L’Agcom decide a maggioranza pesanti multe ai tg, per le interviste di venerdì scorso di Silvio Berlusconi, definite "a reti unificate" dai suoi critici. Ma la decisione non ferma le polemiche, perché Mediaset reagisce duramente e nella stessa Authority esplode la contestazione, tanto da provocare una controreplica del presidente Corrado Calabrò. La commissione servizi e prodotti ha preso la sua determinazione a maggioranza, con il voto contrario del commissario Antonio Martusciello, di comminare a Tg1 e Tg4 la sanzione massima prevista dalla legge e pari a 258 mila e 230 euro in quanto recidivi mentre per Tg2, Tg5 e Studio Aperto la multa ammonta a 100 mila euro ciascuno. L’Authority aveva chiesto già sabato scorso «chiarimenti urgenti alle emittenti interessate». «Considerate le osservazioni pervenute da Rai e Mediaset, la Commissione – informa un comunicato – ha ritenuto che le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti» di Agcom e commissione di Vigilanza. Quindi la decisione di sanzionare i 5 tg per circa 816mila euro complessivi. «L’Autorità - continua il comunicato - ribadisce che vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale con i ballottaggi». Immediata la reazione di Mediaset che si dichiara «allibita» per le sanzioni, contro le quali ricorrerà immediatamente al Tar. «Con questa decisione l’Authority – sostiene un comunicato del gruppo – impedisce di fatto alle televisioni di fare il proprio mestiere di informazione», diventa «parte anziché arbitro». «Un precedente che vulnera la certezza del diritto e il principio di legalità», affermano addirittura 4 commissari dissenzienti dell’Agcom, Antonio Martusciello, Stefano Mannoni, Roberto Napoli, Enzo Savarese, secondo i quali nel periodo elettorale «gli equilibri» tra le forze politiche «devono essere garantiti su base settimanale». Quindi l’exploit televisivo del premier non è una «violazione». Peraltro l’Authority manifesterebbe uno zelo «a senso unico», una decisione alla quale non sarebbero «estranee le continue pressioni esercitate ossessivamente da vari esponenti della sinistra». «Valutazione strettamente giuridica e nessuna valutazione politica», ribatte in serata Calabrò, sottolineando che «la commissione ha fatto una valutazione tecnica e giuridica della situazione: la violazione c’è e le sanzioni ne sono la naturale conseguenza».Ma intanto il direttore del tg1 Augusto Minzolini si dice «esterrefatto», perché è multata «un’intervista al premier che non parlava dal giorno delle elezioni». «Questa mancanza di rispetto per l’autonomia dei direttori è gravissima», reagisce il "top" del tg4 Emilio Fede. «Paradossale», concorda dal tg5 Clemente Mimun. «Provvedimento surreale», rincara Giovanni Toti capo di "Studio aperto". Ma la bagarre non finisce qui. C’è anche il problema delle tasche dalle quali usciranno i bigliettoni per pagare le multe. «Ho chiesto al presidente che nel prossimo Cda si deve porre il tema della responsabilità personale di chi ha sbagliato», interviene Nino Rizzo Nervo, membro piddi del consiglio di amministrazione della Rai, ribadendo la tesi che a tirar fuori i soldi devono essere Minzolini e Mario De Scalzi. «La Rai dovrà rivalersi sui direttori», concorda il segretario Usigrai, Carlo Verna. Tra l’altro trapela la notizia che il presidente di Viale Mazzini, Paolo Garimberti, avrebbe messo nell’ordine del giorno del cda di domani anche le sanzioni. Intanto Antonio Di Pietro annuncia un esposto alla Corte dei Conti per "danno erariale". E più realisticamente il coordinatore della segreteria del Pd, Maurizio Migliavacca, parla di una "tassa Minzolini" «che gli italiani ora saranno costretti in qualità di abbonati a pagare».