venerdì 25 febbraio 2011
Il 12 per cento della popolazione mondiale utilizza l’85 per cento delle risorse idriche del pianeta. A Roma, nel convegno di Greenaccord, confronto aperto tra le politiche possibili per garantire un approvvigionamento equo a tutti.
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Una governance globale e condivisa, da realizzare attraverso l’attuazione di politiche integrate e flessibili tra tutti i soggetti di dare il loro contributo per risolvere le problematiche relative all’acqua. Scienza, religione, tecnica e cultura devono interagire e partecipare attivamente a questa sfida. È un coro unanime quello lanciato dai maggiori esperti internazionali sulle questioni idriche, che ieri hanno partecipato al convegno di Roma sul futuro dell’oro blu «Dammi da bere», organizzato dall’associazione Greenaccord. Lo scenario internazionale è drammatico, se si pensa che circa un miliardo della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua potabile. Un dato, quest’ultimo, dovuto allo «squilibrio idrico» esistente: il 12 per cento della popolazione mondiale utilizza infatti l’85 per cento delle risorse d’acqua del pianeta.L’Italia ha le sue colpe, visto che è al primo posto in Europa per consumo di acqua. Il problema della scarsità di questa risorsa essenziale non riguarda solo il Sud del mondo ma tocca da vicino anche noi, che in Europa siamo la nazione più ricca di sorgenti. La dicotomia tra gestione pubblica e privata è negli ultimi tempi al centro dell’attenzione nazionale, dopo l’ammissione da parte della Corte costituzionale dei due quesiti referendari che si terranno in primavera sull’abrogazione di gran parte della recente legge sull’affidamento ai privati della gestione dei servizi pubblici locali, tra i quali quello idrico. Insomma meglio una gestione pubblica o privata di questa risorsa? In realtà, emerge dal convegno, la vera sfida è quella di arrivare a una gestione equa ed efficiente dell’acqua. «Non c’è dubbio che il pubblico possa garantire forniture idriche di qualità e a costi accessibili a tutta la popolazione - ha spiegato Andrea Masullo, direttore scientifico dell’associazione Greenaccord -  Il privato invece, che  punta al massimo profitto, spingerebbe verso usi non alimentari per far pagare prezzi più alti. Ma non si può escludere di affidare ai privati alcune attività tecniche».I cambiamenti climatici sono un altro aspetto fondamentale legato all’acqua e che riguarda da vicino anche l’Italia. Le proiezioni degli scenari climatici nel Mediterraneo, infatti, danno «una possibile riduzione delle precipitazioni invernali che va dal 10 al 20 per cento nei prossimi 50 anni». L’allarme è stato lanciato da Antonio Navarra, direttore del centro Euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici, che ha sottolineato inoltre come questa zona sia «particolarmente critica».Hahmi Kennou, governatore del World Water Council, ha espresso la necessità di avviare investimenti per migliorare la qualità dei controlli e per le infrastrutture. «Il diritto all’acqua - ha affermato Kennou - deve essere inserito nella legislazione di ogni Stato. I membri del G8 e del G20 devono capire che questa è una sfida da affrontare e da vincere». Secondo Amedeo Postiglione, presidente della International Court of Environmental Foundation, per giungere ad una governance dinamica servirebbero «una nuova legge mondiale in materia di acque» e «una corte internazionale dell’ambiente».
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