venerdì 23 agosto 2019
L’edificio doveva essere riconsegnato già nel 2017, ma a causa dei ritardi è stato inaugurato appena due mesi fa: «Quando ormai tutti i bambini se ne erano andati altrove» spiega la sindaca
Ad Accumoli la beffa della scuola nuova. Che non ha alunni (Video)
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Procedura d’urgenza e consegna prevista per il 2017, ma è arrivata due anni dopo, un mese fa. Ancora neppure è stata ufficialmente inaugurata. Solo che è tardi, i ventidue bambini di Accumoli ad Accumoli non ci sono più. Sono andati via con le loro famiglie, hanno frequentato soprattutto le scuole di San Benedetto del Tronto e qualcuno quelle di Rieti e L’Aquila. C’era, qui, fino al 2016, una sezione di scuola per l’infanzia e c’erano due pluriclasse di scuola primaria. «Abbiamo chiamato i genitori perché riportassero i loro figli – spiega la sindaca, Franca D’Angeli –, che dovrebbero essere iscritti qui, però ci hanno detto tutti di no, perché ormai inseriti in altri istituti». È amareggiata, «non ce l’hanno consegnata quando avrebbero dovuto», ripete. Fra l’altro è una bella scuola, anzi «bellissima», come dice la sindaca. Scontato chiederle adesso cosa ci faranno, visto che i piccoli non ci sono. «Ci sono dei progetti e due cose non le permetterò – risponde D’Angeli –, che quell’edificio finisca nell’abbandono e che sia usato per altre cose, per me deve restare un luogo di formazione».

Guarda il video «Tre anni come tre attimi», di Pino Ciociola:

Quindi? «Pensavamo a un istituto professionale, qualcosa che comunque sia a servizio delle esigenze del territorio. Qualcosa che possa evitare ai nostri giovani, rimasti pochi, di doversene andare». Tutto è ancora da decidere, c’è infatti anche un’altra idea, «un abbozzo di progetto con un’università austriaca, ma ancora da valutare, vedremo». È molto amareggiata, scuote la testa. «Certo è che un paese senza scuola ha problemi e ne avrà», dice, ancora. Accumoli dopo il terremoto seppellì undici persone, tre erano bambini. Una famiglia fu completamente spazzata via, con due figli di otto mesi e otto anni. La sindaca faceva l’insegnante e «al più grande qualche volta avevo insegnato – dice – per cui lei capirà quanto sia terribile il mio ricordo di quella fatidica notte, quanto il dolore non sia cancellabile, né passi». Continua.

«Ogni volta che vengo qui sopra (nella zona rossa, ndr), per me è quella notte. È rivivere i momenti bellissimi della vita prima e poi la tragedia del dopo». Non deve ricordare, tutto è ancora nitido, le viene d’istinto, le vien fuori d’un fiato. «Il momento del terremoto, uscire scappando di casa, contarci, perché siamo arrivati in piazza San Francesco e ci siamo contati, poi sapere che qualcuno non aveva risposto. Ecco, per me questo momento è quel momento ». E se la sindaca D’Angeli avesse una bacchetta magica, cosa vorrebbe ora, prima del resto? «Vorrei poter ridare un po’ di gioia agli anziani. Magari facendo vedere l’inizio, anche lento, della ricostruzione delle loro case».

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