eventi. L’iniziativa ha raggiunto oltre un milione e 400mila persone (la metà dei quali adolescenti o giovani), utilizzando diversi canali: quotidiani locali, tv, radio, flash mob, mostre, spettacoli teatrali , concorsi fotografici.

Altre 38 iniziative sono state destinate all’informazione. La formazione infine, destinata ad accrescere autonomia e competenza dei soli professionisti, ha riguardato 55 incontri. Il sistema di rilevazione utilizzato è quello dei questionari pre e post evento, oltre a un’indagine sul gradimento delle varie iniziative. I partecipanti hanno risposto a domande su molti aspetti della malattia: dalle modalità di trasmissione all’aspettativa di vita di chi ha contratto l’Hiv, dalla prevenzione alle possibilità di cura attuali. Su una scala di valutazione costruita su 10 quesiti, l’indice di competenza medio, già abbastanza alto, è salito da 8,2 a 9,2. Per quanto riguarda la discriminazione, diversi dei parametri risultano invariati: la percezione dell’Aids come una sindrome grave, il rispetto dovuto a chi ne è affetto e la possibilità di essere a rischio di trasmissione.

Altri invece, come la capacità di accettare che un sieropositivo possa lavorare con dei bambini, migliorano sensibilmente. Il nodo centrale resta proprio la comunicazione sulla malattia: di Hiv si parla poco, spesso in maniera non corretta e soltanto in occasione della giornata mondiale dell’Aids (il primo dicembre), «il resto dell’anno – per citare Cinzia Neglia dell’ufficio Promozione umana della Caritas – sembra che non esista più».

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