mercoledì 23 marzo 2022
Giornalista di Palermo, «sognatore per vocazione», partecipò attivamente alla vita della Chiesa palermitana e siciliana
Nino Barraco

Nino Barraco - Screenshot

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Nino Barraco è stato un profeta della parola. Per 70 anni voce e anima della Chiesa e della società siciliana con la sua spiccata caratteristica di poeta e mistico della cronaca, si è spento ieri all’età di 92 anni. Difficile elencare i suoi dati biografici senza dare conto dell’ineludibile tensione morale e spirituale dei suoi scritti e della sua testimonianza.

Originario di Lercara Friddi, aveva studiato da salesiani a Palermo e dopo la laurea in Giurisprudenza era diventato funzionario presso l’Assemblea regionale siciliana fino alle dimissioni volontarie perché la progressione economica, diceva, metteva a rischio la sua scelta di vita.

Padre di 4 figli, giornalista dal 1953 è stato direttore di diverse riviste a partire da "Voce Cattolica", presidente regionale dei giornalisti cattolici e docente alla scuola di giornalismo dell’Università di Palermo. Al suo attivo un centinaio di pubblicazioni, l’ultima di un anno fa: "Parole dalla pandemia". Igino Giordani, deputato della Costituente, nel 1964 definì Barraco un rivoluzionario, un laico anticipatore del risveglio che il Concilio Vaticano II stava operando e lo scrittore Leonardo Sciascia «un uomo di pace».

Nel 1976 il cardinale Salvatore Pappalardo gli affidò le conclusioni del primo convegno ecclesiale del suo episcopato, espressione di una collaborazione nel cuore della Chiesa palermitana, in anni in cui è stata fucina e avamposto di teologia, storia e pastorale.

Con Nino Barraco il contributo del giornalismo entrò nella segreteria della Conferenza episcopale siciliana. La sua penna lucida e poetica ha dato voce agli snodi più difficili ed entusiasmanti della Chiesa siciliana, a generazioni di vescovi, religiosi e laici, dal Concilio fino al martirio di don Pino Puglisi da lui definito «profeta disarmato, e oltre».

«Non vogliamo stare a fare la guardia di una città cui sottostanno meccanismi di profitti e trame mafiose», scriveva nel 1976 e nel 1998 rileggeva «la contradditorietà della Sicilia, il suo fatalismo» con la «speranza di una Notizia» che spieghi la «nostra storia di dominati» ed esprima la «presenza di Dio scritto nel dna dei siciliani». «Che la Chiesa liberi il Vangelo» ammoniva.

I funerali si terranno questa mattina nella Chiesa Regina Pacis a Palermo alle 9 e saranno presieduti dall’arcivescovo Corrado Lorefice. Messaggi di cordoglio sono giunti dall’Ufficio comunicazioni diocesano di Palermo e dal presidente regionale dell’Ucsi, Domenico Interdonato, che lo ricorda come «maestro di giornalismo e uomo del dialogo».

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